Quando i mondi si incontrano

Ho sempre percepito l’ambivalenza di un Mondo Virtuale, un ambiente sintetico costruito dai computer, in cui gli utenti possono fare esperienze di tipo diverso: utilizzarlo come un “luogo” qualsiasi, sintetico certo, ma reale nell’esperienza di incontro e di scambio intellettuale con altri utenti. Oppure usarlo per immergersi in scenari completamente fantastici, in cui si è liberi di vivere i propri sogni, le proprie fantasie, grazie alle creazioni realizzate da macchine sempre più efficienti e intelligenti. Ma le due cose raramente si incrociano, le due modalità di interazioni si mantengono ben distinte nella mente di chi le utilizza.

Quello che invece è successo in Corea del Sud, protagonista una tale Jang, che tre anni prima aveva perso tragicamente la figlioletta di sette anni, costituisce a mio parere un “corto circuito” dagli effetti imprevedibili:

https://www.repubblica.it/tecnologia/2020/02/08/news/una_mamma_incontra_la_figlia_morta_grazie_alla_realta_virtuale_l_esperienza_in_un_documentario-248071885/

La donna ha potuto interagire con la figlia morta, la cui immagine è stata ricostruita in un ambiente di realtà virtuale, vivendo un’esperienza esaltante e carica di emotività. Certo, nell’immediato la donna ne ha avuto un grande sollievo ed è stata felice dell’esperienza vissuta (e magari vorrebbe ripeterla quando più gli aggrada) ma che cosa succederà nella sua mente, che gradualmente stava accettando la realtà della morte della figlia? Potrebbe tragicamente rimanere in un limbo, in cui non sarà più possibile superare il trauma, replicando all’infinito una condizione non più reale?

La psiche umana è fragilissima, e in certi soggetti ha spesso portato a evoluzioni tragiche. Cosa succederà a questa donna? Gli auguriamo naturalmente tutto il bene possibile, sperando che sia abbastanza forte, e stabile mentalmente, da poter gestire questa esperienza. Ma oggi ancora non sappiamo cosa le succederà in futuro, e da molte parti si sollevano dubbi e perplessità sull’esperimento fatto: https://www.wired.it/attualita/tech/2020/02/14/madre-figlia-morta-abbraccio-3d-realta-virtuale/

La realtà virtuale ci offre grandissime opportunità, e notevoli possibilità applicative, da usare a vantaggio dell’umanità in molti settori, dall’education alla medicina, dall’arte alla ricerca sperimentale, all’esperienza fatta con culture diverse dalla propria, ma, come tutte le tecnologie, può avere dei lati “oscuri” a cui bisogna prestare molta, ma molta, attenzione. In particolare, se all’evoluzione tecnologica si affiancano, come sta avvenendo con una rapidità impressionante, le nuove techiche di Machine Learning e di Intelligenza artificiale. Un computer intelligente, utilizzando la realtà virtuale potrà simulare qualsiasi cosa e, conoscendo intimamente i nostri gusti e preferenze (il nostro computer sa tutto di noi) potrà manipolare, in un modo oggi non immaginabile, la nostra psiche.

E’ quindi giusto porsi il problema dell’uso “etico” dell’intelligenza artificiale (AI). Così ha fatto l’ Unione Europea, affidando ad un gruppo di “saggi” la stesura di un Codice Etico per l’approccio europeo all’ AI. Del team hanno fatto parte anche tre italiani: Luciano Floridi (professore di filosofia ed etica dell’informazione ad Oxford), Giuseppe Quintarelli (Agenzia per l’Italia Digitale) e Chiara Giovannini (ANEC). Trovate il codice qui: https://ec.europa.eu/digital-single-market/en/high-level-expert-group-artificial-intelligence . E un commento in italiano qui: https://www.zerounoweb.it/analytics/cognitive-computing/ethics-guidelines-for-trustworthy-ai-cosa-dice-il-documento-dei-52-esperti-nominati-dalla-ce/ .

Abbiamo quindi un futuro prossimo estremamente stimolante, ma da affrontare in maniera sempre equilibrata e razionale, perchè i rischi, individuali e sociali, potranno essere consistenti. Io credo che finchè riusciremo a gestire consapevolmente la separazione fra esperienze “reali” e “fantastiche”, entrambe possibili con i Mondi Virtuali, saremo in grado di mantenere la nostra integrità prichica, altrimenti correremo pericoli non facilmente valutabili a priori.

Il 2Lei e la giornata contro la violenza sulle donne

Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale dell’ONU istituiva la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, designando il 25 di novembre come data della ricorrenza (in ricordo di un episodio che portò al massacro di tre donne nella Repubblica Dominicana, ad opera della polizia del dittatore Trujillo.

