by Eviana Robbiani
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Aura (all’anagrafe della Linden: Inter2009 Aura) è una giovane donna: ha un lavoro, una casa, amici ed un amore felice. Aura ama vestirsi con un tocco sexy e, soprattutto, adora le belle scarpe, quelle col tacco da 12. Le saltano letteralmente nella borsa, e allora le tocca comprarle, ne ha una bella collezione e, mi dice ridendo con quella sua speciale ironia che imparo subito ad apprezzare, che ha un vantaggio adesso: niente piedi doloranti e niente storte … si perché Aura è una giovane donna speciale, perché Aura cammina da seduta. Non è sempre stato così, ma qualche anno fa, dopo un brutto incidente, ha dovuto imparare a camminare da seduta. E allora una nuova casa, una nuova vita, a volte anche nuovi amici, nuove abitudini, una vita seduta con un mondo che vedi da un’altra prospettiva: tanti kiuli e poche teste, dice, e io ci vedo una evidente metafora…
La incontro un pomeriggio. E’ bella, curata, vestita con gusto, sono belle anche, e soprattutto, le sue scarpe. Mi viene incontro seduta, così definisce con molto garbo la sua condizione, perché Aura ha scelto di vivere anche la sua seconda vita da seduta.
Eviana: La prima domanda che ti voglio fare è classica: la tua biografia in Second Life. Da quanto ci sei, quanto frequenti, come hai conosciuto Second Life? Che cosa fai quando sei qui, etc etc …
Aura: Sono nata in Second Life il 3 giugno 2010. All’inizio la mia presenza era episodica, almeno per i primi mesi. Da sei mesi a questa parte faccio una capatina in Second Life quasi ogni giorno. Quando sono su Second Life faccio le cose che fanno un pò tutti. In particolare mi piace chattare, fare shopping etc. Alcune volte faccio roleplay. Spesso, all’inizio, ho anche esplorato, ma ora succede più raramente. Ho conosciuto Second Life perchè me ne ha parlato un’amica, dicendo che era molto un posto molto bello. Sono quindi entrata per curiosità e, all’inizio, Aura ha camminato con le sue gambe.
Eviana: Hai scelto di camminare da seduta anche in Second Life. Puoi raccontarmi della tua scelta?
Aura: Quando ho conosciuto Second Life, all’inizio, come ti ho detto, camminavo in piedi, ma appena ho trovato come prendere la carrozzina, non l’ho più fatto. Non mi ci vedo. La sedia a rotelle nella mia vita reale adesso è un pezzo di me, perche dunque camminare su Second Life e rinunciare a questa parte di me? Può sembrare strano lo so, ma a me è sembrato semplicemente naturale.
Eviana: Quali reazioni hanno le persone in Second Life quando ti incrociano seduta?
Aura: La reazione più comune è la curiosità. In molti mi chiedono perché sto in sedia a rotelle, molti poi pensano che io stia giocando o recitando qualche ruolo. Altri credono che io sia una “Wannabe” (cioè “vorrei diventare”: persone che non essendo disabili desiderano, a volte intensamente, di diventarlo), oppure pensano che io sia una “Pretender” (da to pretend, cioè fingere: persone che, pur non essendo disabili, fingono di esserlo) e quindi che dietro la mia scelta ci sia una motivazione sessuale. Ma io sono semplicemente io: una giovane donna che cammina da seduta. Ci sono persone poi che si comportano in modo molto sgradevole e decisamente offensivo. Alcune di loro mi hanno anche ferita. Questo atteggiamento, purtroppo, accomuna Second Life e Real Life.
Eviana Quindi tu cammini da seduta in tutte e due le tue vite. Ci sono quindi delle analogie di atteggiamento, oppure noti delle differenze?
Aura: In Second Life mi succede di parlare con persone straniere (Aura vive in Svizzera). Ho notato che in genere sono di mentalità più aperta verso la disabilità, rispetto ai miei connazionali e agli italiani. Anzi, alcuni ti trovano carina e sono galanti anche se sei seduta, insomma, non ci fan troppo caso. Gli italiani pensano che, o stai giocando con loro, oppure che sei davvero un pò pazzerella. Un discorso a parte meritano quelli che in Second Life mettono da parte ogni pudore e ti chiedono di fare sesso virtuale. Second life aiuta molto i cosidetti “devotee” (individui che praticano il devotismo e dichiarano attrazione sessuale per donne e uomini che possiedono un handicap fisico o che hanno subito amputazioni di uno o più arti). Come per altri gusti sessuali, l’anonimato di Second Life aiuta molto: ti toglie la paura, e si evitano figuracce
Eviana: I gruppi e i posti per chi cammina da seduto in Second Life, puoi dirci qualcosa su questo?
