Flop Art

By Eva Auerman

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Digital Beauties è un volume edito da Taschen (in inglese, francese e tedesco, ISBN 978-3-8228-1628-8) così presentato: “The first book in our groundbreaking new series on digital culture focuses on beauty and cutting-edge computer-generated female characters.

Una prima riflessione mi porta a pensare che ciò che noi facciamo in Second Life è, da un tempo ben precedente i nostri discorsi, considerato come attività artistica. Con il di più che le nostre creazioni non solo generano immagini, ma queste possono interagire tra di loro e con l’ambiente in una serie, piuttosto ampia, di attività.

Tra queste attività vi è quella di fruire di “arte”, come pubblico di un museo o come chi ascolta un concerto e pertanto mi viene subito un dubbio: gli avatar possono essere considerati pubblico nel senso classico del termine? A mio parere no, essi non potranno mai essere un pubblico così come comunemente è inteso. Ciò contribuisce solo a confondere questioni del tipo “il mio è un avatar vero” “il mio è quasi vero” “il mio è completamente stravolto” “il mio è come Scooby-Doo perché mi piace così” “il mio è un uomo…” “il mio è una donna…”

Credetemi, quando apprendo soprattutto queste ultime due “informazioni”, dentro di me rimbomba sempre la domanda: “Un uomo? Una donna?… Ma che dice?” Voglio subito specificare che so benissimo chi e cosa sono un uomo e una donna, pertanto, non credo sia sufficiente una fattezza maschile per fare un “uomo” così come ho la speculare convinzione che non sia sufficiente un avatar femminile per fare “una donna”. E ciò a prescindere che “dietro” l’avatar ci sia un maschietto o una femminuccia. Per questo sostengo che non ci sono questioni né di voice, né di cam, né di dati olfattivi evocati, il più delle volte, a sproposito.

Giustamente noi spendiamo parole in proposito ma un avatar, umano o non umano, è da tempo classificato una creazione artistica, il cui campo di indagine può infatti spaziare dall’intrattenimento alla realtà e spingersi a sondare il mistero. Ora, se l’intrattenimento è relativamente facile da configurare, già la realtà è più difficile inquadrarla nei suoi infiniti rivoli. Ma se le premesse sono confuse da discorsi sviati da pseudo questioni di identità e assortita etica consumistica d’intorno, il mistero è precluso in partenza all’esperienza. Aggiungo che non giova, alla chiarezza di idee, se -sottolineo se– dell’arte se ne fa una questione meramente espositiva, fornendo oltretutto ragioni all’intendere SL come luogo dove si vive soprattutto l’ansia di dire chi si è con tanto di nome e cognome, indirizzo e targa della propria auto. In questo caso si creano solo occasioni per avatar gironzolanti tra occupazioni variamente altre che la mia fantasia non basta ad immaginarle tutte.

Cosa intendo per mistero? Intendo il fatto che se per esempio tra due persone vi è “amore”, significa che queste persone accettano il loro reciproco mistero consistente in quello che si farà anche da soli nell’ambito della coppia, in relazione agli eventi che il futuro può comportare e che, per molti motivi, costituiscono un qualcosa di insondabile. Poi, certo, anche il passato contiene una sua insondabilità e questo lo racconta soprattutto il web, che è fitto di racconti di “passati”, altrettanto fittamente commentati.

Non vi è mai capitato di apprendere di amori naufragati perché un qualcosa, foss’anche una percezione, nel futuro materializzato in un presente, è inaspettata? A me è capitato e credo che, in quel caso, di amore non si trattava. Ecco perché dalla delusione si guarisce: perché la nostra elaborazione  prima o poi ci porta a capire che si trattava di altro. Convenienza, feticismo, libido, narcisismo, controllo, invidia, gelosia, sadismo, masochismo e tante altre belle cose che siamo stranamente sempre convinti riguardino solo gli altri. O, peggio, i “perdenti”.

Cosa c’entra l’arte con tutto ciò? Centra perché ciò che non sappiamo vedere è l’arte che ha il compito di mostrarcelo, allargando la nostra capacità percettiva tramite “produzioni”. Ma negli attuali tempi ,quando ci scandalizziamo per tutto e dove “rivoluzionario” è indotto significhi paradossalmente affermare l’essere conformi. Come dobbiamo comportarci per allargare la capacità percettiva?

Oh, comprendo, dobbiamo tutelare il semplice che da tutto ciò è confuso. Sono certa che questa “tutela” è in genere solo funzionale al conformismo e, oggi, certamente prodigherebbe a banalizzare messaggi sferzanti come per esempio “L’origine del mondo” di Courbet, dipinto esposto nientemeno che al Museo D’Orsay al quale non mi stupirei se qualcuno troverebbe rivoluzionario “trasgredire” cercando di affermare che l’unica cosa comprensibile è la rappresentazione a colori della grisaglia che amiamo svisceratamente grazie all’educazione sentimentale tipica della nostra epoca che ci rende capaci di immaginare solo burocrazia.

http://www.musee-orsay.fr/it/eventi/mostre/archivi/archivi/browse/15/article/lorigine-du-monde-autour-dun-chef-doeuvre-de-courbet-6775.html?tx_ttnews[backPid]=252&cHash=d6486a38ae

Vedere qualcosa di simbolicamente altrettanto potente (che il gusto estetico avvezzo al porno può trovare difficile classificare in modo altro), nelle proposte che si fregiano della qualità artistica su SL, è pertanto impensabile. L’arte in SL dev’essere definita “seria” senza timore che così facendo si ricopre il discorso di un’indelebile patina di ridicolo che è percettibile anche se la definizione è espressa nelle segrete stanze. Avviene invece qualcosa di similmente efficace all’opera del XIX secolo nelle situazioni create da avatar senza nessuna dichiarata pretesa artistica, a volte inconsapevoli di proporre tematiche decisamente inquietanti.

La parola inquietante è per me una specie di garanzia che l’indagine si addentra nell’ attuale: non è forse inquietante l’alienazione subita dal lavoro intellettuale al cospetto dell’organizzazione imposta per renderlo funzionale alle macchine? Non è inquietante che la società si muova all’unisono, stimolata da problematiche iniettate da informazioni accordate, in senso musicale, a precisi modelli narrativi che avvolgono realtà e sogno di derivazione pubblicitaria? Non è inquietante che ci hanno resi spettatori di tutto, peraltro  incapaci di distinguere la claque? Non è inquietante che le nostre energie si spendono per identificare metodi di “content marketing” e similari? Non è inquietante che pretendiamo lecito solo ridurre l’opinione ai “mi piace”, “non mi piace più”, “mi associo/dissocio”? Non è inquietante che esista una realtà rispetto alla quale Gillo Dorfles si esprime così:

Quando assisto alla facilità vertiginosa con cui degli adolescenti, anzi dei bambini, si impadroniscono di nuovi gadget, della maestria con cui manovrano i tasti, i pulsanti, deputati alle più complesse operazioni, mi chiedo fino a che punto questa immane espansione delle conoscenze segnaletiche e informative vada a scapito dei faticosi sentieri della memoria e di quelli – un tempo beati – della fantasia creatrice.

Quello che aggiungo io è che reagire solo a segnali e informazioni non è un problema solo dei ragazzi, semmai è più ampio e si persegue pure con ostinazione, nella speranza che i criceti dentro il plastico siano sempre altri: anche questo, secondo me, fa parte del mistero di cui parlavo in precedenza.

Tutto ciò detto, adesso, pensando a come noi chiediamo alla politica una via d’uscita da tutto, commento che questa richiesta è in certi casi decisamente erronea, perché impossibile per questioni di competenza. In errore ci inducono molti fattori, compresa un arte didascalica, scolastica e schematizzata quale si vuole fortemente ridurre la nostra capacità creativa elettronica che ci si ostina ad ignorare come tale rispetto a discorsi di aderenza alla realtà fondati sullo sventolare repertori tratti maliziosamente dalla letteratura della concorrenzialità.

E’ parallelamente inutile discutere sul come la vita vera avverrebbe nelle “piazze”. Lì, oggi, si passa soltanto con un cellulare attaccato ad un orecchio che, come sa bene chi stila il codice della strada, rende traslati altrove e soggetti solo a collisioni alle quali si reagisce di malomodo. Nei casi migliori si tratta, analogamente agli avatars, di individui indaffarati in tutto piuttosto che essere lì. Reale è solo conformarsi più velocemente possibile, con comunicazioni pretese immediate, a decisioni di un élite di figure indistinte ma qualificate, rinchiuse in studi e uffici. Immaginare quegli spazi pervasi di rarefazione sexy è interessante: prova la realtà di tutto ciò che, appunto, riguardando l’umano, è infatti lecito esplorare con tutti i sensi. Inevitabilmente compreso quello artistico.

Chiudo proponendo due dubbi: il ricambio generazionale apporterà fantasia creatrice a tutto ciò? Quale arte descrive e dove avviene la catarsi della fantasia creatrice del (naturale) ricambio generazionale?

La parola

By Serena Domenici

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“Com’è arrapante il tuo avatar!” Me l’hanno detto ieri. Anzi me l’hanno scritto. Ma non è la stessa cosa? Forse sì. O forse no… Quanti me l’avrebbero “detto” in voice? E quanti lo avrebbero fatto a voce nella vita reale, e, soprattutto, che significato avrebbe avuto? Adulazione, sfacciataggine, menzogna, voglia di “provarci”, arroganza, volgarità, ironia? E in Second Life si possono semplicemente trasporre dal parlato allo scritto tutte queste sfaccettature lessicali e concettuali? Me lo sono chiesto quando ho letto (ascoltato?) questo “complimento” tutto particolare-ma-non-troppo. Si impone, a questo punto, qualche riflessione. Si è parlato spesso del no/voice, si/voice, all’interno del Metaverso, e dei vari Mondi Virtuali. In realtà ho sempre ritenuto che fosse un falso problema. Sono dell’avviso che sia una scelta del tutto personale. E che ogni tentativo di demonizzare o, al contrario, esaltare l’uso della voce sia un atto di “prepotenza”. Personalmente trovo comodo il voice: non mi va sempre di scrivere, e con gli amici più cari mi piace ridere e chiacchierare senza dover digitare sui tasti, a tratti in modo frettoloso e compulsivo.

