E adesso al lavoro …

Dopo la sbornia di notizie e previsioni fantasmagoriche sul cosiddetto “Metaverso” è tempo di utilizzare le esperienze migliori, tecnologiche e sociali, per indirizzare al meglio un utilizzo produttivo dei Mondi Virtuali. Sappiamo quali sono le potenzialità di queste piattaforme, e abbiamo visto negli anni e nei mesi scorsi centinaia di progetti e di esperienze di ogni tipo: lavorative, sociali, di svago, ecc. Ma occorre ora porsi nei panni di chi, incuriosito da tutto questo can can, voglia effettivamente capire come e perchè dovrebbe utilizzare un ambiente virtuale per le proprie attività.

Occorre spiegarlo dal punto di vista pratico, in termini di risultati effettivi ottenibili, e non solo perchè essere nel “Metaverso” è (era) di moda, e quindi, in ogni caso, era opportuno esserci. Era la “Paura di essere tagliati fuori”, la FOMA (fear of missing out), sulla base della quale, e spinti dai soliti furbastri che sfruttavano l’onda dell’hype, molte aziende hanno speso a volte anche milioni, senza ottenere risultati di rilievo, lasciando come macerie sedi aziendali vuote e non utilizzate sparse nei mondi virtuali.

A tutto questo si è unito l’arrembaggio dei crypto speculatori, fiondatisi sulle criptovalute e sugli NFT, che hanno alimentato un mercato altamente speculativo e a rischio, che ha lasciato parecchi investitori sul lastrico (vedi il fallimento dell’Exchange FTX). Naturalmente, la tecnologia della Blockchain è straordinaria, così come anche l’utilizzo degli NFT, per la protezione della proprietà intellettuale degli asset digitali, ma la bolla speculativa ne ha pesantemente distorto il significato e nuociuto gravemente alla reputazione della tecnologia di base. E purtroppo c’è stato un battage pubblicitario, interessato e fuorviante, per associare il “Metaverso”, nel pieno del boom, a queste esperienze speculative, danneggiandone gravemente l’immagine.

Superata questa fase (si spera), torniamo ai motivi primari per cui l’utilizzo delle piattaforme virtuali può dare un grande contributo alla gestione delle attività aziendali, o anche per scopi culturali, o istituzionali, o di svago. Discutiamo di cose concrete, facilmente comprensibili e sperimentabili in brevissimo tempo. Vorrei partire qui da tre esempi, in modo da poter misurare obiettivi e risultati, in modo pragmatico, e parlando di processi.

Caso 1 – DIDATTICA: è forse il caso d’uso più sperimentato e diffuso, versatile e adatto ad ogni tipo di esigenza e di utenza, anche scolastica, dai bambini della primaria alle Università. La possibilità di ritrovarsi tutti insieme in un’aula virtuale ha dei vantaggi enormi, in termini di interazione e di socializzazione, inoltre, il rapporto con l’insegnante è diretto e bilaterale, e non si è legati alla geografia o all’ambiente fisico in cui ci si trova.

La costruzione di un’aula virtuale è molto sermplice, anche se può essere valorizzata a piacere con arredamenti e strumenti di lavoro diversi, come schermi, interfacce web, connessione ai repository su cloud, e via dicendo. Ci sono Mondi Virtuali, come “Spatial” in cui addirittura è possibile utilizzare gratuitamente ambienti precostituiti, senza impegno di building o investimenti. E’ questo un caso di studio facilmente utilizzabile, alla portata di tutti.

Caso 2 – AMBIENTE DI LAVORO: l’utilizzo dello smart working, enormemente diffusosi con la pandemia, ci ha abituato a lavorare da remoto, in ambienti di collaboration. I risultati, sia per i lavoratori, in termini di qualità della vita, sia per le aziende che hanno enormemente risotto i costi per le sedi e gli uffici, sono stati notevoli, ed è una realtà da cui non si torna più indietro. Il vantaggio di un ambiente virtuale, rispetto a quello classico di collaboration online, è quello della presenza e dell’interazione continua, fino a ricreare uffici virtuali in cui, indipendentemente dal luogo fisico in cui si trovano i lavoratori, si vive in una comunità, e si collabora fianco a fianco con i colleghi e i responsabili aziendali.

Dal punto di vista della Cybersecurity un’azienda può anche creare una propria piattaforma virtuale privata, adeguatamente segmentata e protetta, a cui i dipendenti possano accedere con la VPN aziendale, previo autenticazione ed autorizzazione. E’ uno sviluppo che potrà avere dimensioni enormi in futuro, e consentirà di superare ampiamente le difficoltà della distanza, dei trasporti, e dei tempi di lavoro.