Aura: Ci sono numerosi gruppi su Second Life per i disabili, composti da disabili. Ci sono negozi specializzati in articoli di ortopedia. Puoi compare dalla sedia a rotelle a vari arti artificiali. Ci sono poi case che riproducono quelle di Real Life senza barriere architettoniche, ed anche posti con poseball che ti permettono di ballare con la sedia a rotelle, di sederti, di coccolarti e via dicendo, ed anche di fare sesso, aggiungo io, per la gioia dei devote.
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L’incontro con Aura solletica subito alcune considerazioni: innanzitutto, la eterna dicotomia, che ogni persona che frequenta Second Life ha provato, tra la scelta di usare Second Life come proiezione della vita reale, scegliendo di essere come si è nella realtà, oppure vivere Second Life come vita alternativa e completamente diversa, dove si può essere quello che vorremo essere. Insomma il classico “essere se stessi” vs “essere diversi da se”, tra la proiezione del proprio Io e la proiezione di un Io Altro.
La scelta investe il livello dell’aspetto fisico, il livello emozionale e quello comportamentale, e del sistema di valori. La scelta più consueta, seguita dalla maggior parte degli avatar, è ibridare sugli ultimi tre aspetti. Si trasportano su Second Life buona parte del sistema di valori e buona parte del modo di vivere le emozioni, che spesso possono espandersi in modo più ampio e meno costretto da limiti sociali, e spesso grazie anche all’anonimato.
Ma per ciò che riguarda l’aspetto fisico dell’avatar, la omologazione è molto ampia e la sussidiarietà pressoché assoluta. E così Second Life pullula di commercialisti calvi e con pancetta, che indossanno scultoree skin unte al punto giusto, ed opportunamente crinite, e di pensionate ultrasessantenni che sculettano in minigonne, che lasciano poco alla immaginazione anche in un mondo di immaginazione.
La scelta di Aura è quella che lei definisce naturale, segue la scelta di essere se stessi, anche per come ci si presenta fisicamente. E in effetti, anche se la tendenza più recente sembra orientare verso avatar meno perfetti e più realistici, la scelta di presentarsi anche in Second Life con la propria personale specialissima diversità, quale essa sia, è ancora abbastanza rara, tanto che Aura, che ha scelto con molta naturalezza di indossare un avatar che come lei sta seduto, suscita stupore ed incredulità.
Infine, poi Aura smentisce alcuni studi che ho spulciato sul rapporto tra Second Life e la disabilità. Stephanie Stewart e Terry Hansen, ricercatori, hanno dichiarato che: “Per i disabili la vita sul web può diventare un’opportunità, per superare i limiti imposti dalla propria condizione, e compiere azioni e gesti a loro abitualmente preclusi: camminare o danzare, esplorare, fare incontri e comunicare, realizzare progetti, viaggiare e teletrasportarsi. Uno degli aspetti di maggior valore è poi quello della socializzazione”. Insomma, usare l’ambiente virtuale come compensativo.
A mio parere questa è un’affermazione che contiene un errore di fondo. Quello che la maggior aspirazione per la diversità debba essere la normalizzazione e l’omologazione, quando invece credo che la strada debba essere quella della valorizzazione della diversità, qualunque essa sia.
E se è vero che il web e lo sviluppo dei sistemi informatici in genere offrono alla disabilità nuovi strumenti e ausili per una vita sempre più autonoma, ed una comunicazione sempre più agevole, questo non significa che la massima aspirazione per la disabilità sia omologarsi ad una canone di normalità dove con “normalità” si intende l’apice della curva gaussiana.
Nella mia vita reale mi succede spesso, per lavoro, di prendermi cura di famiglie con bambini piccolissimi con disabilità. La domanda che mi pongono invariabilmente i genitori è: “secondo te riuscirà mai a diventare normale?” la risposta che dò sempre è: “non chiederti se riuscirà a diventare normale, chiediti se riuscirà a diventare se stesso”.
Ed Aura è una risposta, Aura è riuscita a diventare se stessa.