Ho rispetto verso chi non lo usa per ragioni personali, relative al contesto “Real” in cui si trova, molto meno invece, per chi resta muto per potersi comodamente spacciare per qualcun altro/a. Non mi riferisco all’annosa questione di cambio di sesso. Se sul Metaverso a qualcuno piace sentirsi “altro” o poter essere “altro”, ritengo siano fatti suoi, soprattutto se rimane all’interno di un contesto virtuale senza implicazioni real life. Intendo approfondire, invece, il rapporto tra comunicazione e parola scritta, se su di essa si incentrano e si basano le relazioni interpersonali in Second Life. Questione di approccio, di metodo, di mentalità e, purtroppo, o per fortuna, a seconda dei casi, di stile. Invece, poco e meno approfondito è il discorso sull’uso della parola scritta. Mi scuso in anticipo se la questione fosse già stata dibattuta, ma, a meno che mi sia sfuggito, ho letto poco al riguardo. Si digita tantissimo in chat local o in “im” privati. Si scrive per comunicare, si scrive per rendere viva e palpitante la vita all’interno dei Mondi Virtuali. Si scrive in tutte le lingue e si scrive per necessità di proporsi e manifestarsi agli altri. Si scrive per dare e ricevere emozioni, si scrive per fare sesso virtuale, per litigare, amare, sognare, calunniare, spettegolare, lavorare.

Si scrive in modo sgrammaticato, colto, ricercato, confuso o poetico. Si scrive inventando ogni volta, e si scrive per stereotipi, slogan e luoghi comuni. Qualunque sia la ragione, la parola scritta è indubbiamente per molti il veicolo principale per scegliersi, “annusarsi”, valutare e cercare chi, per una serie di varie e spesso misteriose alchimie, più ci piace, o al contrario, chi proprio non ci aggrada. E chi ha la capacità di “leggere tra le righe” riesce a farlo con tempi più rallentati e pertanto con maggiori possibilità di discernimento rispetto a quelle che l’intuito e le sensazioni epidermiche, mediate dal linguaggio del corpo, possono regalare nella vita reale. E, al contrario del voice, la parola scritta aiuta i timidi e li rende audaci. Aiuta chi millanta nobili intenzioni e sentimenti, riesce a far sognare, se si ha il dono di scegliere con cura le parole, ma è capace di distruggere al pari di Attila chiunque incroci il suo “percorso”. Può essere un’arma o un dono, un pugnale o una carezza, una rosa o una spina. La scrittura parla di noi attraverso noi, che diventiamo gli artefici, non sempre consapevoli, di “giochi” di ruolo, che ci vedono di volta in volta vittime o carnefici. Sono certa, per esempio, che molta arroganza scritta trovi la forza di essere tale solo perché, al riparo da sguardi o inflessioni vocali, diventa l’arma principale di qualche imbecille (uomo o donna), che attraverso l’uso della chat, o di messaggi privati, crede che quattro cazzate scritte in maiuscolo possano avere il potere di intimorire gli interlocutori con i quali si rapporta.

Ci sono poi i beffardi (per non dire peggio…), quelli che ti sbattono in faccia risate sardoniche (secondo loro) “bannando” e “mutando” a più non posso, con annesso corredo di faccine doppie, triple e con salto mortale. E tu resti lì a ridere in Real Life, e a chiederti il perché la madre dei cretini sia sempre incinta. Ci sono i seriali, quelli che scrivono a tutti le stesse cose, usano direttamente il copia e incolla, e se li fai uscire fuori dal seminato, sono colti da crisi isterica e/o sindrome da impotenza. Un’altra ineffabile categoria è rappresentata dagli scurrili, che usano definire il loro prossimo con appellativi non proprio eleganti. Hanno la sindrome della troia a tutti i costi, e costi quel che costi. Se non gliela dai sei troia, se gliela dai sei troia lo stesso. Della serie: poche idee e confuse.

Ovviamente c’è l’analogo femminile: l’uomo se ci prova è un porco, se non ci prova è un coglione. Tutto ciò ha un vago (ma non troppo…) sentore di deja-vu Real Life, ma, si sa, non c’è mai nulla di nuovo sotto il sole, di idrogeno o di pixel che sia. I suadenti, poi … ah, loro sì che ci sanno fare: usano la parola danzandoci, sanno quali corde toccare e se alla fine ti prendono in giro sei pure contenta/o. Gli affabulatori sono i cugini larghi dei suadenti, e i parenti stretti dei seriali, ma conoscono più aggettivi e sono più furbi/e.  Riescono a fregarti, però, solo una volta, la seconda sanno già di stantio.

Interessanti, inoltre, sono i profili. Ne parlai già tempo addietro: molti di essi sono per lo più citazioni prese in prestito e raccolte qua e là; il trionfo del copia e incolla da cui è difficile capire la reale personalità che viene fuori col tempo, se si vuole farla venir fuori e, soprattutto, se vale davvero la pena cercarla.

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E’ inevitabile, a questo punto, parlare di “menzogna” nel Metaverso. Difficile stilarne una definizione accettabile, e valida per tutti. La realtà virtuale è essa stessa finzione, sia pur entro certi limiti, e non dire tutto di sè, o dire cose non vere o fuorvianti, fa parte del gioco. Un gioco, però, che spesso si fa duro e coinvolge sentimenti ed emozioni “reali”. O che si fa illusorio o, se vogliamo, consolatorio, rendendoci più vivibile la vita reale, nei casi, e non sono pochi, che essa sia avara di soddisfazioni. E allora ecco che, mentire agli altri e mentire a se stessi, diventano due facce della stessa medaglia, non necessariamente intrise di malafede o cattiveria. Abbiamo bisogno anche di illusioni, “un po’ per celia, un po’ per non morir”. Ma nello stesso modo in cui la propria libertà finisce dove inizia la libertà altrui, la propria menzogna deve arrestarsi dove inizia l’altrui sofferenza. E le parole … bisogna saperle usare.

Ci sono parole che ti arrivano dentro e ti confondono, ci sono parole nelle quali credere aiuta a sopportare meglio la vita, ci sono parole che lasciano il segno e che scrivono la tua storia, al di là del tempo. Il Metaverso è un teatro di vita … E i ruoli sono interscambiabili. Ecco perché non potrà, a mio avviso, esserci un pensiero avatariano autosufficiente ed autoreferenziale. Siamo troppo coscienti e incoscienti per poter prendere le distanze dal nostro pupazzetto. Siamo noi, al di là dello schermo, a dargli il modo di agire e trasmettere input. Sono in pochi ad ammettere di avere una vita sessuale cerebrale all’interno di SL. In realtà solo una minoranza non pratica il cybersex. Fare sesso, mediante scrittura, è per molti l’unico modo per comunicare al proprio partner il desiderio. La letteratura, d’altra parte, è piena di opere erotiche, e sono convinta che il Metaverso, o le chat history, racchiudano dei veri e propri capolavori di Ars Amandi (Ovidio Docet). Quasi quasi, proporrei attraverso questo Magazine la pubblicazione in anonimato (i nomi degli amanti celati) non di racconti, ma di esperienze scritte di erotismo. Che poi non è tanto importante praticarlo, il sesso, ma renderlo desiderabile e perfetto attraverso le parole giuste al momento giusto. Il nostro cervello può godere in mille modi diversi e sublimi, tutto il resto sono dettagli. Pensateci: scrivere, soprattutto in anonimato, ci libera. Libera il meglio e il peggio di ognuno di noi. Sta a noi metterlo su “carta”.

Da un pezzo di carta…una storia per Ashraya

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Questa l’iniziativa che prenderà il via mercoledì 25 luglio alle ore 22:00 italian time, 1:00 pm SL time, presso: http://maps.secondlife.com/secondlife/Xigola/241/100/97

Virginia Lupindo, grazie alla disponibilità ed accoglienza di Violetta Veeper, Elisa Milo e di tutto lo staff di Italian Lesbian vi renderà partecipi di un momento “creativo” a metà tra SL e RL. Mescolando gli insegnamenti e le teorie di Bruno Munari e Gianni Rodari, Virginia vi porterà a creare una vostra storia per mezzo di tecniche legate allo strappo della carta e all’uso creativo del tratto grafico e della parola… E tutto questo, a favore dell’Associazione indiana “Ashraya” di cui Virginia si occupa da tempo. I “capolavori”, creati dai partecipanti, verranno, con il permesso degli stessi, messi in mostra e venduti negli spazi della land; il ricavato delle vendite, e delle offerte, sarà interamente devoluto all’Associazione.

Vi aspettiamo, sicuri che vorrete partecipare a qualcosa di speciale. Qui troverete immagini e indicazioni per arrivare; sappiate che aldilà del monitor, per quella serata, vi serviranno: un foglio bianco, alcuni fogli colorati, presi da riviste o cartoncini colorati, della colla, una penna nera… e una buona dose di curiosità e fantasia.

Per le iscrizioni contattare Violetta Veeper (IM o Note).

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Notizie su Ashraya/Info about Ashraya

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Ashraya”, che significa “riparo”, “protezione”, ha portato speranza e amore nella vita di centinaia di bambini e donne, per molti anni. Fondata e registrata nel 1982, l’organizzazione, con sede a  Bangalore, si dedica a cercare soluzioni per i bambini dentro  alla propria famiglia biologica, o in case adottive.  Dall’inizio, la funzione principale dell’organizzazione era quella di lavorare con la riabilitazione di bambini poveri e  abbandonati. Ora ha esteso i suoi servizi per la famiglia nel suo complesso. Asharaya ha fondato un secondo centro chiamato Tara dove donne con i loro figli possono trovare insieme supporto e protezione alla sofferenza e alle difficoltà.

Ashraya Children’s Home”, meaning ‘Shelter’ has brought hope and love into the lives of several hundred children and women  over many years.
Founded and registered in 1982, the Bangalore based institution’s efforts have been dedicated to the promotion of good adoption practice – both national and intercountry – meeting the needs of the children. Ashraya founded a second centre called Tara where women with their children are offered shelter and support to overcome distress and problems together.

English video: http://www.youtube.com/watch?v=ZNOccd9NQxY

Italian video: http://www.3gpdb.com/videoy.php?b=8NLiwPQhHX-&ashraya

Web site: http://www.nriol.com/ashraya/

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Lo staff di Italian Lesbian e Virginia Lupindo.

La voce di un angelo e una donna straordinaria: Putri Solo

By Francesca Caeran

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Vorrei iniziare quest’articolo come se fosse una favola….  C’era una volta, una signora che somigliava più alla Madonna, che all’incredibile cantante pop che vi presenterò nel dettaglio più avanti. Questa signora, in RL si chiama Thala Verani Delhaye (ha origini Belge, hehhehe si si, giuro!)  e vive in Indonesia, nella città di Jakarta, dove, da 12 anni,  esercita la professione di cantante. Un giorno, il suo sposo le disse: “Seguimi, che entriamo in Second Life, perchè il mondo deve aver la possibiltà di conoscere questa voce straordinaria”. Ed è cosi, che tre anni fa, nacque Putri Solo, Live Singer in Second Life. Ed è pure cosi, che tre anni fa, ancora niubba, la sottoscritta ebbe la fortuna di ascoltare la voce di un angelo.

