Una nuova tappa di GenovArt

The second event organized by GenovArt is always a collective one, this time with four international artists: Sisi Biedermann, Sandi Benelli, Calypso “Caly” Applewhyte e Christower Dae.

Exhibition start date: May 31st
Exhibition end date: June 21st
Gallery: Black & White Gallery – GenovArt
Landmark:
Slur: http://maps.secondlife.com/secondlife/Nabru%20City/57/117/2053

As for the previous exhibition, I organized a collective interview with the artists, asking them to answer the same questions. (Come nella mostra precedente, ho organizzato un colloquio collettivo con gli artisti, chiedendo loro di rispondere alle stesse domande.)

Sisi Biedermann

1 – What do you think about art in Second Life, is it different or is the same thing that in real life? And is it really art for you, or just a sort of tech game? (Cosa pensi dell’arte in Second Life, è diversa o è la stessa cosa che nella vita reale? Ed è davvero arte per te o solo una specie di gioco tecnologico?)

Sisi Biedermann: When I think about Second Life I visualize places I would like to see. I like to create art out of beautiful views. Not so different then Real Life art for me. If I see a pretty place I take a picture and create a piece of art. To me Second Life has never really been a game, but a beautiful place of creativity.

(Quando penso a Second Life visualizzo i luoghi che vorrei vedere. Mi piace creare arte da panorami meravigliosi. Non è così diverso dall’arte della vita reale per me. Se vedo un bel posto, scatto una foto e creo un’opera d’arte. Per me Second Life non è mai stato davvero un gioco, ma un bellissimo luogo di creatività.)

Sandi Benelli: Art in Second Life is going from great art to very common art. That is what I like about Second Life. You dont have to be a great artist in rl to be an artist in SL. Its all art but the styles and so variated. I love that people just throw themselfes out in trying – that is art to me.

(L’arte in Second Life sta passando dalla grande arte all’arte molto comune. Questo è ciò che mi piace di Second Life. Non devi essere un grande artista in rl per essere un artista in Second Life. È tutta arte tranne gli stili, così vari. Adoro il fatto che le persone si buttino a capofitto nel tentativo: questa è arte per me.)

Calypso “Caly” Applewhyte: It would be necessary already to wonder about what is art. It can be expressed in many different ways as in real life. I think that on SL there are real creative people, whether they are creators of spaces (lands), sculptors (3D spaces or scuptures strictly speaking), photographers. We can even widen the notion of art for some creators of objects whose quality is exceptional. Of course, we are facing a technological game, but in which creativity is pushed to its maximum possibilities offered by Linden Lab. I would say that we are facing art when creativity, imagination and quality of realization are combined. And then, in real life, we find “art” that is not art at all…

(Sarebbe già necessario chiedersi cosa sia l’arte. Può essere espresso in molti modi diversi come nella vita reale. Penso che su Second Life ci siano veri creativi, siano essi creatori di spazi (terre), scultori (spazi 3D o sculture in senso stretto), fotografi. Possiamo persino ampliare la nozione di arte per alcuni creatori di oggetti la cui qualità è eccezionale. Certo, siamo di fronte a un gioco tecnologico, ma in cui la creatività è spinta al massimo delle possibilità offerte da Linden Lab. Direi che ci troviamo di fronte all’arte quando creatività, immaginazione e qualità della realizzazione si uniscono. E poi, nella vita reale, troviamo “arte” che non è affatto arte.)

Christower Dae: Let’s start from the fact that for me every form of creativity is Art, consequently using terms like “art” and “artist” to make a distinction becomes superfluous in any sphere. The Second Life tool has favored and helped the creativity of its users especially in the period before the introduction meshes with the ability to import from outside. I say this because I believe a creation to keep its own uniqueness must “belong” totally to Second Life. The tools made available, the objects, the total absence of gravity, the use of textures, scripts, lighting are all elements that make what the imagination can unique to imagine.

(Partiamo dal fatto che per me ogni forma di creatività è Arte, di conseguenza usare termini come “arte” e “artista” per fare una distinzione diventa superfluo in ogni ambito. Lo strumento Second Life ha favorito e aiutato la creatività dei suoi utenti soprattutto nel periodo antecedente l’introduzione delle mesh con la possibilità di importare dall’esterno. Dico questo perchè ritengo che una creazione per mantenere una sua unicità debba “appartenere” totalmente a Second Life. Gli strumenti messi a disposizione, gli oggetti, la totale assenza di gravità, l’uso delle texture, gli script, l’illuminazione sono tutti elementi che rendono unico quello che la fantasia può immaginare.)

Sandi Benelli

2 – How do you perform your art, planning your creations, or working by inspiration at the moment? (Come esegui la tua arte, pianificando le tue creazioni o lavorando per ispirazione al momento?)

Sisi Biedermann: I look for new places in Second Life to visit. Take many pictures and angles and views til i find one I really love. Then I play with textures and filters to get the look I am going for.

(Cerco nuovi posti in Second Life da visitare. Scatto molte foto, angolazioni e viste, finché non ne trovo una che amo davvero. Poi gioco con trame e filtri per ottenere l’aspetto che cerco.)

Sandi Benelli: In this kind of art I am exhibiting at GenovArt I decide the style and theme first, but these pieces are made from my inspiration of the theme I have chosen. In other cases where I make rl paintings, its all inspired from motives or moods I have seen or experiented. When I make my rl photo-art I simply choose from my very best motives.

(In questo tipo di arte che espongo a GenovArt decido prima lo stile e il tema, ma questi pezzi sono realizzati dalla mia ispirazione del tema che ho scelto. In altri casi in cui realizzo quadri, è tutto ispirato da motivi o stati d’animo che ho visto o sperimentato. Quando realizzo la mia arte fotografica RL scelgo semplicemente tra le mie migliori motivazioni.)