In Italia è dal 2005 che celebriamo questa giornata e, nel Mondo Virtuale di Second Life, la si celebra dal 2010, ad opera di un piccolo gruppo, instancabile, di volontari, composto soprattutto da donne (https://secondlife2lei.blogspot.com/p/ed-2010.html).

Non ci si può sottrarre ad una riflessione su questa ricorrenza, a distanza ormai di alcuni anni dalla sua instituzione. E non possono sottrarsi a questo confronto soprattutto gli uomini, che raramente sono stati protagonisti di queste giornate. Occorre fare ancora molta strada perché la lotta a questo fenomeno, a questa manifestazione di barbarie della nostra società, possa diventare patrimonio comune.

Perché gli uomini sono poco coinvolti in questa ricorrenza? Perché la discussione con la maggior parte di loro non è mai realmente decollata? Credo che questa domanda dobbiamo porcela, tutti noi, uomini e donne, per cercare di fare un passo in avanti, e dare un senso concreto a questa giornata, che vada oltre le scontate dichiarazioni e gli eventi di facciata.

Naturalmente, un passo importante sarebbe quello di comprendere appieno questo fenomeno, perché è uno dei più pervasivi e drammatici della nostra società. Le donne, da secoli, sono la parte “debole” della società, e da questa debolezza derivano le disparità, le violenze, i limiti, che le nostre compagne devono sopportare nella vita di tutti i giorni. E’ sempre stato così nei secoli, d’accordo, ma oggi abbiamo strumenti di discussione, e di diffusione delle idee, che rendono ormai intollerabile sopportare questa inciviltà. Inoltre, al di là del problema etico, sicuramente prevalente, ci sono mille ragioni, civili, economiche, di progresso, di crescita, che rendono fortemente autolimitata una società in cui una metà dei suoi componenti non riesce a esprimere liberamente le proprie potenzialità.

Naturalmente il panorama è variegato, le donne hanno spesso conquistato posizioni davvero rilevanti in molti ambienti sociali, accademici, lavorativi, ecc.. Ma se guardiamo all’intero panorama sociale, le donne sono ancora discriminate, nei ruoli, negli stipendi, nella gestione del proprio tempo familiare, e nella propria autonomia economica.

Queste ragioni sociali di discriminazione sono effettivamente la chiave per un superamento della condizione di debolezza delle donne in famiglia. Infatti, nei rapporti familiari è spesso difficile contrastare la violenza che una donna subisce, perché una donna che non riesce a denunciare il proprio persecutore è una donna che si trova in condizioni di debolezza, psicologica ed economica. Spesso si trova in una condizione di subalternità, perché magari non ha un lavoro che possa renderla autonoma, o non ha la forza caratteriale per opporsi alla violenza, perché prostrata e vessata costantemente. Troppo spesso è portata a giustificare tutto, senza rendersi conto che la violenza è un piano inclinato, che può solo peggiorare, e che porta spesso agli eventi tragici di cui le cronache sono piene, specie negli ultimi tempi, in cui l’attenzione è sensibilmente aumentata. Ma che cosa succede nella nostra società?

Ci troviamo in un tempo in cui le persone sono piene di paure, di incertezza sul futuro, di insicurezze. Un tempo in cui, se non si ha nessuna speranza, ci si rinchiude nel proprio piccolo, alzando dei muri nei confronti degli altri. Un tempo in cui la società si incattivisce, dando cittadinanza a comportamenti che sembravano sepolti nelle fogne della storia. Ma è proprio questo il tempo, che tra paure e incertezze, la lotta delle donne, e con le donne, può contribuire alla costruzione di un mondo più civile, più giusto. E questo si potrà fare nella misura in cui anche gli uomini verranno coinvolti in questa battaglia di civiltà, partendo dai ragazzi, dalle scuole, dalla società civile, e soprattutto dall’educazione familiare, in cui le donne stesse hanno una grande responsabilità. Perché questi problemi, all’interno di una famiglia disagiata, possono per ora risolversi solo intervenendo a difendere la parte debole, aiutandola a ribellarsi e a denunciare, e proprio per questo le organizzazioni di volontariato, di supporto alle donne, stanno svolgendo un ruolo fondamentale.

Quindi continuiamo a celebrare questa giornata del 25 Novembre, ma con una consapevolezza profonda che questo problema della violenza sulle donne richiede tempo, costanza e chiarezza di obiettivi, e, soprattutto, richiede l’impegno e il coinvolgimento di tutti, uomini e donne.

