by AquilaDellaNotte Kondor
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Che l’innovazione prodotta dai Mondi Virtuali sia un qualcosa destinato a cambiare profondamente le nostre modalità di interazione in rete, e anche fuori dalla rete, nella vita di tutti i giorni, è ormai più che evidente, sia a quelli che hanno conosciuto e sperimentato, senza pregiudizi, questo nuovo “mondo”, sia a quanti sono informati dai media o da persone di loro conoscenza su quanto sta accadendo alla nostra società, sempre più pervasa dalla componente digitale.
Parliamo di nuovo “mondo” perché, a differenza del web, un Mondo Virtuale propone un ambiente immersivo d’interazione, in cui la gente si incontra direttamente, utilizzando il proprio avatar. E la forma di identificazione delle persone con il proprio avatar consente di vivere una dimensione diretta, non mediata, di scendere in campo in “di persona”. Utilizzando tale ambiente, la gente si incontra ed interagisce, sviluppando amicizie, creando rapporti affettivi, e mettendosi in gioco con la propria individualità. Coinvolgendo di conseguenza, in tale esperienza, la sua stessa vita “reale” e la propria personalità. In effetti, la distinzione tra “virtuale” e “reale”, man mano che l’esperienza immersiva si fa più profonda, tende a sfumare, e la vita “in word” diventa parte integrante della vita di tutti i giorni.
In più di quattro anni di esperienza nei Mondi Virtuali, vivendo e studiando questa forma di interazione (consentita dall’accesso alla rete con larga banda di connessione, e utilizzando software di interfaccia sempre più sofisticati) ho osservato ed analizzato diverse tipologie di comportamento di chi è “entrato” in Second Life in gran parte per caso, e ha poi sviluppato, con la conoscenza e l’esperienza, un’attività continuativa. Ho così sviluppato nel tempo una mia visione delle cose, e vorrei condividere questa visione con i lettori di VWM, con la certezza che affrontando insieme un tema di tale rilevanza, si possa fare un passo in avanti nella comprensione dei nostri comportamenti e delle nostre esperienze. Ed anche di quello che potremmo attenderci per il futuro.
Userò il Mondo Virtuale di Second Life come metafora del più vasto fenomeno, poiché è più facilmente descrivibile ed interpretabile, vista la componente soprattutto “sociale” espressa dal Mondo Virtuale della Linden Lab.
La personalità e la vita quotidiana di quanti vivono intensamente la propria presenza in Second Life viene a mio parere profondamente cambiata da tale esperienza. Innanzitutto, il proprio tempo libero viene, nella quasi totalità di tali casi, passato completamente in world e questo pervade i modelli di comportamento preesistenti, rendendo l’esperienza immersiva non sporadica o transitoria. Inoltre, il tempo libero tende gradualmente ad integrarsi con il tempo di vita o di lavoro, tanto che molti continuano ad essere connessi a Second Life anche dal posto di lavoro o mentre ci si sposta, utilizzando dispositivi mobili e software adatto. In tal modo l’esperienza virtuale diventa sempre più pervasiva, mettendo seriamente in discussione il proprio equilibrio e le proprie relazioni reali.
Ci sono stati molti casi in cui rapporti coniugali e familiari sono stati seriamente compromessi da tale esperienza (da qui anche una certa componente di allarme sociale), e la popolazione maschile e quella femminile si dividono, a mio parere, in modo equo tale casistica. Così come nuovi rapporti e relazioni “reali” si sono evoluti a partire dalla conoscenza in world. Queste tipologie di esperienza possono essere ritenute normali. In fondo Second Life è un “posto” come un altro, in cui si vivono e si sperimentano nuovi rapporti, con tutte le conseguenze del caso. Non c’è assolutamente nulla di incomprensibile in questo, basta esserne consapevoli ed avere le necessarie capacità di analisi e di salvaguardia del proprio equilibrio mentale e fisico. Si, anche fisico, poiché una vita trascorsa in gran parte davanti allo schermo di un computer può seriamente compromettere non solo la propria salute mentale, ma anche quella fisica, se tale esperienza è portata agli estremi.
Vorrei fare uno sforzo di astrazione semplificando, per facilità di discussione e di analisi, l’esperienza di vita virtuale in tre diversi livelli di coinvolgimento e di possibile rischio, od opportunità, a seconda dei punti di vista.