Calypso “Caly” Applewhyte: I work mostly on the inspiration of the moment. In general, the theme is born from a photo made for a product (within the framework of the fashion blog), which I wish to develop within the framework of an exhibition.

(Lavoro principalmente sull’ispirazione del momento. In generale, il tema nasce da una foto realizzata per un prodotto (nell’ambito del fashion blog), che desidero sviluppare nell’ambito di una mostra.)

Christower Dae: My entry into Second Life was out of pure curiosity, like all the other online experiences I have had. The approach initial was the exploration of the medium, understanding the potential it could offer. In the moment that there was the possibility to do of the screenshots I started capturing avatars and places. Over time I have dedicated myself only to portraits but I have always been animated by curiosity and guided above all by the inspiration of the moment. I have never experienced Second Life as a commitment given there my impromptu.

(Il mio ingresso su Second Life è avvenuto per pura curiosità, come tutte le altre esperienze in rete che ho avuto. L’approccio iniziale fu l’esplorazione del mezzo, capire le potenzialità che poteva offrire. Nel momento che esisteva la possibilità di fare degli screenshot cominciai a catturare avatar e luoghi. Nel tempo mi sono dedicato solo ai ritratti ma sono sempre stato animato dalla curiosità e guidato soprattutto dall’ispirazione del momento. Non ho mai vissuto SL come un impegno vista la mia estemporaneità.)

Calypso “Caly” Applewhyte

3 – How would you explain the digital art in Second Life to a real-life gallery owner, or to an art expert for example? (Come spiegheresti l’arte digitale in Second Life a un gallerista reale, o ad un esperto d’arte, ad esempio?)

Sisi Biedermann: Never really thought of that. Most people I talk have no idea what a virtual world is. I would have to show them more then explain so they can feel the true experience of a virtual world. Making the art is no different then any digital format, using photoshop or any any art program you are comfortable with.

(Non ci ho mai pensato davvero. La maggior parte delle persone con cui parlo non ha idea di cosa sia un mondo virtuale. Dovrei mostrare loro più che spiegare in modo che possano sentire la vera esperienza di un mondo virtuale. Realizzare l’arte non è diverso da qualsiasi formato digitale, usando Photoshop o qualsiasi programma artistico con cui ti trovi a tuo agio.)

Sandi Benelli: Well that is a problem how to explain it? I tried that in a gallery I exhibited in in RL. The owner did not understand what I was talking about – haha. Its easier to talk to someone who knows what Second Life is. I have showed some of my Second Life art to people who do rl art, and they were very curious on how I make these pictures, and very surprised when I told them it was photos taken in a virtual world called Second Life.

(Ebbene questo è un problema, come spiegarlo? L’ho provato in una galleria in cui ho esposto in RL. Il proprietario non ha capito di cosa stavo parlando – haha. È più facile parlare con qualcuno che sa cos’è Second Life. Ho mostrato alcuni dei miei disegni di Second Life a persone che fanno arte rl, ed erano molto curiose di come realizzo queste immagini, e molto sorprese quando ho detto loro che erano foto scattate in un mondo virtuale chiamato Second Life.)

Calypso “Caly” Applewhyte: I never asked myself the question. But I would say that it is exactly the same as art in real life, except that the tools, the supports are digital, dematerialized. The look, the sensitivity and the convictions of the artist remain the same.

(Non mi sono mai posto la domanda. Ma direi che è esattamente come l’arte nella vita reale, tranne che gli strumenti, i supporti sono digitali, smaterializzati. Lo sguardo, la sensibilità e le convinzioni dell’artista rimangono le stesse.)

Christower Dae: It is a complex question. You can explain what is created to a real gallery owner or to an art expert just by showing it on Second Life, because I think a creation of SL is an exclusive part of Second Life. The tool becomes part of every creation. How are they the lighting, the scripts, the sounds. Focus on the originality of the creation and the context in which it takes place. I’ve always imagined organizing an RL exhibition with various computers located in the room available to visitors in a way who see directly the creations of Second Life presented by their creators strictly online.

(E’ un discorso complesso. Quello che viene creato lo puoi spiegare ad un gallerista reale o ad un esperto di arte solo facendolo vedere su Second Life, perchè penso che una creazione di Second Life sia parte esclusiva di Second Life. Lo strumento diventa parte di ogni creazione. Come lo sono l’illuminazione, gli script, i suoni. Puntare sulla originalità della creazione e sul contesto nel quale avviene. Ho sempre immaginato di organizzare una mostra RL con vari computer dislocati in sala a disposizione dei visitatori in modo che vedano direttamente le creazioni di Second Life presentate dai loro creatori rigorosamente online.)

Christower Dae

4 – If you are an artist (in some way) in real life, what do you miss most in a virtual world to best interpret your creations? (Se sei un artista (in qualche modo) nella vita reale, cosa ti manca di più in un mondo virtuale per interpretare al meglio le tue creazioni?)

Sisi Biedermann: I am not an artist in real life, Second Life provides many creative places and beautiful views that you would fine in the real world, you also get the added luxury of fantasy places that you would never see.

(Non sono un artista nella vita reale, Second Life offre molti luoghi creativi e panorami meravigliosi che faresti bene nel mondo reale, inoltre ottieni il lusso aggiunto di luoghi fantastici che non vedresti mai.)

Sandi Benelli: Actually I dont miss anything in Second Life, but I would like to have the same possibilities in RL as I have in Second Life. Second Life is a perfect place to show your art because you can modify your pictures/photos/paintings to all sizes and make them bright, which is not possible in RL.