CASO 3 – SIMULAZIONI: è possibile creare ogni tipo di ambiente, per gli scopi più diversi. Supponiamo, ad esempio, che l’amministrazione comunale voglia ristrutturare una importante piazza del comune, per renderla più vivibile, senza auto, e con maggiori servizi e possibilità di socializzazione per i residenti. E’ possibile creare un digital tween della piazza, in ambiente virtuale, e coinvolgere gli abitanti e i commercianti del quartiere a dare al progetto presentato dall’amministrazione, il proprio contributo di idee, con suggerimenti e critiche. La simulazione può essere poi gradualmente migliorata, tenendo conto anche delle risorse economiche stanziate per il progetto, arrivando ad una soluzione ottimale e condivisa dalla maggior parte dei residenti.

Con questi soli tre esempi potremmo fare proposte concrete ad interlocutori aziendali o istituzionali, per avviare dei progetti pilota intorno a cui sviluppare ulteriormente la presenza dell’azienda o dell’istituzione nei Mondi Virtuali, mano a mano che i vantaggi, ed i risparmi, saranno sempre più evidenti e misurabili. Passi graduali, concreti, ma con enormi prospettive di sviluppo. Naturalmente gli esempi potrebbero essere molti altri, ma qui occorre partire dalle basi, da cose concrete e rapidamente realizzabili, e che, soprattutto, diano risultati oggettivi e misurabili.

Un saluto.

Avatar

Sono trent’anni che discutiamo del termine “Avatar”, il nostro alter ego virtuale che ci accompagna nelle nostre esplorazioni dei Mondi Virtuali. E le discussioni vertono per lo più sulla sua natura, la sua identificazione con il possessore, il suo senso sociale, come nostra interfaccia digitale. Si è detto di tutto, c’è stato persino chi ha supposto che questa interfaccia digitale avrebbe una propria personalità, indipendente dall’umano che lo controlla. Estremizzazioni che sfociano nella follia, di quanti vivono in dimensioni aliene dalla realtà.

Vorrei partire da una definizione, molto accurata a mio parere, che dà Chat-GPT del termine “Avatar”:

” Il termine “Avatar” ha origini antiche e proviene dalla lingua sanscrita, una delle lingue classiche dell’India. In sanscrito, “avatar” (अवतार) è composto da due parole: “ava”, che significa “discesa”, e “tara”, che significa “attraversare” o “passare attraverso”. Quindi, letteralmente, “avatar” si traduce in “colui che attraversa” o “colui che discende”. L’uso moderno del termine “avatar” è stato influenzato dalla religione e dalla mitologia indiana. In queste tradizioni, un avatar è una manifestazione o incarnazione di una divinità in forma umana o animale, inviata sulla Terra per compiere una missione specifica o per portare un messaggio divino. Uno dei più noti avatar hindu è Lord Vishnu, che è detto aver avuto dieci avatar principali, tra cui Rama e Krishna. Con l’avvento della tecnologia e del mondo digitale, il termine “Avatar” è stato adottato per rappresentare una rappresentazione grafica o un’incarnazione virtuale di una persona o un utente in un ambiente online, come nei videogiochi o nelle piattaforme di social media. Questa evoluzione del termine ha reso “avatar” un concetto ampiamente riconosciuto nell’era digitale, anche se le sue radici risalgono alle antiche tradizioni religiose e linguistiche dell’India.”

Nel suo iconico “Snow Crash” Stephenson usa il termine “Avatar” 116 volte, ed intorno a questa figura, che rappresenta il personaggio centrale del libro, col nome di Hiroaki Protagonist, si svolge tutta la narrazione della storia ambientata nel “Metaverso“. Quando creiamo un account in una delle piattaforme di gestione dei Mondi Virtuali esistenti, definiamo, prima di ogni altra cosa, il nome e l’aspetto iniziale dell’Avatar, un aspetto che seguirà in seguito molteplici trasformazioni, man mano che l’esperienza di frequentazione del Mondo Virtuale si sviluppa ed acquista significato.

Intorno alla figura dell’Avatar sono stati sviluppati i più rilevanti business dell’economia digitale, dopo quello legato alle “”terre”, naturalmente. E’ sui vestiti, le skin, gli accessori, che i migliori creatori sviluppano giornalmente le loro abilità, e ricavano gran parte dei loro introiti, esponendo in negozi e mall commerciali in-world. Come si spiega tutto questo?

Diciamo subito, a scanso di equivoci, che il modo in cui si crea l’Avatar è assolutamente soggettivo, e diverse sono le interpretazioni che si danno a questa immagine. Alcuni lo lasciano così com’è, anche per anni. Sono i sostenitori della tesi che “non è l’Avatar che conta, ma chi c’è dietro”. Ci sono poi quelli che cercano di renderlo il più simile possibile alla propria immagine reale, e questa modalità trova una espressione concreta nella creazione di un “digital twin“, un nostro gemello digitale, che alcune piattaforme stanno implemantando.