Già all’epoca, andavo in giro alla ricerca di concerti live, per poter trascorrere le mie serate nel modo che più mi interessava, cioè quello di vivere qui la musica. Una di quelle sere, arrivai in una land rigorosamente straniera (eh te pareva…), dove un avatar che somigliava alla Madonna di Lourdes, vestita tutta di bianco e con i capelli coperti da un foulard, anch’esso rigorosamente  bianco, si stava esibendo in un concerto, ed era affiancata da un chitarrista: lei era Putri Solo, lui Naga Lionheart, suo marito in RL.  Vorrei spiegarvi l’effetto che ebbe su di me la voce di Putri. A parte la solita pelle d’oca (oramai lo so, che mi chiamate papera, lol), la sua voce, amici, mi lasciò sbalordita. Ero a bocca aperta, ascoltando con le mie orecchie tanta bellezza, tanta purezza, e tutta quell’emozione che questa voce meravigliosa mi regalava. Pensai, ma lei è un angelo, lei scende dal paradiso, o forse vuol far salire noi, che andiamo lì ad ascoltarla cantare.

Il fatto è, che mi procurò un benessere come nessun altro cantante aveva fatto prima, nemmeno in RL. Presi il gruppo, ed iniziai a seguirli per tutti i loro concerti, e ben presto tutti e tre diventammo amici. Putri Solo è una giovane donna musulmana di 37 anni, vive nella città di Jakarta, ed il suo mestiere in RL è cantare. Infatti, ha già inciso dei CD. È timida, riservata e sensibilissima. Lei non conosce la gelosia o la cattiveria, ha un’umanità straordinaria, ama le persone, ha sempre paura di offendere o ferire, anche senza volerlo. Un aneddoto da raccontare, è relativo a quella sera in cui, un avatar folle, salì sul palco dove Putri cantava, ed iniziò a picchiarla. Lei si mise a piangere. Qualcuno dirà che la sua reazione fu esagerata, ma amici, Putri Solo è cosi, non può immaginare che qualcuno in questo mondo, o in quello reale, possa fare delle cose così assurde.  Putri ama cantare per beneficienza, lo fa molto spesso, se gli impegni glielo permettono (o la sua agente… lol),  lo fa con piacere (conosco tante “dive” in Second Life, che mai si propongono in beneficienza: o paghi, o niente). Lei amici, è una donna meravigliosa, che si merita solo il bene del mondo intorno a se.

Putri, come tante altre donne, ha avuto un periodo della sua vita molto difficile. E così, per diversi mesi, lei e suo marito Naga, sparirono da Second Life. All’epoca non era ancora la mia sorella di cuore in Facebook (adoro quando mi chiama Sista, lol) e così, persi le loro tracce, per parecchi mesi. Poi un giorno, ecco un IM che mi fece saltare di gioia. Era Putri, che mi immava. Pensai, hurrah! eccola di ritorno su Second Life, riprenderà i concerti!! Putroppo, mi disse che lei e Naga avevano divorziato nella RL, ma che come due persone intelligenti, per il bene delle loro tre bambine, erano rimasti in ottimi rapporti. Lei mi chiedeva se potevo aiutarla a riprendere a cantare su Second Life. All’inizio esitai parecchio, perchè mi rimaneva poco tempo da dedicare ad un ennesimo cantante, e Putri si meritava qualcuno che si occupasse unicamente di lei.  Subito dopo, è stato il suo ex marito Naga a contattarmi, e a chiedermi di aiutarli a far lavorare Putri.  Allora, ci sono parole che per pudore non si dicono ma, chi sa ascoltare, può sempre capire le cose non dette. Quella sera feci la promessa a Naga, che Putri avrebbe ripreso a cantare in Second Life. E cosi, iniziarono i suoi concerti live in giro per il Metaverso. Ho detto Live, e vi assicuro che non c’è una sola canzone che Putri manda registrata.

È importante sapere che, tra l’Indonesia e l’Italia, ci sono cinque ore di differenza di orario (sei ore in inverno). Dunque, quando Putri inizia un concerto, la sera per noi, da lei sono le tre di notte, e quando il più delle volte finisce di cantare,  per lei sono  le cinque o le sei del mattino.  Putri dorme di giorno, per poter cantare durante la notte nelle land Europee. Poi, alle 6 del mattino, inizia la sua giornata pregando (pratica la sua religione intensamente, pregando più volte al giorno). Poi, prepara le sue bimbe per la scuola, e finalmente può andare a dormire. Cantare fa parte della sua vita, ed è la sua passione. Putri ha un vasto repertorio musicale, la sua voce le permette di cantare pezzi presi da Barbara Streisand, da Celine Dion, dagli Abba, da Khaty Perry, e tutte quelle canzoni per cantanti con la voce da sogno.  Anzi, mi raccomando, chiedete a Putri di cantarvi la canzone “Bring me to Life”, di Evanescence, e capirete tutto quello che le mie parole non riescono a dire…

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Una sera, Putri mi chiesi di farle ascoltare delle canzoni italiane che piacevano appunto agli italiani… Bhe, molto egoisticamente le ho fatto ascoltare la canzone dei Blue “A chi mi dice”  e lei se ne innamorò… Ma impossibile  trovare una base corretta. Allora chiesi a Tempio Breil che, gentilissimo, gliela mandò, e una sera Putri ci feci la sorpresa di cantare in italiano.  Adesso, si è messo in testa che vuole cantare la canzone che Lara Fabian ha interpretato dopo Massimo Ranieri, cioè “Perdere l’amore”, e così, vediamo se riusciremo a trovarle la base giusta.

Un momento di emozione stupendo, che difficilmente dimenticheremo in tanti, è stata la finalissima del Festival della Canzone Live di Second Life. Il primo festival che è stato organizzato nella land Napoli “La Terra dei Matti”, con la grandissima organizzazione della signora Lukia Halderman e di Mynue Zarco. Putri, avendo già per due volte partecipato al Festival della Canzone di Incanto, senza mai arrivare al risultato che lei sperava, era un pò esitante, ma, alla fine, si lasciò guidare, e… che emozione amici, quando è stata proclamata vincitrice del Festival. La sua emozione fece commuovere tutti. Lei piangeva di gioia, perchè si sentiva amata, perchè l’avevano apprezzata, e perchè tutti erano stati gentilissimi con lei. La mia Madonna di Lourdes riuscì a far piangere anche me 😉

Io mi auguro che un giorno, nella vita Reale, un produttore si renda conto del potenziale di questa donna, e chissà, magari un giorno, potremo dire: io l’ho conosciuta, cantava in un Mondo Virtuale, una specie di paradiso dove lei rendeva più bello ancora questo Mondo, e dove ognuno di noi viveva per ore  i propri sogni.

ASCOLTA PUTRI QUI:  http://www.youtube.com/watch?v=za8efqQutyM

Immersive Wor(l)ds: Letteratura e arte figurativa digitale nella fusione fra mondo fisico e virtuale.

Si è svolto sabato 30 giugno mattina, a partire dalle 10,30, l’attesissimo incontro organizzato presso la sede dell’Accademia di Brera, a Milano ed in Second Life, per presentare ad una platea vasta, in RL come in Second Life, alcune installazioni artistiche realizzate nel Metaverso da artisti virtuali. Gli artisti chiamati ad esporre le proprie opere, alcuni dei quali famosissimi, anche a livello internazionale, sono stati cinque: Giovanna Cerise, Nessuno Myoo, Noke Yuitza, Giulia de Marinis e Lorenzo Liguoro (http://imparafacile.ning.com/).

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Il collegamento è stato effettuato tra la sede dell’Accademia di Brera, con un allestimento nel salone Napoleonico, e la land dell’Accademia, presso Second Life (http://maps.secondlife.com/secondlife/Accademia di Brera/65/180/21). Il pubblico, da una parte e dall’altra, sfruttando anche la connessione in streaming su web, ormai consueta per tutti gli eventi del genere, ha seguito con grande attenzione il percorso, che si è snodato attraverso sei diverse postazioni allestite in Second Life. Ogni tappa è servita a spiegare una diversa opera, commentata dall’artista che l’aveva realizzata. Le installazioni, per chi volesse ripercorrere il tour, sono ancora visitabili presso la land che le ospita. L’organizzazione e la preparazione dell’evento, a cura del team di Imparafacile Runo, e del team di Arte Libera, con Simba Schumann, è stata, come sempre, all’altezza dell’evento. Da cronista, devo dire che un paio di tali installazioni mi hanno davvero impressionato, in termini di bellezza visiva e coinvolgimento emozionale, ma tutte sono state molto apprezzate, sia dal pubblico in Second Life, che da quello in Accademia. I commenti degli artisti, poi, sono stati tutti di grande interesse, all’altezza delle attese.

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La discussione si è andata sviluppando attraverso le varie tappe, ed ha infine toccato un punto fondamentale, che si è espresso con una domanda, posta da uno degli interlocutori presso l’Accademia di Brera. La domanda, davvero dirimente, è stata posta sugli effetti, nel mondo reale, di quest’arte nata e sviluppatasi nel Metaverso. Le risposte sono state pertinenti, mettendo in evidenza le numerose interazioni che si sono sviluppate negli ultimi anni tra installazioni virtuali ed eventi reali, presso musei, sedi istituzionali, eventi e produzioni di Machinima. Tra l’altro, l’intervento di Mexi Lane, promotrice instancabile di molti di tali eventi, insieme a diversi altri artisti e protagonisti del mondo virtuale, ha illustrato quanto di meglio è stato realizzato in questo campo, e portato poi nel mondo reale con grande impatto, attraverso eventi di successo, alcuni dei quali hanno attratto più visitatori in Second Life che nel museo reale.

Tuttavia, devo dire che ogni volta che sento argomentare su tale “ricaduta” dell’arte virtuale in RL, provo un senso di delusione e di perplessità. E’ come se un’espressione artistica, per essere legittimata, debba necessariamente manifestarsi in un posto piuttosto che in un altro: presso un museo piuttosto che in televisione, presso una galleria d’arte o presso invece una land basata in un Mondo Virtuale. Che senso ha una distinzione del genere, per il gusto e la sensibilità di chi la vive?