(In realtà non mi manca nulla in Second Life, ma vorrei avere le stesse possibilità in RL che ho in Second Life. Second Life è un luogo perfetto per mostrare la tua arte perché puoi modificare le tue immagini / foto / dipinti in tutte le dimensioni e renderli luminosi, cosa che non è possibile in RL.)

Calypso “Caly” Applewhyte: I am not an artist in real life. But I used to draw a lot of portraits when I was much younger. So rather than a lack, Second Life offered me the opportunity to reconnect with this passion.

(Non sono un artista nella vita reale. Ma disegnavo molti ritratti quando ero molto più giovane. Quindi, piuttosto che una mancanza, Second Life mi ha offerto l’opportunità di riconnettermi con questa passione.)

Christower Dae: I take photographs for pleasure in the RL. Honestly, I’ve never asked myself this. What I can say is that technically taking a portrait on SL is much easier. Perhaps what is missing is the variety of faces to be photographed since those who design faces for avatars tend to be more dedicated to aesthetics than to a search for details. The fact remains, the most important, that the photographer’s eye is always the same for both worlds.

(Faccio fotografie per diletto nella RL. Sinceramente non mi sono mai chiesto questa cosa. Quello che posso dire è che tecnicamente fare un ritratto su Second Life è molto più semplice. Forse quello che manca è la varietà di volti da fotografare visto che tendenzialmente chi disegna volti per gli avatar si dedica più all’estetica che ad una ricerca dei particolari. Rimane il fatto, il più importante, che l’occhio del fotografo è sempre lo stesso per tutti e due i mondi.)

5 – How do you choose your subjects? Do you have a specific orientation (avatars, landscapes, …) or do you work with different types of subjects? (Come scegli i tuoi soggetti? Hai un orientamento specifico (avatar, paesaggi, …) o lavori con diversi tipi di soggetti?)

Sisi Biedermann: I love nature, thats how I choose my subjects. Beautiful areas, with water, trees animals and birds are my favorite.

(Amo la natura, è così che scelgo i miei soggetti. Zone bellissime, con acqua, alberi, animali e uccelli sono le mie preferite.)

Sandi Benelli: Most of my subjects are made from my love to the nature. I do get so much inspiration from a walk in the wood or along the beach – it gives me energy to create my art from my memory or from photos I took along my walk.

(La maggior parte dei miei soggetti sono fatti dal mio amore per la natura. Prendo così tanta ispirazione da una passeggiata nel bosco o lungo la spiaggia – mi dà l’energia per creare la mia arte dalla mia memoria o dalle foto che ho scattato lungo la mia passeggiata.)

Calypso “Caly” Applewhyte: As you have already understood, my passion is portraits. But without giving up other orientations, the future will tell us.

(Come hai già capito, la mia passione sono i ritratti. Ma senza rinunciare ad altri orientamenti, il futuro ce lo dirà.)

Christower Dae: I always let myself be guided by the inspiration of the moment. I hardly ever enter SL specifically to take pictures. If it happens to be at an event I can be attracted by some interesting face and I start shooting. I don’t take many photos for each subject but I spend a lot of time choosing the photo to suggest. Usually I try to use the lights that the viewer proposes, but I do not disdain some small tweaks on an editing software. I do not prefer posed photos, I have rarely prepared a photo shoot.

(Mi lascio sempre guidare dalla ispirazione del momento. Difficilmente entro appositamente su Second Life per fare fotografie. Se capita di stare ad un evento posso venire attirato da qualche volto interessante e comincio a scattare. Non faccio tante foto per ogni soggetto ma dedico molto tempo alla scelta della foto da proporre. Solitamente cerco di usare le luci che il viewer propone, ma non disdegno qualche piccolo ritocco su un software di editing. Non prediligo le foto in posa, raramente ho preparato un set fotografico.)

La creatività di Talullah Winterwolf

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Il tema della creatività è solitamente associato alla possibilità che ognuno ha, nel mondo di Second Life, di costruire oggetti e riprodurre immagini, di metterle poi insieme per “creare” opere più o meno artistiche. Tali opere sono poi definite, solitamente dal creatore, “arte”. Se ripensiamo criticamente a questi modelli di creatività, a cui ci hanno abituato in Second Life, dobbiamo ammettere che la creatività deve necessariamente essere qualcosa di diverso. Partiamo dalle definizioni, largamente condivise, di creatività (http://it.wikipedia.org/wiki/Creatività):

“Tra le moltissime definizioni di creatività che sono state coniate, si segnala per semplicità e precisione quella fornita dal matematico Henri Poincaré: “Creatività è unire elementi esistenti con connessioni nuove, che siano utili”. Le categorie di “nuovo” e “utile” radicano l’attività creativa nella società e nella storia. Il “nuovo” è relativo al periodo storico in cui viene concepito; l'”utile” è connesso con la comprensione e il riconoscimento sociale. Nuovo e utile illustrano adeguatamente l’essenza dell’atto creativo: un superamento delle regole esistenti (il nuovo) che istituisca una ulteriore regola condivisa (perché rivelatasi utile). Si individuano anche le due dimensioni del processo creativo che unisce disordine e ordine, paradosso e metodo. Infine, le categorie di nuovo e utile ampliano la sfera delle attività creative a tutto l’agire umano a cui sia riconosciuta un’utilità economicaestetica o etica – e che sviluppi uno dei tre possibili gradi di novità: applicazione nuova di una “regola” esistente, estensione di una regola esistente a un campo nuovo, istituzione di una regola del tutto nuova. Poiché si fonda sulla profonda conoscenza delle regole da superare, la creatività non può svilupparsi in assenza di competenze preliminari. Caratteristiche della personalità creativa sono curiosità, bisogno d’ordine e di successo (ma non inteso in termini economici), indipendenza di giudizio, spirito critico, insoddisfazione, autodisciplina.