Il primo livello di coinvolgimento è quello che coinvolge le nostre necessità primarie: la vita, il sonno, la salute, il lavoro, la famiglia. Questo livello deve essere assolutamente salvaguardato, non deve essere intaccato da nessuna esperienza virtuale, pena la perdita di valori vitali per la sopravvivenza stessa dell’individuo. Eppure, molti sono i casi in cui l’esperienza virtuale travalica questo livello di guardia, producendo danni spesso irreversibili sulla salute o sui rapporti sociali della vita di tutti i giorni. Ovviamente, il livello di pericolo è diverso, a seconda delle situazioni personali e del modo in cui si vive l’esperienza virtuale. Una cosa è avere una famiglia, magari con bambini piccoli, altra è avere rapporti familiari già compromessi o irrecuperabili, per cui l’esperienza virtuale apporta nuovi valori o gratificazioni alla vita reale della persona. Altra ancora è l’esperienza di persone che non hanno altro modo di interagire che quello virtuale, e penso qui a gente che vive isolata, o a portatori di handicap grave, ecc. In tali casi l’esperienza virtuale è un qualcosa di assolutamente positivo e insostituibile. Qui veramente ognuno deve saper dosare il proprio punto di equilibrio, o di rottura. Il pericolo può essere veramente notevole. Per questo livello di assuefazione alla rete, e ai Mondi Virtuali ci sono centri di aiuto medico specializzato che stanno nascendo in varie parti d’Italia (http://www.corrierecomunicazioni.it/media/2322_al-policlinico-gemelli-di-roma-un-centro-di-cura-per-gli-internet-addicted.htm,
Il livello successivo, il secondo livello di coinvolgimento, è quello per cui, avendo trovato un equilibrio sufficiente, tra le esigenze primarie reali e le esperienze che si vivono nel Mondo Virtuale, si sviluppa la propria vita virtuale svolgendo attività di diverso genere: artistiche, culturali, di lavoro o di gioco. A questo livello di coinvolgimento, le esperienze virtuali possono accrescere il proprio bagaglio di esperienze e competenze, e perfino influenzare il proprio modo di pensare nella vita reale. Nuove esperienze e rapporti interpersonali nascono e si evolvono, mantenendo un livello di coinvolgimento inferiore a quello di guardia, e senza compromettere la propria vita “reale”. Ovviamente si tratta di un equilibrio instabile, occorre quindi gestire con molta attenzione tale livello di coinvolgimento, dosando l’impegno ed il tempo trascorso in world. Alcuni si sono organizzati in maniera quasi scientifica, usano sotterfugi e precauzioni, tipo crearsi vari avatar, sezionare il tipo di esperienze o le tipologie di amicizie, ecc. Insomma, sempre con un piede fuori dalla porta. Altri cercano invece livelli di coinvolgimento emotivo più elevati, spesso senza trovarli mai. Quelli che invece li trovano, vivono una esperienza che potremmo chiamare di terzo livello, continuando a seguire la nostra classificazione.
Il livello più elevato di coinvolgimento, il terzo, è quello che vede una sostanziale immersività dell’individuo nel Mondo Virtuale. Le esperienze che si vivono in world sono parte integrante e spesso sostitutiva della propria vita reale. Per molti aspetti, le persone che si trovano a questo livello di coinvolgimento hanno trasferito in world gran parte della propria vita quotidiana, fermo restando ovviamente il livello base, riguardante le necessità primarie, sacrificando le quali si entrerebbe in una situazione di allarme rosso per la propria salute fisica e mentale, come abbiamo più su descritto. Questa tipologia di immersività trova realizzati nel Mondo Virtuale gran parte dei propri bisogni sociali e affettivi. La vita in world è per loro di gran lunga più coinvolgente di una vita reale spesso insoddisfacente o difficile. Nell’ambiente virtuale si formano coppie, famiglie, comunità affiatate e ambienti organizzati, e il tempo è impegnato in attività sempre diverse e serate intense, con giochi, musica e intreccio di relazioni. Gruppi di amici si ritrovano ogni sera, spesso presso una location di riferimento in cui la comunità si identifica. Coppie più o meno affiatate passano insieme il tempo di svago e di esplorazione, e la coppia virtuale offre un surrogato completo di emozioni, fino al rapporto affettivo intenso ed al sesso virtuale. Le persone coinvolte in questa esperienza sono molto spesso soddisfatte della loro vita virtuale, e sostengono con grande convinzione la loro scelta.
Quest’ultimo livello di coinvolgimento è quello più problematico da spiegare dal punto di vista concettuale, poiché l’altro estremo, quello di chi compromette la propria vita privata, ha connotazioni di tipo quasi patologico, ed è quindi più facile da spiegare ed interpretare. La scelta consapevole, e soddisfacente, di vivere la maggior parte della propria vita in world è invece molto difficile da capire e rischia di essere banalizzata dai pregiudizi.
Ci troviamo di fronte, in questo caso, ad una scelta consapevole di trasferire una parte consistente della propria vita in un ambiente fisicamente inesistente, ma costruito in maniera completa e dettagliata utilizzando gli strumenti tecnologici che abbiamo. Con questa realtà dobbiamo farci i conti, da oggi e per il futuro, poiché quanto sviluppato finora, in termini tecnologici, non è altro che un prototipo, un primo accenno, di quanto sarà possibile utilizzare nel futuro. I Mondi Virtuali si evolveranno, e sempre più gente popolerà, in maniera più o meno immersiva, tali ambienti. Non si tratta quindi di una moda passeggera o di un fenomeno effimero, dovremo sempre di più farci i conti.
Il modo migliore per cercare di capire tali sviluppi è, a mio parere, quello di sgombrare il campo dai pregiudizi, e cercare di capire che ci troviamo di fronte a scelte consapevoli, che riguardano la personalità o le condizioni dell’individuo, e che tali condizioni possono essere le più diverse, e difficili da interpretare dall’esterno. Solo una conoscenza diretta e approfondita dell’individuo può darci elementi per capire, senza mai giudicare, la scelta che è stata effettuata. Scegliere una modalità o l’altra di interazione in rete riguarda e coinvolge elementi profondi della personalità e della vita di una persona, nessuno, oltre la persona stessa, può ergersi a giudice o censore. Se c’è una cosa che abbiamo imparato relativamente ai Mondi Virtuali, è che nessun giudizio è consentito con superficialità.
In conclusione, ci sono due elementi fondamentali di analisi che sarebbe utile portare avanti: da un lato la salvaguardia dei valori minimi di sopravvivenza, che possono essere compromessi da un approccio ai Mondi Virtuali non consapevole; dall’altro, l’evoluzione verso la piena “cittadinanza virtuale” che coinvolge un numero crescente di persone. Nel mezzo, una gamma vastissima, e maggioritaria, di quanti “usano” i Mondi Virtuali secondo le proprie esigenze ed aspettative pratiche.
Spero di tornare su tali argomenti, a valle di una discussione che sarebbe utile e costruttivo sviluppare, insieme a tanti altri.