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Un’opera d’arte, a mio modesto parere, ma anche di molti critici, trova la sua maggior espressione se riesce a sfruttare al meglio il mezzo usato per esprimerla. Un quadro, una foto, una scultura, hanno senso in una galleria d’arte o in un museo, viceversa, una costruzione virtuale, come alcune di quelle di incomparabile bellezza che ho visitato in questo tour, non può che essere apprezzata in un ambiente virtuale, per cui è stata pensata e costruita. Guardare le installazioni, camminarci dentro, essere pervasi dagli effetti visivi e sonori, è qualcosa di una bellezza irripetibile in un ambiente reale. Credo che la critica d’arte cosiddetta “ufficiale” debba cominciare a fare un bagno di umiltà, e porsi anche un problema opposto: come fare a esprimere nel modo migliore, sensazioni nuove e più avanzate, che invece il mondo virtuale riesce a trasmettere ormai prepotentemente.

Non voglio mettere in contrapposizione i diversi ambienti, sarebbe, a maggior ragione, assurdo e fuorviante. Voglio però dire che in futuro l’arte virtuale avrà di sicuro sviluppi inimmaginabili, poiché non ha i limiti e i condizionamenti del mondo reale: non ha problemi di gravità nelle sculture e nelle installazioni, non ha certi limiti di condizionamento da parte di critici d’arte, o sedicenti tali, non deve sottostare al ricatto dei galleristi o alle bieche esigenze commerciali. Le forme artistiche potranno svilupparsi seguendo il talento, o addirittura il genio, di quanti riusciranno a emergere. La critica d’arte “ufficiale” si accorgerà prestissimo di cosa voglia dire avere un mondo vergine a disposizione, per creare e comunicare, ed è molto probabile che questi critici del mondo “reale” scopriranno tale realtà quando questa avrà ormai travalicato i confini del Metaverso. Non dovremo attendere molto…

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Lo sport nazionale: la polemica.

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Il mio ultimo articolo terminava con queste parole: “…con lo stesso entusiasmo, da parte dei valorosi pionieri di oggi, che saranno chiamati a compiere il salto di qualità. Sarebbe quindi il caso di cominciare da adesso … “.

Era un invito alla discussione, all’approfondimento. Il dibattito che ne è seguito, con molte decine di commenti, è stato più o meno simile a quello svoltosi in altre occasioni analoghe. Da un lato non si è colto, a mio parere, il senso dell’invito all’approfondimento, dall’altro, alcuni lodevoli interventi di merito, che hanno espresso pareri molto interessanti, sono stati subissati dai soliti post di rivalsa e di polemica, se non di vero e proprio insulto.

Intendiamoci, non che sia stata una situazione diversa dalle solite discussioni tipiche del popolo di Second Life, ma è servito a focalizzare la mia attenzione esattamente su tale fenomeno. Alcuni interventi notevoli, tra cui mi piace citare quelli di Melusina Parkin, di Eva Auer, di Sniper Siemens, e di pochi altri, sono stati annegati in un mare di repliche sbrigative e superficiali, non propriamente rivolte all’approfondimento. Classico.

Vorrei qui citare, parlando invece di contenuti, una massima di Marco Porcio Catone: “Bada di possedere i contenuti, le parole verranno…”, che ci ammonisce a considerare prima le idee, le cose che abbiamo da dire, e dopo il modo, l’eloquenza, poiché è questa che deriva dalle prime, e non viceversa. Che cosa voglio dire? Dico che una discussione si basa su un confronto di idee, sul mettere a fattor comune punti di vista diversi, poiché la risultante del confronto è sempre superiore alla somma delle idee di partenza. Discutendo si sviluppa l’analisi, si acquisiscono fatti e punti di vista che non si conoscevano, o non si erano considerati, prima, e si arriva perciò ad una sintesi superiore a quelli che erano i punti di partenza. Logico, chiaro, scontato…

Perché allora ci troviamo sempre di fronte a questa vis polemica, addirittura condita di astio e di ripicche personali, e a volte addirittura di insulti?

Io credo che siano due le motivazioni. La prima è che polemizzando con l’altro pensiamo di primeggiare intellettualmente, di sopraffare con l’aggressività, i punti di vista dell’altro. Una voglia, insomma, di prevalere, basata non sulle idee, ma sulla sterile polemica. E’ il mormorio di fondo, la fiera delle vanità e dell’inutilità. La seconda motivazione è che, volendo intervenire nela discussione, e mettersi in evidenza a tutti i costi, non avendo assolutamente nulla di originale da dire, si innescano discussioni basate sul nulla.

Non voglio entrare nel merito degli insulti, se non chiedendo aiuto, ancora una volta, ai latini: “Gli insulti, se non li prendi in considerazione, vengono presto dimenticati; se invece ti ci arrabbi, appaiono meritati (Publio Cornelio Tacito)”. E’ la politica che di solito adottiamo noi della redazione.

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Tuttavia si pone a questo punto un problema: come vogliamo continuare a portare avanti le nostre discussioni e i nostri approfondimenti? O vogliamo forse rinunciare del tutto alla discussione, limitandoci ad un approccio unidirezionale, senza pubblicare interventi esterni alla redazione, o repliche?

Per quanto mi riguarda, questo Magazine è stato fondato avendo tra gli obiettivi quello di contribuire a far crescere la consapevolezza nelle potenzialità e nel futuro dei Mondi Virtuali (lo scrivo in maiuscolo perché mi piace così, se non condividete, rassegnatevi…). Rinunciare alla discussione sarebbe un venir meno a uno degli elementi fondanti di questo progetto. Quindi nessuna rinuncia, il problema neanche si pone.

Esiste però una questione di metodo. E qui io penso, col mio innato ottimismo, che gran parte del miglioramento nel livello della discussione, debba basarsi sull’autodisciplina. Invito quindi tutti quelli che hanno idee e argomenti da portare al confronto, a esprimere liberamente il proprio pensiero, e a seguire sempre i dibattiti, contribuendovi. Saremo sempre riconoscenti a questi amici, che ci stimolano e ci aiutano a crescere. Viceversa, invito i polemici e quanti non hanno voglia di portare contributi di merito, ma solo ripicche e attacchi gratuiti, ad andare a esercitare tali loro prerogative da un’altra parte. Senza rancore, sempre con amicizia, ma senza avere nulla da dirci. Rinunceremo alla metà dei commenti a beneficio dell’approfondimento. E, dato che l’ottimismo non è pazzia o ingenuità, se l’autodisciplina facesse difetto a qualcuno, saremo costretti a tagliare o stigmatizzare i commenti del tipo suddetto.

Sarebbe una scelta dolorosa, poiché nessuna censura è consentita in rete, da prendersi quindi non a cuor leggero. Si potrebbe poi gestire in maniera democratica tale tipo di intervento, ad esempio delegando questi casi particolari a un team di tre persone, di provata obiettività (da individuare). Sarebbe un sistema macchinoso e poco rapido, tuttavia si potrebbe provare… Un altro sistema potrebbe essere quello di pubblicare il commento in questione seguito da una replica immediata della redazione, che lo identifichi come inutilmente polemico o offensivo. Ma qui gli effetti potrebbero essere ancora più perversi, alimentando ulteriori polemiche, se non addirittura risentimenti personali. Insomma è un tema molto delicato e complesso e chiedo quindi anche il vostro contributo per l’identificazione di una soluzione accettabile.

Una cosa è certa, l’auspicato salto di qualità, che citavo all’inizio, non può tardare ulteriormente a compiersi. Ci sono molti segnali di ripresa dell’interesse nelle potenzialità e negli sviluppi dei Mondi Virtuali, occorre prepararsi a sfruttare la seconda ondata, e non tutti ne sono o ne saranno capaci. La storia del progresso ce l’ha insegnato, spesso tocca ricostruire partendo dalle macerie, su un terreno non vergine. Ed è quello che spero vorremo fare…

Il futuro è adesso.

Nelle ultime settimane sul nostro Magazine si sta conducendo, complici alcuni articoli recentemente pubblicati, un dibattito abbastanza contrastato sulla storia, le esperienze, ed il futuro di Second Life. Commenti e riflessioni, spesso accesi, si sono fatti sulle esperienze e i fallimenti passati, come la mitica presenza delle “imprese reali” in Second Life. Altrettanto combattuti sono i giudizi su un nuovo mondo virtuale, che faticosamente sta cercando di fornire una versione di grid diversa da Second Life, ma ancora tutto da costruire. Insomma, una riflessione sul passato ed il futuro di Second Life, o di quanto da Second Life potrebbe svilupparsi. E’ un momento importante di discussione, da sviluppare ulteriormente. Sono convinto che solo metabolizzando e superando i miti dei passati fasti, si possano porre le condizioni per lavorare seriamente, o giocare serenamente, alla costruzione di un nuovo paradigma di utilizzo dei Mondi Virtuali.

Il primo obiettivo da acquisire, è il superamento del “lutto” per i fasti e la notorietà dei bei tempi passati. Second Life ha avuto il suo momento di massima notorietà tra la fine del 2007 e il 2008. Era una novità, i termini immaginifici di “Seconda Vita” e di “Avatar” conquistarono le prime pagine dei giornali e gli inserti tecnologici e culturali di tutte le riviste. Ne nacque una moda mediatica, con libri, interviste, cantanti e politici che si cimentarono con avatar e viewer, e via dicendo. Poi la moda passò, sostituita da altre più diffuse e popolari che durano tuttora. Il solito chiasso dei media, superficiale ed effimero. Ma, per fortuna, Second Life continua la sua evoluzione, senza tanto clamore. Fin qui tutto normale, logico, prevedibile.

La vera bufala, il malinteso, e l’illusione di fondo, è stata quella che propagandava Second Life come la nuova frontiera, il nuovo mondo. Passò quindi l’idea per cui, come la corsa alle terre dei canestoga nel 1893 in Oklahoma, chi fosse arrivato per primo, avrebbe conquistato le posizioni migliori nel nuovo eldorado. Addirittura imprese reali, per motivi di immagine tecnologica da acquisire (sfruttando la notorietà data dai media in quel momento), o per l’illusione di nuovi business, spesero tempo e denaro per una presenza breve ed inconcludente. Altre imprese, del settore tecnologico e dei servizi, verificarono le potenzialità del nuovo strumento, decidendo che non era il caso di investire altro denaro, e lasciarono rapidamente Second Life, o vi mantennero una presenza discreta da “osservatori”. Questa bufala, oltre che per il rilievo dato dai media alla nuova moda, fu diffusa anche a causa dell’errata convinzione che presto il web che noi conosciamo, e usiamo per lavoro o per svago, sarebbe stato sostituito da una sorta di web tridimensionale di cui Second Life era appena l’inizio. Una famosa ricerca di una società specializzata dichiarava, nell’aprile 2007, che: “entro il 2011, l’80% degli utenti internet attivi avrà una seconda vita in un mondo virtuale”. Si capisce quindi, a guardarla a posteriori, l’aspettativa che si era andata creando, verso i Mondi Virtuali.