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Ho riportato in grassetto quelle che, a mio parere, sono le parole chiave di questa definizione: un processo cioè innovativo che propone idee nuove, o l’utilizzo di idee preesistenti per nuove applicazioni. Per far questo occorre conoscenza delle regole, spirito critico e indipendenza di giudizio. La creatività cioè, è la capacità di creare nuovi modelli, o di applicare in modo completamente nuovo modelli esistenti, che si danno per acquisiti. La capacità quindi di mostrare agli altri nuove idee, nuove strade da percorrere. Un contributo originale all’evoluzione del pensiero e della fantasia, sostanzialmente. Alla luce di queste definizioni, dovremmo analizzare criticamente ogni nuova, presunta “opera d’arte” per capire se si tratti o meno di una manifestazione di creatività.

Questa premessa mi era indispensabile per spiegarvi il motivo per cui, visitando la mostra di Talullah Winterwolf ho avuto la netta sensazione di trovarmi di fronte all’opera di un’artista, un vero “creativo” (http://www.youtube.com/watch?v=TrigD__r3oU&feature=youtu.be). Ho visto le sue opere, la sua maestria nel miscelare immagini e colori a partire da un’idea che si forma nella sua fantasia, e fino ad arrivare a materializzare quello che lei stessa definisce una “storia”, miscelando i suoi disegni con immagini catturate sul web, per dare quindi forma a quanto aveva già intuito e immaginato con la sua fantasia. Una miscela perfetta di immagini per comunicare qualcosa che prima non c’era, una forma mai vista in precedenza, un’espressione di “creatività”, per l’appunto.

Talullah è un caso raro di artista prestata al Metaverso: ha studiato Fashion Design all’istituto d’arte e ha un suo studio personale, per quanto il suo lavoro RL si svolga in una galleria fotografica in Irlanda del Nord, nel Regno Unito.

Vi riporto la sua biografia ufficiale, e aggiungo delle immagini che dovrebbero darvi una minima anticipazione di quanto vedrete nella mostra allestita da Pyramid Cafè, e da Tanalois Art, all’isola di Solaris (http://maps.secondlife.com/secondlife/Solaris Island/22/128/2001).

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Biography  Talullah Winterwolf

From as far back as I remember  I have had a pencil in my hand  making pictures and stories on any kind of surface available about  the  strange  goings  on in my head 🙂 These were  always  almost like a private journal to me and I’d never thought  of exhibiting them before Second Life, even though  I was trained in Art College  in Fashion Design and had  my own studio. At the minute I’m working in photography , and and have a  small  vintage fashion  outlet.

My inspirations come from many sources, but the common thread is that all my creative works be it fashion, a photograph or a painting is that  tells a story in some form or other.
Some of the stories are deeply autobiographical,exploring dreams,childhood memories and feelings, others  could be inspired by a chance  snippet of conversation, an unintentional image caught   in a random photograph, a memory, a  line in a song or book…

I have tried to capture those feelings in the images, and in doing so have realised that the very effect of layering the images and textures  is suggestive of  the way our memories are layered on top of each other and each whole is the sum of many parts.

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Virtual Anthropology and Prometheus Myth: where is the connection?

Amateurs and Craftsmen in Virtual Worlds

I admit my ignorance. The only thing I really know is that I know nothing, as a famous phylosopher said many centuries ago. Like many in SecondLife I improvised in many jobs I don’t do in real life and I can be easily listed as “amateur” by expert people (educators, historians, journalists, lawyers, economists, etc).

The only thing I really know is that I know Nothing… (Socrates)

In Virtual Worlds this is a well known and typical attitude. It is true that there are experts in SL which are conveying their expertize, but I saw a moltitude of people, communities, ideologies and projects which are creating good quality installations, buildings, sims or happenings without the need of using sophisticated tools but just using the enthusiasm and the devotion we acknowledge to the real artists burnt by creativity fever, sleepless geniuses dreaming their projects in every moment of their day. Some of them are shooting machinimas, others are creating terrific mesh statues, others are re-creating with high fidelity environments and roleplaying worlds reproducing fantastic worlds or historical periods. We have crowds of builders, fashion makers, forging make up, clothes and shapes. Self learned scripters and artists who produce installations rich with unthinkable effects (even if only to play soccer or to light a disco, it doesn’t matter). What is needed is just to express your own creativity. In fact the official SecondLife advertise from the first page sounds this way: “Your world, your imagination”.

Now, this particular attitude to “build”, model and forge resources — possibly in an environment where relative shortage of resources is involved, like to cope with constraints like prims or square meters — and build from scratch new resources, either “real” (object building, palaces, landscapes or continent terraforming), or “conceptual” (scripting, art, music) or community building (nights, disco, roleplaying, etc), interpersonal relationships (wedding, virtual sex, affects, friendship, drama), and even when doing illegal and malevolent activities (griefing, stealing, copybotting), describe as many are using virtual worlds to improve something we can name “craft” i.e. the knowledge of the craftsman but also the science of the expert who succeed in model the world, other people or tools to build and take to life projects.

The deep satisfaction when a craftsman is creating something from the shapeless matter

It’s not a chance that many virtual worlds have often the suffix -craft like Minecraft, or  World Of Warcraft, and others. Craftsman creativity can be also implemented in a more subtle creation like the “modding” task, which is the art of modify a standard object to make it personalized by own taste and needs, with variations, tricks, cheats. Some of the moddings are just esthetic, but they are improving the world to make it richer, personal and at last hugely rewarding.  There is something divine, like pretending to be Gods building the world from scratch, as we will see in a moment.