ENGLISH VERSION

The international day for the elimination of violence against women

On December 17, 1999, the UN General Assembly established the “International Day for the Elimination of Violence against Women”, designating November 25 as the date of the anniversary (in memory of an episode that led to the massacre of three women in the Dominican Republic, by the police of the dictator Trujillo).

In Italy we have been celebrating this day since 2005 and, in the Second Life Virtual World, it has been celebrated since 2010, by a small, tireless group of volunteers, composed mainly of women (https://secondlife2lei.blogspot.com /p/ed-2010.html).

We cannot avoid a reflection on this anniversary, some years after its establishment. And, first of all the men, who have rarely been the protagonists of these days, cannot avoid this confrontation. There is still a long way to go before the fight against this phenomenon, this manifestation of barbarism in our society, can become a common heritage.

Why are men little involved in this anniversary? Why has the discussion with most of them never really taken off? I believe this question must be asked of us all, men and women, to try to take a step forward, and give a concrete meaning to this day, which goes beyond the obvious declarations and façade events.

Of course, an important step would be to fully understand this phenomenon, because it is one of the most pervasive and dramatic in our society. Women, for centuries, have been the “weak” part of society, and from this weakness derive the disparities, the violences, the limits, which our companions have to endure in everyday life. It has always been like this over the centuries, we agree, but today we have tools for discussion, and for spreading ideas, which make it intolerable to bear this incivility. Moreover, beyond the ethical problem, which is certainly prevalent, there are a thousand reasons, civil, economic, of progress, of growth, which make a society in which one half of its components fails to freely express their potential strongly make themselves self-limited.

Of course the casuistry is varied, women have often conquered really important positions in many social, academic, working environments, etc. But, if we look at the whole social situation, women are still discriminated against, in roles, salaries, in the management of family time, and in one’s own economic autonomy.

These social reasons of discrimination are actually the key to overcoming the weak condition of women in the family. In fact, in family relationships it is often difficult to counteract the violence that a woman suffers, because a woman who cannot report her persecutor is a woman who is in a state of weakness, psychological and economic. She often finds himself in a condition of subordination, because she may not have a job that can make her independent, or she does not have the character strength enough to oppose violence, because she is prostrated and constantly harassed. Too often she is inclined to justify everything, without realizing that violence is an inclined plane, which can only get worse, and that often leads to the tragic events of which the chronicles are full, especially in recent times, where attention is sensibly increased. But what happens in our society?

We are in a time when people are full of fears, uncertainty about the future, insecurities. A time when, if one has no hope, one closes oneself in one’s own small world, raising walls towards others. A time in which society becomes wicked, giving citizenship to behaviors that seemed to be buried in the sewers of history. But this is precisely the time, that between fears and uncertainties, the struggle of women, and with women, can contribute to the construction of a more civilized, more just, world. And this can be done if even men will be involved in this battle of civilization, starting with children, schools, civil society, and above all family education, in which women themselves have a great responsibility. Because these problems, within a disadvantaged family, can for now be resolved only by intervening to defend the weak side, helping it to rebel and denounce, and for this very reason voluntary organizations, supporting women, are playing a fundamental role.

So we continue to celebrate this day of November 25th, but with a profound awareness that this problem of violence against women requires time, constancy and clarity of objectives, and, above all, requires the commitment and involvement of everyone, men and women.

AquilaDellaNotte Kondor

Dai Mondi Virtuali a Facebook

Sono passati due anni dall’ultima volta che ho scritto delle connessioni tra il mondo virtuale immersivo di Second Life e il social network per eccellenza, Facebook (https://www.virtualworldsmagazine.com/ribaltiamo-facebook/). Vedevo allora una possibile sinergia tra i due mondi che però non è avvenuta, anzi, per certi aspetti, per gli utenti di Second Life l’uno è diventato il complemento dell’altro, ma allargando sempre di più la sua sfera di influenza, e la sua durata in termini di permanenza. A questo naturalmente, ha contribuito il fatto che abbiamo Facebook sempre aperto, è sempre con noi sullo smartphone, ne vediamo le notifiche, ecc. ecc. Cose che sperimentiamo ogni giorno, passandovi circa sei ore, secondo diverse statistiche (https://www.studiosamo.it/social-media-marketing/global-digital-2019-statistiche-social/ ).