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Molti i politici, i cantanti, gente dello spettacolo, che entrarono in Second Life seguendo la moda del momento. Da Paola e Chiara (http://www.youtube.com/watch?v=5ZL0w2G8i6s), a Irene Grandi (http://www.youtube.com/watch?v=HI7tgXpsTlM), da Antonio di Pietro, allora ministro delle infrastrutture (http://www.youtube.com/watch?v=5IGThVGGloU), a Segolene Royal (http://www.youtube.com/watch?v=ALCnho6Tvxk) durante la campagna elettorale per le presidenziali francesi, a Barak Obama nel 2008, col suo geniale messaggio “Yes, we can!” (http://www.youtube.com/watch?v=N2pkSaT7eqs&feature=related), seguito a ruota dal suo avversario McCain.

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Le imprese che entrarono in Second Life, investendo pochissime risorse economiche per la verità ma impegnando il proprio brand in un’esperienza rapidamente rivelatasi inconcludente, scoprirono quelli che erano allora, e sono ancora oggi, i limiti evidenti di questo strumento: limitato numero di utenti, ferraginosità dell’interfaccia software, necessità di un hardware adeguato, mancata diffusione della banda larga, ecc. Inoltre, si capì rapidamente che la profezia della sostituzione del web con i Mondi Virtuali, era la bufala che ora sappiamo. Second Life tornò quindi rapidamente ad essere un ambiente frequentato dai resident, al di fuori del clamore mediatico. Cioè da quelli che, entrandovi, avevano scoperto alcune delle reali potenzialità di questo strumento straordinario, rappresentato dai Mondi Virtuali. Questi pionieri hanno continuato a svolgere e a sviluppare sempre di più, le attività che sono tipiche di una presenza “reale”, tramite avatar, in un ambiente immersivo: sperimentazione artistica, education, concerti, eventi culturali e dibattiti, e così via. Sono le attività in cui è importante la presenza “fisica” delle persone, l’interazione con gli altri. Una pagina web piena di dati, o l’utilizzo di un portale di e-commerce, non hanno alcuna necessità di una presenza “fisica” dell’utente. Le pagine web sono utilissime e sufficienti, per svolgere tali attività. Nessun ambiente 3D mi sarà utile per compilare il 730 o stampare i miei certificati anagrafici dal sito del Comune. Ci voleva poco a capirlo, eppure, la bufala fu digerita da molti in quegli anni di boom.

Sgombrando quindi il campo dagli equivoci, si rivela l’effettiva potenzialità dei Mondi Virtuali, di cui Second Life è un prototipo ad uno stato ormai abbastanza avanzato. Le applicazioni possono essere molteplici, andando a sostituire, con una presenza virtuale, quella fisica, con enormi economie di spazio e di tempo. Pensiamo ai servizi di consulenza, allo svolgimento di attività associative, alla telemedicina, agli ambienti di simulazione, e via dicendo. Oltre naturalmente al superamento degli ostacoli dovuti alla distanza, o all’indisponibilità delle persone, per contatti diretti.

Inoltre, c’è una tematica di tipo sociologico tutta ancora da sviscerare. Un Mondo Virtuale è un vero e proprio villaggio globale, un mondo “vivo” con paesi, città, gruppi sociali. Le interazioni e le necessità di governo di un tale nuovo mondo, sono ancora tutte da scoprire e sperimentare. Ce ne sarebbe di lavoro da fare, per sociologi e psicologi. Alcuni tentativi di elaborazione di un nuovo modello sociale sono stati appena abbozzati negli anni scorsi (ricordate l’esperimento di autogoverno di Neufreiestadt? O il nostro italianissimo Post Utopia?). E’ un filone di ricerca completamente nuovo: una società che nasce e si sviluppa da zero. Quali forme organizzative, quali regole, quale ordinamento politico, può darsi? E’ inevitabile passare dal modello tribale a quello capitalistico? Sono possibili nuove forme organizzative che non mutuino i modelli socialisti o anarchici?

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Un universo nuovo, tutto da scoprire e da sviluppare. Così come pure è importante capire  come potrà svilupparsi, in futuro, l’economia interna ad un Mondo Virtuale. E’ innegabile che un’economia, per quanto limitata alle attività interne, esista in Second Life, e consenta anche a diverse persone di vivere con i guadagni che qui si fanno. Non è certamente un eldorado, o un settore che possa creare migliaia di posti di lavoro, ma sicuramente molti ci vivono, per quanto non navigando nell’oro. Sono lontani i tempi dei fasti speculativi di Anshe Chung, all’inizio della bolla immobiliare in Second Life. Questa gente sbarca a stento il lunario, ma ci vive, e di esempi, anche nostrani, ne abbiamo diversi.

C’è poi tutta la tematica dei Giochi di Ruolo, per cui un mondo virtuale fornisce strumenti sufficienti a sviluppare le diverse “storie” ed i personaggi che si vanno man mano creando: clan, organizzazioni, gilde, sette di vampiri o di cavalieri medioevali, ecc. Ma qui esiste già una consolidata esperienza, data dai Mondi Virtuali più avanzati e diffusi di Second Life, come World of Warcraft, Entropia, Everquest, Ultima on line, ecc.

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Esistono quindi intatte le potenzialità di un grande sviluppo dei Mondi Virtuali, purchè le si guardino in una prospettiva realistica e legata alle effettive possibilità offerte dal Metaverso. E naturalmente, per quanto rappresenti il prototipo più avanzato, Second Life è lungi dal poter essere considerato il futuro dei Mondi Virtuali.

Già oggi innumerevoli altre grid, basate su Open Sims, sono operative, per quanto richiamino un numero molto più limitato di utenti, e abbiano caratteristiche ancora piuttosto lontane da Second Life. Ma è solo una questione di tempo. Questi mondi si svilupperanno, così come pure nuove grid proprietarie verranno create, e avranno legittimamente velleità di svilupparvi servizi e attività adeguate alle potenzialità dell’ambiente.

Quello che posso dire, considerando il potenziale sviluppo di servizi, che utilizzino il paradigma dei Mondi Virtuali come strumento, è che prima di sbandierare soluzioni innovative, o nuovi modelli di business, occorrerà avere progetti più che solidi, con idee precise su quanto vogliamo offrire in termini di servizi, e con una pianificazione chiara delle risorse sia economiche che umane che serve mettere in campo. Questo per evitare ulteriori fallimenti o illusioni di business. La gestione delle attività all’interno dei Mondi Virtuali è qualcosa che si impara vivendoci dentro, e molti, in questi anni, hanno sviluppato tali skills continuando a lavorare in Second life. Nessuna agenzia di servizi o di advertising della società esterna ha alcuna competenza in tal senso. I nuovi progetti ed i nuovi modelli di sviluppo nasceranno dall’interno dei Mondi Virtuali. E non saranno proposti da gente improvvisata o con mire di arricchimento. Saranno i volontari e gli entusiasti resident, che in questi anni hanno operato a proprie spese, ed hanno imparato a muoversi nel Metaverso, che forniranno il know how e le risorse per un nuovo inizio. Con entusiasmo, passione, e senza illusione di business. Lo vedremo presto. In una discussione che ho avuto nei mesi scorsi, con un professore americano profondo conoscitore dei Mondi Virtuali, ipotizzammo un arco temporale di cinque anni per ripartire. A valle di esperienze e di tecnologie innovate, ma con lo stesso entusiasmo, da parte dei valorosi pionieri di oggi, che saranno chiamati a compiere il salto di qualità. Sarebbe quindi il caso di cominciare da adesso …

Sfera

by Eva Auer

 

Sono in corso i campionati europei di calcio e tante sono le immagini calcistiche che sopratutto scorrono, nella televisione accesa, in sottofondo, mentre gironzolo per il web con mio portatile. Imbattendomi in discorsi attorno alla “realtà virtuale”, è inevitabile pensare alle simulazioni del calcio che girano su specifiche piattaforme, o consolle. Utilizzando lo schermo televisivo come monitor, a mio avviso anch’esse rappresentano una virtualità che, vista l’animazione che può generare durante le sessions, è meno sedentaria di quella attorno le vere partite di calcio proposte negli altri canali dello stesso strumento visuale.

Il pubblico del calcio su consolle continua a definire la propria attività “videogioco”. Il termine “realtà virtuale” non si estende a quel tipo di situazioni, non che venga rifiutato: proprio non è preso in considerazione. Forse “realtà virtuale” sa troppo di un qualcosa di mentale che non riguarda quel sottoinsieme dell’ampio strato sociale che assiste allo spettacolo del calcio, in TV e talvolta allo stadio. Il loro oggetto d’interesse è dinamico ed essi si definiscono “tifosi” e appresso, senza remore, “sportivi”. Il momento mentale non fa parte del loro hobby. I loro colori sono sgargianti, brillantemente illuminati, tali da distinguere un momento spensierato.

“Realtà virtuale” è invece un qualcosa con colori “alla Matrix”. Grigi virati in blu, verdi vagamente militareschi, ombre scure di conseguenza. Espressioni facciali che la gioia la ignorano o quasi, anzi, quando poi si animano, mostrano l’essere avvezze alle situazioni delle strade del semicentro, quelle popolate solo da automobili e dove a piedi passa chi rientra a casa scontento di non potersi permettere una zona residenziale incrociando altri che invece non possono permettersi la macchina. Gli unici che lì, a livello strada, non guardano quindi di sfuggita il loro prossimo sono i negozianti che economicamente sopravvivono, attenti e rintanati all’interno dei loro esercizi commerciali. Nei momenti in cui non sono assorti a leggere fatture, bolle di reso e bollette varie, rilevano di persona la decadenza. Si chiedono spesso dov’è finito il resto della gente con la quasi certezza che è fortunato chi si trova nel giro di quel “qualcosa di bello” mostrato in televisione.