Coming of Age in SecondLife; the book

Recently I wrote a lot about “virtual culture”, starting from the SL history, its geography, railroads, highways, sea routes and many other built in SL or in OpenSim (or other virtual worlds).

Somebody hearing what I was doing and my researches (Virtual Christine author of the interesting blog  http://virtualchristine.com/ while interviewing me for a post related to Craft, asked me “but you surely know about Tom Boelstorff books“? If you don’t know them you should read because he really has deep insights in this. Now I admit that sometimes I’m a bit touchy: when somebody says “you must read X or Y” I feel a bit stung in my amateur touchiness. But this time the aim was good: she didn’t want to find my holes, but to offer me new bigger horizons (thing I really appreciate). I got curious and I read in English  (19 € for electronic version) the book “Coming of Age in SecondLife”, published in 2007, and I’m going to get the new one  “Ethnography and Virtual Worlds“, you see when I really like something and it is worth I’m willing to spend money.

The cover of the Tom Boelstorff’s book

I also did get in touch with Tom, by email and even in SecondLife (you can find him as Tom Bukowsky), he really welcomed me and answered very quickly really interested by the fact that his books were interesting for somebody outside  the standard scholar world. He is an anthropologist at California University in Irvine, expert in anthropology of sexuality, globality and virtual worlds http://faculty.sites.uci.edu/boellstorff/.

This English book  http://press.princeton.edu/titles/8647.html had been a real discovery and it is so huge I can’t summarize in this short post. But some chapters are so beautiful and express in a clear, simple and effective concepts that are new and original (at least to me). For instance when he was describing Prometheus myth and why it is so connected with virtual worlds and the very concept of “humanity” in its deepest and anthropological meaning. This is what I’m trying to spread. Prometheus tale is also fascinating and interesting and is a “fairy tale” that almost anybody know in short (from  vague school memories), but nobody knows the real meaning. It’s not Tom alone, but many scholars (philosophers and anthropologists) who give the meaning of fire = technè .

Prometheus stealing fire from the Gods

Now to tell it short (you can find the long version here http://en.wikipedia.org/wiki/Prometheus this myth is telling the history of two Titan brothers Prometheus and Epimetheus (these names can be translated to “The man who thinks before” and “The man who thinks after”) in the era before the existence of men and animals. Zeus decided to prize them for having being allied with the gods in the war against the other  Titans. So they got the privilege to forge the humans (Prometheus’ task) and the animals (Epimetheus task) which were created by the gods, having being provided with a set of “gifts” they should distribute among their entrusted species.

Epimetheus forgets to wait for the brother – he thinks after acting – and exhausts all the “qualities”, leaving Prometheus wih no qualities to give to humans which then remain without qualities. Having nothing, Prometheus decides to steal the “fire” from the gods and give it to the humans.

As often happens fire is a metaphore to mean the creation gift, or the technè or as we were speaking before the famous craft  which you now understand is the real essence of the humans.

Empirical Technè Vs Static Science Knowledge

It’s very worthy to note how Tom Boelstorff is comparing  Technè – meant as the ability to create and so as an incomplete and imperfect art which then leads to evolution and progress, with the Knowledge (epistheme) meant as a static science. Craftsman possesses the gift of “crafting” which is the innate ability to create, but his ability is the fruit of an incompleteness and at least at beginning is ignorance. Thus the craftsman is not already “learnt” but builds his crafting knowledge through his own creations, a step after the other with a trial and error methodology. And this is the primordial cause pushing him not to remain brute and thus discriminating from the animals (in a not yet religious point of view).

You can observe in this a real similitude with the crowds of “new craftsmen”, self-learnt amateur people who thrive outside institutional channels in virtual worlds and because of this scorned by official experts, who are professionals in standard life.

Man, the Virtual Being

Designing project and creating artifacts is the same to be truly and really humans

Prometheus myth shows clearly what was in the opinion of the ancients the main human quality: to be able to forge the Nature building from available shapeless resources more and more articulated and complex artifacts, ranging from houses to jewels, to social constructions (religion, politics, etc). Modern anthropolists apparently are sharing this definition of the Man.

Tom in his book say that is really from this feature of “incompleteness” that the Man is brought to exercise the “technè” which brings actual (directly observable) what is only potential in Nature. This separation from available resources (in nuce) and what they can become when forged and modelled by the man is the same definition we find in the adjectives “virtual” and “actual“. Virtual is in English an adjective showing something that is still not, looks like an idea but must be modeled to become “actual” thanks to the active action of the humans. A piece of marble IS a virtual statue. Just a few sculpture geniuses succeeded in exercise their art (craft) modeling the marble in such a way to reveal perfect and marvelous statues.

Summarising the same concept of “virtual” is intrinsic in our mind and is an innate faculty for the human being to set the boundaries netween virtual and actual. Virtual is not the same as unreal and neither we can define different degrees of reality. Vir-tual comes from latin word vir we know being associated with the inner essence of the man (like virtus, viril etc).

Other meanings for “virtuality” are associated to something looking like that their are representing. An intercontinental phone call is perfectly virtual: the voice we are hearing is NOT clearly emitted by the person to whom we are talking to, but is being artificially generated by a loudspeaker which is clearly different from the speaking person. Nobody in these days can confuse the mouth of beloved with the phone while having a love conversation, and yet nowadays the degree of “reality” of a phone call is well understood. It is interesting to note that the boundary between reality and artificial (or depending from the point of views, technological) is constantly moving. We are considering non-technologic and “natural” what was existing when we were in our childhood, technological and artificial what had been developed after. This is why different generations have communication problems. For a contemporary  elder a telephone is perfectly “natural”, but if we were in late 1800 telephone was a strange “monster”.