Gli effetti si sono sentiti sulla permanenza nel mondo virtuale, ma, soprattutto, se ne sono sentiti gli effetti in termini di riduzione dell’impegno, della creatività, e dell’inventiva, una volta più diffusamente e per periodi più lunghi coltivata. E’ stato un danno notevole, in termini di sviluppo ed evoluzione di queste piattaforme immersive. Oggi organizzare un meeting, un dibattito, un incontro culturale, in Second Life è diventato quasi impossibile, anche se pochi temerari ci provano, e devo dire con discreto successo, vista la situazione. Anche diversi artisti continuano a mantenere una presenza viva in Second Life, ma i numeri si sono ridotti, e i tempi di consumo di un evento anche. In Second Life vanno oggi per la maggiore i DJ e i gruppi sociali pseudofamiliari, musica e gossip.

Siamo caduti, anche noi, pionieri e spesso esperti della rete, nella trappola dei Social Networks. E questa trappola ci ha condotti all’assuefazione, ad uso e consumo delle società di marketing e di influencers. Sto esagerando? Non credo proprio, e non sono certo originale nel dire queste cose, molti studiosi, medici, psicologi sono intervenuti sul tema.

Prendiamo l’esempio più eclatante, e anche sottovalutato: il like. Questo strumento fu introdotto in FB nel 2009, inventato da un genio delle tecnologie, Justin Rosenstein. Oggi Justin ha lasciato FB da un pezzo, ed è diventato il punto di riferimento di una tendenza in crescita nella Sylicon Valley: il pentitismo dei net-fanatici. Ebbene, pensate a cosa voglia dire per noi mettere un like. Non costa nulla, dà all’amico che ha pubblicato un post il segno della nostra attenzione, ci fa anche contenti perchè abbiamo omaggiato pubblicamente qualcuno. Dietro questo semplice gesto, gratificante per noi e per chi lo riceve, si costruisce la nostra profilazione sulla rete, ad uso e consumo delle società di marketing e di manipolazione dei consensi. Seguendo questi like si riesce a profilarci perfettamente: gusti, desideri, abitudini, relazioni. Questi profili sulla rete sono merce di scambio, vengono venduti e manipolati, usati a fini commerciali, certo, ma anche per scopi politici e di manipolazione delle coscienze.

Io credo che dovremmo cominciare a fare un pò di cura disintossicante, prima che sia troppo tardi. Perchè oggi molte tesi sostengono, perfino, che il livello intellettivo dell’umanità, a causa della superficialità e del mancato approfondimento culturale causato dalla rete, stia portando ad una vera regressione genetica del nostro intelletto, oltre che della nostra cultura e della nostra creatività.

Per i residenti di Second Life, c’è sempre una piattaforma di riferimento, in cui incontrare amici, scambiarsi opinioni, tornare ad alimentare analisi e discussioni sui temi che ci interessano. E’ vero che siamo drogati da FB, ma forse siamo ancora in tempo per non diventarne completamente schiavi, o, se volete, fantocci manipolati da chi sa farlo, e ne ha gli strumenti.

L’isola felice di Second Life

Voi non ci crederete, visto che su Second Life se ne sono dette di cotte e di crude, ed io stesso, su questo magazine, ho più volte criticato la mancanza di sue evoluzioni, di nuovi progetti, di innovazione. Non ci crederete, eppure, nel mondo globale della rete, Second Life è un’isola felice.

La rete infatti, è oggi il mezzo per dare voce a chiunque abbia una connessione internet, e ormai ce l’ha la maggior parte dell’umanità. Pensate che Facebook, da solo, connette quasi due miliardi e mezzo di utenze in tutto il mondo. E oltre Facebook e la sua galassia (Instagram, Wats’up, Messenger, ecc.) ci sono al mondo milioni di siti, di blog, di biblioteche digitali. E poi ci sono gli account Google, con tutti i prodotti e i servizi connessi. E ancora, i mondi di Apple, di Microsoft, di Oracle (non dimentichiamoci che Java, con cui è ormai sviluppato la maggior parte del codice in rete, è proprietà di Oracle), le extranet aziendali, i servizi pubblici, ecc, ecc. In Africa, dove le infrastrutture fisse sono molto carenti, la connessione via cellulare è quella più diffusa, tanto che molte applicazioni di uso civile usano questo canale per raggiungere le comunità più remote. Insomma, l’umanità è connessa, per la prima volta nella storia dell’uomo, quasi completamente.

La connessione, e i social networks hanno dato quindi anche libero sfogo alle espressioni più varie, e, come diceva il compianto Umberto Eco, un imbecille ha, sulla rete, la stessa possibilità di esprimersi di un premio Nobel. Sulla rete quindi si trova oggi di tutto, e i social sono diventati il veicolo principale delle stupidaggini, e delle intolleranze più bieche e incivili. Intendiamoci, non è la rete di per se a costituire un passo indietro nel livello di civiltà nelle interrelazioni umane, è solo il fenomeno di emersione degli istinti più nascosti, che prima trovavano solo canali molto limitati di diffusione (gli amici, la famiglia, il bar, la piazza del paese…).