Con quest’idea di fondo, la “realtà virtuale” è alternativa a ciò che è lecito sognare e che si guarda nel tempo libero. Se contiene temi avvincenti, esso certamente sono simil-Matrix. Infatti, la stessa gamma di blu che virano al grigio sono usati per le immagini delle introspezioni psico-qualcosa che nei casi estremi posseggono implicazioni degne del thriller. In ogni caso si tratta di discorsi inevitabilmente tendenti all’intimo, che per il gusto della suspense sono praticati con sconosciuti che “non si sa mai chi sia, nascosto dietro il monitor”. Su tutto ciò incombe quel “sesso” che è tipico intendere sognato dai ragionieri con l’immancabile pancetta mentre è fattivamente praticato dagli imprenditori. Viene quasi da sé che non si tratta di temi nell’immediato interesse degli sportivi, più propensi al festeggiare il sogno dell’innocenza. Non a caso i giornalisti sportivi, quando preparano il loro pubblico all’evento sgradevole, pronunciano quel loro dannato “ora vi mostriamo delle immagini che non avremmo mai voluto mostrare”. Ciò, da altre parti, sarebbe immediatamente definito “da voyeur”, però non qui: siamo tra gente semplice.

Probabile, com’è probabile siano tutte solo facciate. In ogni caso, assistere a un incontro di calcio virtuale animato da due giocatori abili, può però essere davvero avvincente. La situazione propizia la fantasia e il lato spettacolare è certamente tenuto in forte considerazione da giocatori e piccolo pubblico -come numero- d’intorno. Non v’è dubbio che lo svolgersi della gara sia un evento ludico e il clima, privo dell’incombere dell’ombra di logiche di mercato/borsa e altre varie geopolitiche, è senz’altro leggero. Inoltre, i pali di sostegno del verde urbano restano al loro posto, le birra in bottiglia di vetro non si sente discriminata, i cassonetti non si accorgono di nulla, i venditori di vernice spray penseranno un pochino di più a Keith Haring e i mezzi pubblici (Mercedes e Skoda) se intonsi prima, restano tali anche dopo.

Ho usato qualche frase spiritosa in quanto la virtualità (per es.: Second Life, SIMS, Kaneva, Habbo Hotel, World of Warcraft, Lineage 2, Dark Age of Camelot, Everquest, Croquet, Multiverse, HiPiHi, Go Supermodel, Jumpstart, Stardoll, Twinity) è oggetto di commenti ironici di chi la considera “surrogato della realtà”. Secondo me ne è una rappresentazione con modalità artistiche ma so che esiste chi la considera valida solo se riconducibile a qualcuno che sia “vero”. Per realizzare il nesso con il vero si attiva una specie di “via dello scambio” di dati reali, sul tipo di foto e/o l’uso condiviso del viva-voce. Ci sono state discussioni attorno a questo tema ma non ho notato cambiamenti d’opinione. Vediamo quindi se la situazione calcistica, nel suo specifico insieme, può aiutarci in proposito.

Intanto partiamo dalla realtà. Raccogliendo pareri e testimonianze, emerge l’opinione che la raggiunta uniformità di gioco praticato ha fatto del calcio un qualcosa di noioso. Infatti, i tornei vengono decisi sempre più spesso dai rigori che i commentatori, appunto, definiscono “una lotteria”. Il mancato spettacolo sarebbe quindi compensato da un intorno di miriadi di analisi dei fatti, occasioni colte e mancate, momenti di crisi dei singoli, altre statistiche e infinite minime analisi anche motivazionali. Che l’intorno sia un qualcosa gestito con cura lo testimonia a sua volta il fatto che a volte è tale da costituire uno spettacolo a sé stante.  Alla lunga, tutto questo show soprattutto “talk”, ha reso il calcio -che nel frattempo si quotava in borsa- astratto a tal punto che per ricordare il suo “spirito” è necessario riferire a immagini classiche, tipo quelle di Italia-Germania 4 a 3, per intenderci. Pertanto viene spontanea una domanda: un qualcosa di concreto che si guarda con in mente un sogno, si tratta di un qualcosa di concreto? Quanto è lungo il passo che si deve fare per virtualizzarlo completamente? Quale motivazione può esserci per stimolare la sua virtualizzazione?

Sogni a parte, vediamo un po’ cosa accade nei risultati concreti. Le vincitrici del campionato nazionale di serie “A” degli ultimi trent’anni sono, a rotazione, sempre le stesse tre e mi chiedo, a questo punto, che gusto si provi a fare il tifo per squadre come Atalanta, Bologna, Cagliari, Catania, Cesena, Chievo, Fiorentina, Genoa, Lecce, Novara, Palermo, Parma, Siena, Udinese. Non mi sorprendo, quindi, se i tifosi disertano sempre di più lo stadio e il calcio è, in definitiva, una danza di minuscole figurette in uno schermo. Il di più della realtà, a questo punto, è la sfilata delle star nella tua città e le chiacchiere d’intorno cariche di gossip, sinergico ad altre questioni di Grandi Uomini e le loro donnine, affari di nipoti di politici africani e tatuaggi sull’inguine.

Tutto ciò, restando nel pallone, perché si presuppone immortale uno spirito evocato tramite nomi di altre ere e, se non basta, altre melancolie sul tipo di quelle recitate da Aldo, Giovanni e Giacomo in “tre uomini e una gamba” oppure il campo sempre di periferia, gli amici sempre veri e la nebbia nei polmoni e altre cose che gettano benzina sul fuoco del ricordo e della sua dannata tendenza alla deformazione poetica. Attitudine, quest’ultima, che tende a farci dimenticare che oggi nelle spiagge si paga persino per respirare mentre nei campi di periferia trovi solo capannoni chiusi e rottami. Gli esseri viventi sono figure vaganti, spesso extracomunitari e altri immigrati dall’avventurosa dimora. Dentro le città, invece, imperverserebbero i pedofili e, se uno spazio è felice, niente di strano che possa essere obiettivo per “terroristi” o altri fanatici. Quanto alle “nuove lottizzazioni” che sono attorno le nostre città, quelle dove i progettisti hanno pensato a tutto, proprio tutto, anche lì non vedi l’ombra di un bambino con il pallone.

Parrebbe sia avvenuta una fuga dalla vita collettiva. Questo per me significa fuga dalla realtà che è stata sostituita da ambienti “opportuni”, contestualmente trasformando i residenti in persone incapaci di distinguere un luogo se non dichiarato specializzato da qualche competenza burocraticamente certa. Insomma, siamo diventati animali d’allevamento: in gabbia. La cultura che comunque noi continuiamo a produrre, contestualmente affermava linguaggi visuali, sopratutto grazie alla contemporanea fruizione dell’onnipresente televisione. Da molti anni, infatti, persino i concerti, se privi di un megaschermo, sono “invedibili”.

Queste osservazioni mi portano ad alcune affermazioni. Intanto che non può non avvenire una forma di ribellione a tutto ciò. Se essa avviene, lo farà con mezzi e linguaggi che da tale popolo ingabbiato possa essere compreso. Cioè, parlando per estremi, un gesto che negli anni ’70 poteva essere “di ribellione”, oggi è, come minimo, un innocuo gesto vintage capace, nel migliore dei casi, di far sbocciare un sorriso altrettanto innocuo in chi è di buonumore.

Tornando al discorso calcistico, la sua virtualizzazione la vedo quindi come conseguenza -e non causa- di un processo in atto. Il suo futuro potrebbe riservare diavolerie tecnologiche? E’ plausibile che i giocatori si connetteranno in rete e vorranno tutto più vero. Pensando alle possibilità tecnologiche, si svilupperanno per esempio sensori wireless (da applicare come cerotti per smettere di fumare) per comunicare (ad altro giocatore e, magari, contemporaneamente all’arbitro) il realistico dolore di un impatto tra il piede del difensore dell’e-Inter507883 e la regione tibio-peronea-astragalica dell’attaccante del Virtual Corbetta04? Oppure tali sensori, per rendere tutto più realistico, permetteranno anche le simulazioni (con tanto di scena madre a video) replicate sullo schermo?

Ancora, tali sensori –per amore del vero- sarà possibile tararli secondo una soglia del dolore soggettiva? Sarà possibile o impossibile hackerarli? Esisterà la possibilità di un voice che trasmetta urla che si presuppongono vere?

Oppure ci renderemo conto che la simulazione non è “dati fisici” – tutto sommato impossibili da replicare per via della loro complessità-  e, a un certo punto, com’é già accaduto se ci pensate bene, ci sarà l’evoluzione del software tale da permettere l’affermazione di una narrazione autonoma. Questa narrazione non potrà che essere uno spettacolo perché solo nell’essere tale, questo qualcosa “del futuro”, festeggerà la “vita” vera, nel mondo reale dove tutto ciò è assodato che esiste.

Quanto agli argomenti di contorno, l’ipotetico giocatore che animerà il Virtual Corbetta04… potrà mai essere definito un “wannabe”?

Non la solita cosa, ma il MetaCosmo.

by Serena Domenici

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Sono entrata da qualche giorno in un nuovo MondoVirtuale. L’impatto è stato piacevolissimo, ottima grafica e gente con una mentalità diametralmente opposta a quella riscontrata, in parte, su Second Life. Lo sto conoscendo man mano, e grazie alla gentilezza del personale tutto, sto scoprendo cose sempre più nuove. Nasce con lo scopo di portare la cultura e il lavoro nel mondo sia virtuale che reale. Una vetrina aperta su due Mondi. Questo in sintesi, ma è molto, molto di più, anche la possibilità di un sano cazzeggio, allo scopo di trascorrere momenti di pace e tranquillità, con chi si desidera, e con lo sfondo di scenari bellissimi creati o costruiti da chi ha voglia di cimentarsi nelle costruzioni. Sono in realtà molto riduttiva, rispetto a quello che Kosmo si prefigge, e in parte già offre.

Entrando troverete chi vi darà tutte le informazioni al riguardo e se, tra chi mi legge, ci sono: informatici, programmatori, costruttori, beh fatevi sotto! Sono richiestissimi, soprattutto i programmatori. Questo il link, per crearvi l’avatar (facilissimo) è: http://join.metacosmo.com (N.B. Entrate in Kosmo, selezionando il tasto Player).