The need for Virtuality

One of the most interesting thesis of this approach is that human beings need virtuality, they are designed this way and all turning on imagination allows them to trigger their creativity in manipulating objects and creating complex structures to lure them perhaps in a state of addiction, but this is because that is the true essence of the humanity.

It’s not unthinkable that many are “addicted” of virtual worlds because they feel fulfilled in these places finding exactly that happiness and the true possess of their own lives often negated in real life.

This doesn’t mean that virtual worlds are just gym exrecises  or games being an end unto themselves. like telephone or email are currently an integral part of our world, even for who decided to isolate in the middle of a forest, in the future it is likely that the 3D aspect typical of these world will become an integral and essential part of everyday life.

Talking about Virtual Cultures in SL or OpenSim

To talk on and about the ways virtuality can be useful to us, or some meetings on History, Geograpy and shared sessions for  virtual trips are in my intentions something we can try to organize in SL or in OpenSim in next months. If anybody is interested, please email me using salahzar@gmail.com.

Antropologia Virtuale e il mito di Prometeo. Cosa c’entrano con i mondi virtuali?

Dilettanti ed artigiani nei mondi virtuali

Confesso la mia ignoranza. L’unica cosa che so veramente è di “non sapere“, come diceva un famosissimo filosofo (100L$ a chi lo indovina per primo nei commenti).  Come molti in SL mi sono improvvisato in mestieri che non esercito nella mia vita reale, e sono facilmente catalogabile come “dilettante” da chi di certe cose se ne intende (educatore, storico, giornalista, giurista, economista, e quant’altro).

L’unica cosa che so certamente è di non sapere nulla… (Socrate)

Nei mondi virtuali questa caratteristica è ampiamente condivisa. E’ vero che ci sono professionisti in SecondLife che riportano le loro rispettive competenze, ma ho osservato il fiorire di persone, comunità, ideologie e progetti che realizzano installazioni, edifici, sim o eventi di discreta qualità, senza utilizzare strumenti sofisticati ma manifestando quell’entusiasmo e quella dedizione riconosciuta agli artisti con la febbre della creatività che li divora non facendoli dormire la notte immaginando le proprie creazioni. Chi gira machinima, chi realizza sculture mesh incredibili, chi si appassiona nella ricostruzione di ambienti e di roleplay che riproducono fedelmente mondi fantastici o periodi storici. Abbiamo schiere di costruttori, di Fashion Makers che costruiscono makeup, abiti e shape. Improvvisati scripter ed artisti autodidatti che producono impianti con effetti impensabili (che siano per il gioco del calcio oppure per l’illuminazione di una discoteca, non importa), basta che ognuno possa esprimere la propria creatività. Ed in effetti la pubblicità di SecondLife che campeggia nella sua prima pagina suona più o meno così: “Il tuo mondo, la tua immaginazione”.

Ora questa particolare attitudine a “costruire”, modellare e forgiare le risorse — possibilmente in un regime di scarsità relativa come il dover fare i conti con il vincolo di prim o di mq  — e costruirne di nuove, sia a livello fattuale (building di oggetti e di costruzioni o di scenari o di terraforming di continenti), che concettuale (scripting, arte, musica) o comunitario (ritrovi, community, roleplaying), di relazioni con gli altri (matrimoni, sesso virtuale, affetti, amicizie, drammi di comunità), e perfino nelle accezioni più discutibili e perfino illegali (griefing, copie illegali), illustrano come moltissimi usano i mondi virtuali per scoprire ed affinare una dote che si chiama in inglese “craft” che è la sapienza dell’artigiano ma anche la conoscenza dell’esperto che riesce a modellare il mondo, gli uomini e gli strumenti per costruire e realizzare progetti.

La profonda soddisfazione nel creare artigianalmente qualcosa dalla materia informe

Non per nulla alcuni di questi mondi virtuali che stanno nascendo hanno spesso il suffisso -craft a partire da Minecraft, passando per World Of Warcraft, ed altri. La creatività artigianale può anche snodarsi sul cosiddetto “modding” cioè l’adeguamento di un oggetto unificato per tutti alle proprie esigenze individuali, con variazioni e migliorie magari anche solo estetiche, ma che rendono il mondo virtuale più ricco, personale e in ultima analisi proprio e immensamente autogratificante. C’è un po’ del divino, del voler giocare a fare gli dei  costruire il mondo dal nulla, come vedremo tra poco.

 

Coming of Age in SecondLife il libro

Recentemente mi sono molto occupato di “cultura virtuale”, a partire dalla storia di SL, alla sua geografia, le ferrovie, le autostrade, le rotte nautiche e molte delle cose costruite in SL oppure in OpenSim (o in altri mondi virtuali). Qualcuno, sentendo quello che facevo e che ricercavo (Virtual Christine autrice dell’interessante blog http://virtualchristine.com/ mentre mi stava intervistando per un suo post su Craft, mi ha fatto la domanda “ma sicuramente conosci i libri di Tom Boelstorff“? Se non li conosci dovresti leggerli perchè si occupa proprio di queste cose. Ammetto che a volte sono un po’ permaloso: quando qualcuno mi dice “Hai sicuramente letto X o Y”  mi sento un po’ punto nella mia suscettibilità di genuino autodidatta.  Ma questa volta il proposito non era quello di evidenziare le mie lacune ma bensì di offrirmi nuovi orizzonti (cosa che ho sempre apprezzato in tutto). Mi sono incuriosito ed ho letto in inglese (19 € per la versione elettronica) del libro “Coming of Age in SecondLife”, pubblicato nel 2007, mi sto procacciando anche il libro precedente (Gay Archipelago 27 € in versione cartacea) e  il nuovo libro che ha appena finito di scrivere “Etnografia dei Mondi Virtuali“, come vedete quando una cosa mi piace e mi interessa e ne vale la pena sono disposto anche a pagare fior di euro.