La rete è diventata terreno di scontro di ignoranze e di rancori, di inciviltà e di aggressività. E’ il canale usato dai manipolatori occulti, per orientare la massa indistinta verso obiettivi precostituiti. Partiti politici e servizi di sicurezza di molti stati usano questo mezzo per influenzare le opinioni pubbliche e le nazioni. I casi eclatanti sono stati la Brexit e l’elezione di Trump, ma anche in Italia gli effetti sono stati devastanti.

Naturalmente, siamo in un periodo di transizione, e molte cose stanno lentamente cambiando, dall’approvazione di regolamenti più stringenti per la protezione dei dati personali (la nostra Europa è all’avanguardia in questo campo, col nuovo GDPR entrato in vigore un anno fa), alla realizzazione di misure fiscali che facciano pagare il dovuto ai giganti del web, alla lotta alle fake news (a proposito, quanti di voi non si erano accorti che la terra è piatta??), ai comitati di verifica delle notizie in rete. In tutto questo, i Mondi Virtuali rappresentano, in un certo senso, un’area più protetta rispetto al far west imperante nella rete. E uno dei motivi è che non è usufruibile appieno dal mobile, e che l’ambiente immersivo ha bisogno di una potenza di calcolo e di schede grafiche di livello medio alto. Occorre poi una certa abilità per utilizzare il mezzo, e una costanza nella frequentazione. Tutte cose che mal si adattano ai tempi rapidi della rete e dei social.

Se poi passiamo da Second Life a Facebook, entriamo nel mare magnum che abbiamo descritto prima. Ma anche su Facebook gli utenti di Second Life si sono ritagliati un loro spazio con gli account avatar, cosa non riconosciuta da Facebook, ma che sembra sia più tollerata ultimamente.

In conclusione, chi va per certi mari… dia per scontato di trovare il meglio, ma anche il peggio dell’umanità. Un saluto.

The circle of life…

La cellula elementare di ogni società, reale o virtuale, è costituita dalla coppia, di due persone che si incontrano e percorrono un tratto di strada insieme, che vede nell’incontro di due individualità la nascita di una complicità, di una condivisione di pensieri e di attività che, dal momento del primo incontro in poi, diventano vissuto comune. Ma nel mondo reale una coppia, se regge alla prova del tempo, costruisce gradualmente un futuro comune: una casa, magari dei figli, un progetto di futuro insieme.

Nel mondo virtuale, per definizione legato all’immediato, tutto questo è molto aleatorio. Cos’è allora che tiene insieme le coppie di lungo periodo nel mondo virtuale? Ci torniamo tra un attimo, prima c’è una constatazione da fare. Ogni rapporto virtuale ha durata breve, è limitato all’interesse del momento, del periodo che si vive, legato a qualcosa. Deriva magari da un progetto di lavoro, o artistico, che si porta avanti insieme, dalla “tribù” di appartenenza, dal luogo in cui si passa il tempo nella rete. Per loro stessa costituzione, tutte queste cose sono limitate nel tempo. Spesso esageratamente limitate: una settimana, un mese, il tempo dell’esperienza comune. Resta da spiegare allora il fenomeno delle coppie che durano a lungo, a volte addirittura anni, come nel mondo reale.

La mia spiegazione è che queste esperienze siano il risultato dell’abitudine, della voglia di crearsi una “confort zone”, che aiuta ad affrontare la difficoltà di adeguarsi ai cambiamenti, alle difficoltà che sono poi tipiche del mondo virtuale. Si mi direte, ma l'”amore”? L’affetto, la voglia di stare insieme, non contano allora? Non esistono? Io credo che questi sentimenti si sviluppino naturalmente anche nel mondo virtuale, ma sono rari, perchè legati alla capacità affrontare, e superare, quei problemi di rapporto che nel Metaverso sono perfino più grandi che nel mondo reale. La fiducia, la stima, il rispetto reciproco, è merce molto rara nei rapporti virtuali, e rari sono quindi, di conseguenza, questi casi di rapporto di coppia di lungo periodo. Tuttavia, è il ciclo di questi incontri, brevi o lunghi che siano, a costituire il motore della società virtuale, il moto circolare che fa girare il Metaverso. Tutto il resto, gli eventi, il lavoro, le attività artistiche, ruotano quasi sempre intorno a questo circolo, al cerchio della vita virtuale, che si sviluppa e cambia in continuazione…