by Serena Domenici
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Mercoledì scorso, presso la land Plusia Ars Island, si è dibattuto di un tema spinoso, che è agli “onori” della cronaca Real Life ormai da tempo. Si è parlato di stalking all’interno del Metaverso e si è discusso sull’uso che in genere si fa di questo termine, che, spesso erroneamente, viene caricato di implicazioni puramente sessuali. In realtà lo stalking non è altro che un atteggiamento persecutorio ai danni di una persona. Una vessazione continua e persistente che in taluni casi può sfociare in minacce e violenze non solo verbali nei confronti dell’oggetto causa dell’ossessione, fino alla sua soppressione fisica. Ovviamente, nel Metaverso l’eliminazione fisica non è possibile, come non è possibile la violenza sessuale. Ma lo stalking si sviluppa in tante direzioni, come un antibiotico a largo spettro. Si tratta di un discorso molto complesso e, per quanto io sia piuttosto documentata sulla materia, non ne sono un’esperta e non ho certezze assolute in proposito, né possiedo ricette o soluzioni.
Nel corso del dibattito la presenza di uno psichiatra avrebbe probabilmente reso la discussione ancora più esaustiva. Forse sarebbe stato più corretto parlare di maldicenza, calunnia, invidia, pettegolezzo, sopraffazione. Atteggiamenti che, se portati all’estremo, assumono i connotati di una vera condotta persecutoria e, gettando la maschera, rivelano il loro vero volto: quello, truce e detestabile, della violenza. Lo stalking ha tanti fattori scatenanti, e altrettanti modi, per insinuarsi nella vita altrui. Di certo causa, in chi lo subisce, paura, ansia e prostrazione. Quella che dovrebbe essere una seconda vita rilassante e appagante, per alcuni diventa motivo di sofferenza o insofferenza. Dal dibattito sono emersi disagi personali che hanno portato a più di una considerazione. C’è chi fa spallucce e afferma di poter risolvere il problema con un MUTE, chi decide di andar via da Second Life e chi vi resta, vivendo male in un contesto che, invece, dovrebbe essere l’occasione per trascorrere in tutta serenità il proprio tempo libero.
Nonostante la buona volontà di alcuni, pensare che Second Life sia solo un teatro dove si rappresentano, di volta in volta, opere o operette, è mera illusione. Siamo troppo umani per distaccarci dalla carne e vivere e ragionare solo in termini di pixel. Io non ho mai visto un cartone animato in cui dall’inizio alla fine trionfano i buoni. Figuriamoci se ciò possa accadere in un ambiente in cui, dall’altra parte dello schermo, c’è tutto un genere umano sull’orlo di una crisi di nervi. Questo vale per ogni contesto virtuale, non solo per Second Life. Un tempo pensavo che Seconda Vita significasse libertà, ed anche espiazione da tutte quei bordelli mentali di basso profilo che fanno parte della nostra vita reale. Invece, le uniche libertà che ho riscontrato, sono state quelle sessuali e creative. Intendiamoci, validissime anche quelle, in un certo senso strutture portanti della rete sociale radicata nel Metaverso. Ma c’è anche dell’altro. Ci sono le amicizie, i rapporti sociali, le relazioni comunicative. Questo ed altro ancora, che spesso assume i connotati di una brutta copia del mondo reale. Ma … shhhh! Non bisogna dirlo, bisogna far finta che non sia così. Invece io lo penso, lo dico e lo scrivo.
Allo stesso tempo, affermo che, se siamo ancora sul Metaverso, è perché per fortuna non ci scontriamo solo con il brutto, o saremmo affetti tutti da masochismo delirante. Quindi dibatterne, parlarne, aiuta a capirsi, ed a cercare di migliorare atteggiamenti viziati in origine. Credo che la soluzione sia nell’individualità, nella capacità di ognuno di noi di andare oltre determinati schemi, e vincere i pregiudizi che portano ad isolare, solo per sentito dire, determinate persone.
Tempo fa, al mio ingresso su Second Life, fui messa in guardia verso una persona (la chiamo persona volutamente e non avatar, perché è poi entrato nella mia RL). Me ne dissero di tutti i colori a riguardo, avvertendomi finanche di starne alla larga. Per circostanze che ora non sto a raccontare, lo incrociai sul mio cammino. E siccome non sono una persona influenzabile, decisi di conoscerlo. Sono passati circa tre anni, e posso oggi affermare di aver conosciuto una delle persone/avatar più squisite del Metaverso. Un vero signore. Certo, ha i suoi difetti, chi non ne ha di noi … ma sul piano etico e civile è senza dubbio una persona correttissima. Mentre chi me ne parlava male, non sempre ha dimostrato di esserlo. Questo per dire che forse sconfiggere determinate persone consiste anche nella capacità di andare oltre. Oltre i preconcetti, la calunnia e le falsità. Convincerci che bisogna dare sempre, a chiunque, una chance di dimostrarci quello che è realmente. Per tutto il resto c’è la Polizia Postale. Più si ha visibilità, in qualsiasi contesto, e maggiori saranno gli attacchi.
L’invidia e la gelosia accecano, ma dovrebbero essere anche uno sprone per chi li subisce. In fondo, se si è invidiati, è perché si hanno quelle caratteristiche e capacità che rodono il fegato agli invidiosi. Poverini, sanno di arrivare sempre secondi, se gli va bene. E in fondo amano, a modo loro, i loro “prescelti”, li amano a tal punto che vorrebbero tanto somigliar loro. Come non è da sottovalutare anche l’altra faccia della medaglia: c’è chi si spaccia per vittima e in realtà non è tale, anzi, è peggiore dei carnefici. Questa condizione è ancor più difficile da smascherare, solo il tempo riesce a fare giustizia. Mi rendo conto che il discorso non è dei più semplici, perché c’è un sottobosco troppo vasto da affrontare; l’unica arma che abbiamo è di andare oltre, superare i nostri limiti ed evitare di fissarci. Se non ha risolto il problema Walt Disney, figuriamoci noi!
P.S.: Colgo l’occasione anche di ringraziare lo staff di Plusia Ars Island per il tema della serata.
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La calunnia è un venticello
Un’auretta assai gentile
Che insensibile sottile
Leggermente dolcemente
Incomincia a sussurrar.
Piano piano, terra terra
Sotto voce sibillando
Va scorrendo, va ronzando,
Nelle orecchie della gente
S’introduce destramente,
E le teste ed i cervelli
Fa stordire e fa gonfiar.
Dalla bocca fuori uscendo
Lo schiamazzo va crescendo:
Prende forza a poco a poco,
Scorre già di loco in loco,
Sembra il tuono, la tempesta
Che nel sen della foresta,
Va fischiando, brontolando,
E ti fa d’orror gelar.
Alla fin trabocca, e scoppia,
Si propaga si raddoppia
E produce un’esplosione
Come un colpo di cannone,
Un tremuoto, un temporale,
Un tumulto generale
Che fa l’aria rimbombar.
E il meschino calunniato
Avvilito, calpestato
Sotto il pubblico flagello
Per gran sorte va a crepar.
Rossini – Il Barbiere di Siviglia