La copertina del libro di Tom Boelstorff

 

Ho anche contattato Tom, via email e anche in SecondLife (qui lo trovate come Tom Bukowsky), il quale mi ha risposto immediatamente in modo molto interessato e curioso del fatto che i suoi libri interessassero qualcuno al di fuori del circuito accademico dei soliti studiosi. Lui è un antropologo della facoltà della California a Irvine, esperto in antropologia della sessualità, della globalità e dei mondi virtuali http://faculty.sites.uci.edu/boellstorff/.

Il libro in inglese http://press.princeton.edu/titles/8647.html è stata un’autentica scoperta ed è talmente vasto da non poter essere riportato in questo breve articolo. Ma alcuni capitoli sono veramente belli ed esprimono in modo semplice ed efficate concetti per me nuovi ed originali. Per esempio quando descrive il mito di Prometeo e del perchè questo abbia così tanto a che fare con i mondi virtuali e con il concetto stesso di “umanità” nel senso più profondo ed antropologico ritengo che valga la pena di provare a divulgare. Oltretutto la storia di Prometeo è anche affascinante ed interessante ed è una “fiaba” che molti conoscono per sommi capi (vaghi ricordi scolastici), ma di cui nessuno conosce il vero significato, con l’interpretazione fuoco=techné attribuitole non solo da Tom ma da una folta schiera di “letterati” filosofi ed antropologi.

Prometeo che ruba il fuoco agli dei

Allora per dirla in breve (la versione in italiano completa la trovate qui http://it.wikipedia.org/wiki/Prometeo)  questo mito narra la storia dei due fratelli Prometeo ed Epimeteo (i cui nomi indicano rispettivamente colui che pensa prima  -pro- e colui che pensa dopo -epi-), come premio da Zeus per averlo appoggiato nella guerra contro i Titani, ricevettero l’incarico di forgiare rispettivamente l’uomo e le bestie, avendo un insieme di “doni” comuni da assegnare. Epimeteo non attende il fratello – agisce prima di pensare – e esaurisce tutte le “qualità” dandole agli animali, lasciando Prometeo privo di “doni” da dare all’uomo che rimane quindi “senza qualità”. Non avendo nulla, Prometeo si risolve a donare il “fuoco” agli umani dopo averlo rubato agli dei con l’astuzia.

Il fuoco come spesso accade è una metafora per indicare il dono della creazione, la technè, o in ultima analisi la famosa “craft” che abbiamo indicato prima.

Tecnica empirica vitale contro sapere statico assoluto

Notevole è che nello stesso libro Tom Boelstorff compara la Technè – intesa come capacità di creare e quindi come cosa incompiuta ed imperfetta che quindi conduce all’evoluzione e al progresso – con la Sapienza (episteme) – intesa come conoscenza totale statica. L’artigiano che possiede il dono del “craft” ha sì un talento proprio (quello appunto di saper creare), ma la sua capacità di creare è appunto il frutto di una incompletezza e tutto sommato di una ignoranza almeno iniziale. Insomma l’artigiano non nasce imparato, ma costruire la propria conoscenza attraverso le creazioni che fa, un passo dopo l’altro con un meccanismo di prova ed errore. E questo è il primo movens che lo spinge a non rimanere bruto e a distinguerlo quindi dalle “bestie” (in un’ottica ancora non religiosa).

Non notate in questo una notevole somiglianza con le generazioni di “nuovi artigiani”, persone comuni che si sono fatte da sè al di fuori dei canali di formazione istituzionale disprezzate da alcuni in quanto non professioniste,  che si sono evolute nel tempo con i mondi virtuali?

L’Uomo, animale Virtuale

Il fatto di progettare opere e sovrastrutture equivale all’essere veramente umano

Il mito di Prometeo illustra bene quella che secondo gli antichi era la principale qualità degli uomini, quella poter modificare la natura costruendo con il materiale a disposizione ancora informe manufatti sempre più articolati e complessi, dalle case ai gioielli, alle costruzioni sociali (religione, politica etc). I moderni antropologi pare che condividano questa definizione dell’uomo.

E Tom nel suo libro afferma che l’uomo proprio per questa caratteristica di “incompletezza” viene portato a esercitare la “technè” che lo porta a rendere –attuale– (cioè vera osservabile)  qualcosa che è solo in potenza nella natura. Questa separazione fra le risorse disponibili (in nuce) e quello che diventeranno quando verranno forgiate e modellate dall’uomo è la stessa definizione associata fra i due aggettivi “virtuale” e “attuale“. Virtuale è nella lingua inglese (ma anche in italiano) un aggettivo che indica qualcosa che non è ancora, assomiglia ad una idea ma deve essere modellata per diventare “attuale” con l’intervento diretto dell’uomo. Un pezzo di marmo è una scultura virtuale. Solo alcuni geni della scultura riuscivano ad esercitare la loro arte (craft) modellando il pezzo di marmo in modo da avere delle statue perfette e splendide.

Insomma il concetto stesso di virtuale è nella nostra mente ed è una facoltà innata dell’uomo porre i confini fra il virtuale e l’attuale. Virtuale non è sinonimo di non reale, e nemmeno definire gradi diversi di realtà. Vir-tuale deriva dalla parola latina vir che sapete essere associata all’essenza dell’uomo (come virtù, virile etc).