Questo invece è il Viewer (Kosmo) da scaricare per accedere, dopo aver costruito l’avatar: http://download.metacosmo.com

Non rinnego Second Life, e non credo che andrò via da questo mondo, che ha indiscutibilmente il suo fascino. Un fascino velato, attualmente, da un po’ troppe cose che non vanno bene. Prezzi alle stelle e qualità spesso non elevata, e tanto altro, minano il metaverso, che sembra far scorrere il proprio destino sul filo del rasoio. La Linden ha problemi, e non sono voci di corridoio, lo sappiamo tutti ormai. Se un giorno dovesse chiudere i battenti, perderemmo tutti parte della nostra ‘storia’. Intere Sim storiche, e inventari di tutto rispetto, spazzati via all’istante. Il Metacosmo non è Second Life, non è il suo copia e incolla, è altro da scoprire. Quindi il mio non è un invito alla defezione, tant’è che sono su Second Life e ci resterò fino a quando lo riterrò opportuno. E’ solo un invito a scoprire altre opportunità, anche di lavoro, e non solo. I prezzi per una land, sono nettamente inferiori http://buyland.metacosmo.com ( il link permette di acquistare il terreno direttamente sul sito, anche), e con molti prims in più, ed inoltre ciò che è di propria creazione diventa trasferibile in qualsiasi altro Mondo Virtuale, e ciò che non lo è se, acquisito col permesso dei creators, può essere importato. Chi fa il Sacerdote su Second Life, di certo non troverà la sua ragione di essere in questo nuovo contesto virtuale, ma chi ha voglia di cimentarsi in altro sfonderà una porta aperta. E poi, perché non dare l’opportunità a Metacosmo di crescere? Forse nelle nostre città e paesi, in RL, c’è un solo negozio di scarpe, di generi alimentari, o altro? C’è posto per tutti, e per ogni genere di esigenza e gusti. Non sono tantissimi i Mondi Virtuali ed il Metacosmo è solo uno degli ultimi emergenti, ne ho visitati altri sotto mentite spoglie e devo dire che, al momento, il Metacosmo è sicuramente molto competitivo, non rispetto alla massa, ma a Second Life. Ciò non toglie che mi riserverò in futuro di buttare un occhio anche altrove. Certo, non c’è il traffico di Second Life, ma vogliamo dargli il tempo di crescere? Quindi non capisco i ripetuti attacchi a questo nuovo ‘mondo’. Ho letto ogni genere di falsità al riguardo. Ho riscontrato con i miei occhi tutto il contrario di ciò che si dice in negativo. Certo, ha i suoi problemi da risolvere, ancora Second Life non li ha risolti tutti, perché meravigliarsi? Perché organizzare spedizioni “punitive” atte ad offendere gente che ci lavora seriamente da mesi e mesi? Cos’è questa mania tutta italiana di sputare nel proprio piatto? Vado in giro e ascolto gente dare volutamente informazioni sballate al riguardo, o per ignoranza o volutamente. Ripeto, l’uno non annulla l’altro, sono due cose differenti. Io mi divido tranquillamente tra i due mondi, e lo trovo tra l’altro più dinamico e divertente, oltre che stimolante. Quindi invito a non avere pregiudizi e a sperimentare, prima di giudicare. Niente è facile, di certo non gli si potrà rimproverare un giorno, di non averci almeno provato, piuttosto che restare affacciati alla finestra della vita, rifacendo il verso ai menagramo più incalliti.

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Traducido del italiano por: Duncan Bradders

Hacen pocos días entré en un nuevo Mundo Virtual…

El impacto fue muy agradable, buenos gráficos y las personas con una mentalidad diametralmente opuesta a la que se encuentra en Second Life. Lo estoy explorando poco a poco… y gracias a la amabilidad de todo el personal de este Mundo, estoy descubriendo cosas nuevas. Este Mundo Virtual ha sido creado con el objetivo de acercar la cultura y el trabajo en el mundo, sea virtual o real. Una ventana abierta en dos mundos. Esto en pocas palabras, pero mucho más, incluye la posibilidad de una diversión saludable para disfrutar de momentos de paz y tranquilidad con su ser querido y con el telón de fondo de un hermoso paisaje creado o construido por la gente que quiere participar en la construcción. De hecho, estoy siendo muy sencilla en comparación con lo que tiene como objetivo y ofrece Kosmo. Al entrar se encuentra inmediatamente quien le dará toda la información sobre éste y… si entre los que me leen son: informaticos, programadores, desarrolladores, bueno, consiguieron donde trabajar! Hay una gran demanda de desarrolladores, especialmente los programadores. Este enlace, para configurar el avatar (fácil):  http://join.metacosmo.com A ingresar en Kosmo, seleccionar el jugador “Player”. Este es el visor propietario (por ahora) que necesitaremos bajar para accedere a Kosmo luego de configurar avatar y cuenta: http://www.metacosmo.com/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=5&Itemid=23

Yo no rechazo Second Life y no creo que me iré de este mundo que tiene sin dudas, todo su encanto aunque actualmente se encuentra en algunos aspectos, en fallo por demasiadas cosas que no andan como deben. Precios que suben y calidad no siempre de la mejor atentan contra este mundo que parece correr sobre el filo de la navaja. Linden Lab tiene problemas y no son rumores, a estas alturas todos lo sabemos… Y si un día Second Life deberia cerrar, se pierde todo, parte de nuestra “historia”… Enteros Sims historicos e inventarios más que valiosos, desaparecidos al instante. El Metacosmo no es Second Life, no es su copia y pega, es algo más que descubrir. Así que la mía no es una invitación a la deserción, sigo siendo de Second Life y me quedaré siempre y cuando lo considere oportuno. Es sólo una invitación a explorar otras oportunidades, también de  trabajo y mucho más … Los precios de la tierra, son mucho más bajos y con muchos más prims, y también las propias creaciones son transferibles en otros mundos virtuales y las que no son, se pueden adquirir con el permiso de los creadores y luego importar.  Quién hace el Sacerdote en Second Life, desde luego, no va a encontrar su razón de estar en este nuevo contexto virtual, pero quien quiere participar tendrá su oportunidad.

Y entonces ¿por qué no darle a Kosmo la oportunidad de crecer? Tal vez en las nuestras ciudades o los pueblecitos de nuestra vida real, sólo hay una tienda de zapatos, una tienda de comestibles o de otro tipo. Hay espacio para todos y para todos los gustos y necesidades. Los mundos virtuales no son muchos en realidad, y Metacosmo es sólo el ultimo de los emergentes, yo he tenido modo de visitar otros bajo varios disfraces, y debo decir que Kosmo es ciertamente muy competitivo, no en comparación con la masa, sino a Second Life… Seguiré echando un ojo en otros Metaversos. Claro, no hay mucho tráfico en el Metaverso, pero hay que darles tiempo para crecer. Así que no entiendo los ataques repetidos contra Metacosmo… He leído todo tipo de falsedades sobre ello. He visto con mis ojos todo lo contrario de lo que se dice en sentido negativo. Claro que tiene sus problemas para resolver, aunque Second Life sigue sin resolverlos todos, me pregunto ¿por qué?

¿Por qué organizar expediciones punitivas susceptible de ofender a las personas que trabajan en serio por meses y meses? Doy una vuelta en Second Life y escucho a la gente que da deliberadamente informaciones equivocadas sobre el tema, de manera ignorante o intencionalmente. Una vez más, una no anula la otra … son dos cosas diferentes. Yo personalmente me reparto entre los dos mundos, y que encuentro entre otras cosas, más dinámico y divertido, mas estimulante. Así que invito a no tener prejuicios y experimentar antes de juzgar. Nada es fácil por supuesto, no se podrá culpar a nadie de no intentarlo en lugar de permanecer asomado en la ventana de la vida, imitando los detractores más endurecidos.

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Translated from Italian by: Duncan Bradders

Few days ago I joined a new Virtual World… The impact was very pleasant, nice graphics, and people with a mindset diametrically opposite to that found in Second Life. I’m exploring it little by liitle… and thanks to the kindness of the staff around, I’m discovering more and more new things.

Created with the aim of bringing the culture and work in both virtual and real world. An open window on two worlds. This, in short, but very much more, including the possibility of a healthy fun in order to enjoy moments of peace and tranquility with your loved one and with the backdrop of beautiful scenery created or constructed by people who want to be engaged in construction. I am actually very simplistic compared to what Kosmo aims and partly already offers. Entering this world you will find who will give you all the information on this and … if, among those who read me are: programmers, developers, well, get in! They are in highly demanded, especially programmers.

This link, in order to configure the avatar (very easy): http://join.metacosmo.com. Get in Kosmo, selecting the key “player”. This however is to download the viewer to access after building and configuring an avatar: http://www.metacosmo.com/index.php?option=com_content&view=category&layout=blog&id=5&Itemid=23.

I do not reject Second Life and I do not think I’ll go out of this world that has unquestionably its charm. Too many things that are not good. Skyrocketing prices and not high quality undermine this world that seems to run on a knife edge. The Linden has problems and are not rumors, we all know it by now … If a day Second Life were closed down, we lose all, part of our ‘story’ … entire Sim and historical inventories of all respect, wiped out instantly. The Metacosmo is not Second Life, is not its copy and paste, it is more to discover. So mine is not an invitation to the defection, I’m still in Second Life and I will stay as long as deemed appropriate. It is only an invitation to explore other opportunities, including work and more… The prices for lands are much lower and many more prims, and also what is our own creations becomes transferable to any other virtually world and what is not, acquired with the permission of the creators can be imported. Who makes the Priest in second life, it certainly will not find his reason for being in this new virtual context, but who wants to engage in another world like this, will find an open door.

And then why not give the opportunity to grow Kosmo? Maybe in our cities, real life countries, there is only one shoe shop, a grocery or other? There is room for everyone and for all needs and tastes. There are plenty of Virtual Worlds and Metacosmo is just one of the last emerging, I have visited others ones, and I must say that when Kosmo is certainly not very competitive compared to the mass, but it is against Second Life… the fact remains I shall reserve in the future keep an eye elsewhere. Sure, there’s no traffic in the Metaverse, but we want to give them time to grow? So I do not understand the repeated attacks on Metacosmo … I read all sorts of falsehoods about it. I have seen with my eyes just the opposite of what about is said in the negative. Sure it has its problems to solve, even Second Life not solve them all, wonder why? Why organize punitive expeditions likely to offend people working seriously for months and months? I walk around and listen to people deliberately give false informations about it or bust out of ignorance or intentionally.

Again, one does not cancel the other … are two different things. I quietly divide myself between those two worlds, and I find among other more dynamic and fun as well as stimulating. So my call is not to have bias and experiment before judging. Nothing is easy, of course you can not blame nobody a day not to have at least tried, rather than staying at the window of life, imitating the most hardened detractors.