Utilizzare un “”digital twin” è essenziale, ad esempio, nella moda, se vogliamo provare capi di abbigliamento utilizzando il nostro Avatar con le nostre esatte dimensioni fisiche, e vederci poi recapitare a casa il capo di abbigliamento prescelto. E’ importante anche per un utilizzo degli ambienti virtuali per lavoro, per evitare l’effetto “cartone animato” che rendono scomode le interazioni di affari con gli Avatar standard, per quanto il nome reale possa essere evidenziato sulla testa dell’Avatar. Insomma, ci sono situazioni in cui avere un avatar molto simile a noi è utile, e facilita le interazioni di business o culturali.

Ci sono persone che utilizzano i Mondi Virtuali per il Gaming, per i Giochi di Ruolo, per il Fantasy. E allora qui la fantasia si sbizzarrisce, creando i personaggi più eccentrici e peculiari, spesso bellissime rappresentazioni artistiche di forme non umane o ibride.

E ci sono poi quelli che utilizzano l’ambiente virtuale per socializzare, tessere relazioni, costituire gruppi di interesse culturale, o scientifico, o artistico. Anche qui la fantasia regna sovrana, ma, per lo più, si tende a modellare l’Avatar nelle forme più piacevoli possibili, che facilitano i contatti umani e rendono il più gradevole possibile l’aspetto di queste nostre interfacce.

Sono davvero tante le tipologie di Avatar che incontriamo nella nostra esplorazione dei Mondi Virtuali, e spesso l’abbigliamento o gli accessori seguono le “mode” del momento. Ebbene si, ci sono tendenze estetiche collettive che si sviluppano anche nei mondi digitali. Vediamo Avatar maschili con cicatrici sul volto, orecchini o collanone con pendagli vari, avatar femminili con seni enormi, tipologie di bellissimi tatoo utilizzati indistintamente, di ogni dimensione. Insomma un mondo davvero variegato, i cui la creatività, l’inventiva, e anche la moda, possono essere estrinsecate al loro massimo livello.

E’ l’essenza stessa dei Mondi Virtuali qualla di consentire il libero esercizio della fantasia, ed una rivisitazione immaginifica della propria immagine digitale. Essere rappresentati da una bellezza esotica, o da un drago, o da un vampiro, o da un ibrido fra uomo e bestia, rappresenta l’apoteosi del nostro essere creature digitali, e trovano qui la più ampia libertà di espressione.

Naturalmente, nel gioco delle relazioni virtuali e della seduzione, poter modellare un Avatar come si vuole può rendere più divertente queslla sorta di “gioco delle coppie”, in cui i messaggi di tipo sessuale possono trovare libera espressione, senza le inibizioni del mondo reale, giocando spesso sulla diversificazione delle rappresentazioni fisiche, e persino degli Avatar.

L’immagine inconsistente degli Avatar in molte piattaforme virtuali è una delle cause principali del disagio e della poco affezione che si riscontra per un utilizzo più esteso di queste piattaforme. Avatar fatti a cubetti, senza gambe, a cartone animato, sono quanto di più artificiale e innaturale possiamo immaginare per il nostro alter ego digitale.

E’ un mondo nuovo, in cui la Cyberpsycology deve svolgere un ruolo sempre più importante, ed è nuovo anche in relazione ai problemi di Cybersecurity e di protezione dei dati personali che si pongono. E’ un mondo in cui c’è un grande lavoro di tipo sociale da sviluppare, perchè una cosa è certa, se il termine “Metaverso” è ora in declino, e se l’interesse montato ad arte dal marketing aziendale sta scemando, i Mondi Virtuali sono qui per restare e svilupparsi, senza ulteriori grandi battage pubblicitari, ma con grande attenzione ai contenuti, alle realizzazioni concrete.

Oggi è il tempo della “tempesta perfetta”, è il momento in cui le varie tecnologie si stanno congiungendo: dalle reti a banda ultralarga alle potentissime schede grafiche, dai Visori di VR di ultima generazione alle tecniche della Blockchain, e all’evoluzione della Cybersecurity. Oggi abbiamo tutte le componenti possibili per creare Mondi Virtuali sicuri, vivibili, e che possano sviluppare valore aggiunto per la nostra società e la nostra stessa esistenza.

I nostri Avatar saranno centrali in questo processo, qualunque forma essi possano assumere, e qualunque potranno essere lo scopo e le loro motivazioni che vorranno avere nei Mondi Virtuali futuri. Un saluto.