Altri significati di “virtualità” sono associati al fatto che sono somiglianti a quello che rappresentano. Una telefonata intercontinentale è perfettamente virtuale: la voce che sentiamo NON è emessa dalla persona con cui stiamo parlando, ma viene generata da un altoparlante che certo non equivale alla persona da noi amata con cui scambiamo una discussione amorosa. Nessuno confonderebbe la bocca della propria amata con la cornetta con cui sta parlando, eppure il grado di realtà di una telefonata o di una comunicazione skype per gli effetti che hanno sul nostro mondo sono ben percepiti. E’ interessante che il confine fra reale ed artificiale (o a seconda dei punti di vista, tecnologico) si muove costantemente. Consideriamo non-tecnologico e naturale tutto quello che esisteva durante la nostra infanzia, tecnologico ed artificiale quello che è stato sviluppato dopo. Ecco perchè a volte le varie generazioni hanno problemi a comprendersi. Per un anziano il telefono è un dato naturale della propria realtà, ma per un anziano di fine 1800 il telefono era un mostro strano.

La necessità della virtualità

Una delle tesi più interessanti di questo approccio è che l’uomo ha bisogno di virtualità, è predisposto alla virtualità e tutto quello che scatena la sua immaginazione e gli consente di far partire la sua creatività trasformando oggetti e creando strutture complesse lo attira in uno stato che forse è anche dipendenza, ma che costituisce forse l’essenza più vera dell’essere umani. Non è impensabile che molti si “droghino” di mondi virtuali in quanto si sentano realizzati in questi posti trovando quel grado di felicità e di possesso della propria vita che è spesso negata nella vita reale. Questo non vuol dire che i mondi virtuali siano solo palestre e giochi fini a sè stessi. Così come ora il telefono o la email sono parte integrante del nostro mondo, anche per chi ha scelto di vivere in una casetta in mezzo alla foresta, nel futuro è più che probabile che l’elemento 3D tipico di questi mondi diventerà una parte essenziale della vita di tutti (come ora il telefono o il cinema).

Discutere di culture virtuali

La discussione sui modi in cui la virtualità può esserci utile, così come collettivi sulla Geografia, sulla Storia e sessioni di viaggi condivisi sono nelle intenzioni di un ciclo di incontri che ho intenzione di far partire sia in SL che in OpenSim nei prossimi mesi. Se qualcuno è interessato, mi contatti anche via email salahzar@gmail.com.

Corrispondenza da Roma: la torre di Asian – di Azzurra Collas

Photo by Asian Lednev

La torre si stagliava come se fosse stata lì da sempre nell’impegnativo panorama romano. Impegnativo per una torre che arrivava dritta dritta da Second Life, attraverso percorsi imprevisti, ma prevedibili, in fondo. Il costruttore della torre, Asian (Asian Lednev aka Fabio Fornasari), e lei, l’ideatrice del romanzo, Azzurra (Azzurra Collas aka Lorenza Colicigno) si erano conosciuti nella grigia, anzi cupa, atmosfera di Post Utopia. L’ebrezza del volo lento e leggero dall’alto della torre, quasi abbandonati nel suo ventre, senza ansia, senza accelerazioni, il suo colore incolore, il suo spessore immateriale avevano generato la parola: lattigine. Parola generatrice, lattigine.

Photo by Susy Dacosta

Da essa si era generato un fiume di immagini, di parole, di storie. Second Life aveva accolto nel suo racconto il racconto di un gruppo di scrittori che ruotavano intorno ad un corso di scrittura creativa, il gruppo, intanto, raccontava Second Life, aggregando avatar e persone, MacEwan (William Nessuno aka Giuseppe Iannicelli), curatore insieme ad Azzurra Collas del romanzo, Susy Decosta, AtmaXenia Ghia, Sunrise Jefferson aka Albamarina Cervino, Margye Ryba aka Carmen Auletta, Piega Tuqiri aka  Piero Gatti, Aldous Writer aka Aldous Reader, sperimentava, intanto, i vuoti e i pieni delle lands, gli spigoli di paesaggio, di cielo, di città, di case, di negozi, saggiava la potenza e l’impotenza della sensorialità, della presenza, della precarietà.

Photo by Asian Lednev

Gli scrittori creativi-collettivi immersi nel loro mondo al confine tra reale e virtuale, viaggiatori per scelta, o forse per necessità, con il loro arrampicarsi per i versanti impervi dell’immaginazione, andavano a caccia di parole, per dire della torre quello che il suo profilo evocava, pur sempre ricondotti, per un imperativo radicato chissà dove, nel giorno stabilito in quel punto di Second Life che era forse più dentro la loro mente che nei prims della land. Un giorno la torre si scoprì, per geniale sintesi di Asian, rivestita di parole in filamenti avvolgenti, così si compì il suo destino di spazio abitato dal racconto abitato da lei.

Photo by Asian Lednev

Dal luogo in cui per la prima volta aveva scalato il cielo di Post Utopia, per la legge perenne del respingimento, migrò, un giorno, portandosi dietro i suoi narratori, sempre alla ricerca di nuove patrie, di nuove emozioni. La torre migrante non avrebbe più avuto un solo spazio, ma molte lands, molte storie in un intreccio fecondo tra spazi e parole. Un giorno il volo oltre Second Life divenne più naturale che necessario. Fu così che Bologna, Firenze, Roma conobbero il profilo della torre, e lasciarono che il paesaggio si rimodellasse in un nuovo skyline, ridefinendo e ridefinendosi in una prospettiva imprevista. Il viaggio della torre di Asian, iniziato sugli attracchi ferrosi di Post Utopia, ha toccato attracchi di ning in ning, di blog in blog, di rivista in rivista… La torre di Asian oggi parla ed è parlata. Racconta ed è raccontata. Scrive ed è scritta.

La torre, infine, proseguendo la sua avventura nel mondo reale, a Roma ha scandito il suo final countdown. Sarà un gioco, sarà un romanzo. Sarà, potrà essere, un luogo privilegiato della memoria del tempo e dello spazio contemporaneo.

by Azzurra Collas