Curti Cortes: il nostro Joe Cocker italiano

by Francesca Caeran

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Quest’articolo sarà molto facile da scrivere, e non mi serve nemmeno un’intervista. Semplicemente, perchè conosco Curti da una vita, anzi da una Second Life vita, e quasi quasi potrei anche dire che l’ho visto nascere. Ok Curti, mò non dire che è impossibile, perchè sei più “anziano” di me, e non solo in Second Life, ma dài, almeno posso dire che ti ho visto nascere come artista live, giusto? Anzi, questo tuo percorso mi ricorda inevitabilmente quello del mio carissimo Tempio Breil, e, leggendo questo articolo, capirete anche  il perchè. Ma sù, torniamo ai tempi antichi (ahahah) e ricordiamoci il nostro primo incontro.

Uno dei posti che per me è stato molto significativo è stato, senza dubbio, la land Dubai Jazz My Way, dove, per diversi mesi, ho collaborato con Milla Rasmuson, per promuovere i suoi vestiti in un primo tempo, e, in un secondo tempo, come manager della sua land.  È stato proprio a Dubai che ho imparato il lavoro della Manager, ed è stata in questa bellissima land che ho conosciuto delle persone favolose, con cui da sempre ho mantenuto dei contatti. Una di queste persone è Curti Cortes.

Curti era all’epoca uno dei soci di Milla, in quanto owner della Dubai, nonchè il suo cognato in RL (Curti è sposato in RL con la sorella di Milla). E così, lui faceva l’owner di land, dopo aver fatto, durante tutto il santo giorno,  l’ingegnere in RL nella città di  Torino, dove vive. Lui è una delle persone più intelligenti che ho avuto il piacere di conoscere in Second Life, e una delle persone più belle che io abbia mai conosciuto qui. Parlare con Curti è sempre un piacere, e lo hanno capito tutti quelli che hanno la curiosità di farci due chiacchiere. E cosi, conobbi Curti circa tre anni fa a Dubai, perchè era il mio Boss ..  ehheheh.
Poi, un giorno, mi allontanai della Dubai Jazz, ma con Curti mantenni sempre dei contatti di amicizia.

Circa tre mesi fa, ero in una land per il concerto di un mio cantante, quando mi  vedo piombare addosso Curti … lol. Soliti saluti, e lui mi dice: Francy io, tra qualche settimana, inizio a cantare qui su Second Life. Premetto che neanche sapevo che lui cantasse in RL, ma poi seppi che infatti canta nei piano bar, e anche per la Marina Militare, infatti dal 1974 è stato un Ufficiale della Marina Militare (Ammazzaaa! già ti immagino come nel film con Richard Gere io! LOL!!!! ).
Dunque, sul momento pensai huuum … no comment. Scrivo huuum perché, devo essere onesta, “Curti”, sul momento pensai, “ma chi te lo fa fare a farti uccidere come tanti qui? Ma non lo sai, caro Curti, che qui ho visto certi cantanti e anche cantanti miei, farsi insultare da persone che semplicemente non apprezzavano il modo in cui cantavano ?”

Ecco, diciamo la verità caro Curti: non ho creduto che tu così, di punto in bianco, potessi aver successo qui. Ti chiedo scusaaaaa nè!!!!! lol, ma andiamo avanti … Curti aveva già iniziato a creare il suo sito internet, dove aveva scaricato un paio di canzoni. Lo ascoltai, e rimasi abbastanza sorpresa da quello che sentii, ma non sconvolta, lo ammetto. Lui aveva anche creato il suo gruppo, che presi con la curiosità di andare al suo debutto in live. Purtroppo, saltai il suo primo concerto, ma già mi arrivavano commenti molto positivi. Oh, io sono come San Tommaso, se non vedo con i miei occhi, non ci credo, ehehehe, anzi, se non sento il live con le mie orecchie, non ci credo.

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Finchè, una sera, Curti andò a Napoli (in Second Life) per un concerto, io ero libera, e cosi mi teleportai lì. Amici, io ebbi lo stesso shock di quando, per la prima volta, sentii cantare il grande Tempio Breil.
Curti mi feci lo stesso effetto! Woawwww, ma è incredibile come canta!!!! Ma dov’era prima?? Ma perchè ha aspettato cosi tanto tempo, per deliziarci con i suoi concerti? Ma possibile che uno che ti canta così, si accontenti di fare l’owner di land? Rimasi a bocca aperta, e ancora oggi, ogni volta che vado a sentirlo, mi fa lo stesso effetto. Curti stava cantando una canzone di Joe Cocker quando mi teleportai a Napoli, ricorderò sempre quel “Unchain My Heart” che mi dette la pelle d’oca, i brividi, ed una forte emozione. E così per tutto il concerto. L’entusiasmo era grande, in land, la gente continuava a scrivere: “ma dov’eri prima tu?”

Curti canta il blues come nessun altro qui in SL, lui è fatto per cantare questo genere di canzoni, ha la voce rauca, maschile, potente, forte insomma, e quando canta, si sente tutto il testosterone del macho italiano, lol.
Io oramai lo chiamo Joe, perché sembra veramente lui, quando canta le sue canzoni. E credetemi amici, lui canta bene quanto l’originale, ed è sempre e solo in Live.

Dai suoi debutti (cioè poche settimane fa), Curti ha aggiunto altre canzoni del Signor Cocker, come, ad esempio, “N’oubliez Jamais”, che interpreta da Dio, ma potrete anche sentirlo interpretare favolosamente Stevie Wonder, Ray Charles, Elton John, e tanti altri, sopratutto in inglese, che lui parla perfettamente. In italiano, passa da Pino Daniele a Michele Zarrillo, senza nessuna difficoltà.
Un meraviglioso cantante live, il nostro Curti, che vi farà passare delle ottime serate, rinnovando continuamente la sua playlist per non dare mai noia. Lui si diverte, quando canta, si sente tutta la sua passione, e riesce a trasmetterla a noi, che siamo ai suoi concerti.

Amici, andate a scoprire Curti Cortes in uno dei suoi concerti, e vi prometto che non ne rimarrete delusi: parola di FRANCESCA CAERAN.

SITO INTERNET :

Cammino da seduta

by Eviana Robbiani

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Aura (all’anagrafe della Linden: Inter2009 Aura) è una giovane donna: ha un lavoro, una casa, amici ed un amore felice. Aura ama vestirsi con un tocco sexy e, soprattutto, adora le belle scarpe, quelle col tacco da 12. Le saltano letteralmente nella borsa, e allora le tocca comprarle, ne ha una bella collezione e, mi dice ridendo con quella sua speciale ironia che imparo subito ad apprezzare, che ha un vantaggio adesso: niente piedi doloranti e niente storte … si perché Aura è una giovane donna speciale, perché Aura cammina da seduta. Non è sempre stato così, ma qualche anno fa, dopo un brutto incidente, ha dovuto imparare a camminare da seduta. E allora una nuova casa, una nuova vita, a volte anche nuovi amici, nuove abitudini, una vita seduta con un mondo che vedi da un’altra prospettiva: tanti kiuli e poche teste, dice, e io ci vedo una evidente metafora…

La incontro un pomeriggio. E’ bella, curata, vestita con gusto, sono belle anche, e soprattutto, le sue scarpe. Mi viene incontro seduta, così definisce con molto garbo la sua condizione, perché  Aura ha scelto di vivere  anche la sua seconda vita da seduta.

Eviana: La prima domanda che ti voglio fare è classica: la tua biografia in Second Life. Da quanto ci sei, quanto frequenti, come hai conosciuto Second Life?  Che cosa fai quando sei qui, etc etc …

Aura: Sono nata in Second Life il 3 giugno 2010. All’inizio la mia presenza era episodica, almeno per i primi mesi. Da sei mesi a questa parte faccio una capatina in Second Life quasi ogni giorno. Quando sono su Second Life faccio le cose che fanno un pò tutti. In particolare mi piace chattare, fare shopping etc. Alcune volte faccio roleplay. Spesso, all’inizio, ho anche esplorato, ma ora succede più raramente. Ho conosciuto Second Life  perchè me ne ha parlato un’amica, dicendo che era molto un posto molto bello. Sono quindi entrata per curiosità e, all’inizio, Aura ha camminato con le sue gambe.

Eviana: Hai scelto di camminare da seduta anche in Second Life. Puoi raccontarmi della tua scelta?

Aura: Quando ho conosciuto Second Life, all’inizio, come ti ho detto, camminavo in piedi, ma appena ho trovato come prendere la carrozzina, non l’ho più fatto. Non mi ci vedo. La sedia a rotelle nella mia vita reale adesso è un pezzo di me, perche dunque camminare su Second Life e rinunciare a questa parte di me? Può sembrare strano lo so, ma a me è sembrato semplicemente naturale.

Eviana: Quali  reazioni  hanno le persone in Second Life quando ti incrociano seduta?

Aura: La reazione più comune è la curiosità. In molti mi chiedono perché sto in sedia a rotelle, molti poi pensano che io stia giocando o recitando qualche ruolo. Altri credono che io sia una “Wannabe” (cioè “vorrei diventare”: persone che non essendo disabili desiderano, a volte intensamente, di diventarlo), oppure pensano che io sia una “Pretender” (da to pretend, cioè fingere: persone che, pur non essendo disabili, fingono di esserlo) e quindi che dietro la mia scelta ci sia una motivazione sessuale. Ma io sono semplicemente io: una giovane donna che cammina da seduta. Ci sono persone poi che si comportano in modo molto sgradevole e decisamente offensivo. Alcune di loro mi hanno anche ferita. Questo atteggiamento, purtroppo, accomuna Second Life e Real Life.

Eviana Quindi tu cammini da seduta in tutte e due le tue vite. Ci sono quindi delle analogie di atteggiamento, oppure noti delle differenze?

Aura: In Second Life mi succede di parlare con persone straniere (Aura vive in Svizzera).  Ho notato che in genere sono di mentalità più aperta verso la disabilità, rispetto ai miei connazionali e agli italiani. Anzi, alcuni ti trovano carina e sono galanti anche se sei seduta, insomma, non ci fan troppo caso. Gli italiani pensano che, o stai giocando con loro, oppure che sei davvero un pò pazzerella. Un discorso a parte meritano quelli che in Second Life mettono da parte ogni pudore e ti chiedono di fare sesso virtuale. Second life aiuta molto i cosidetti “devotee” (individui che praticano il devotismo e dichiarano attrazione sessuale per donne e uomini che possiedono un handicap fisico o che hanno subito amputazioni di uno o più arti). Come per altri gusti sessuali, l’anonimato di Second Life aiuta molto: ti toglie la paura, e si evitano figuracce

Eviana: I gruppi e i posti per chi cammina da seduto in Second Life, puoi dirci qualcosa su questo?

Aura: Ci sono numerosi gruppi su Second Life per i disabili, composti da disabili. Ci sono negozi specializzati in articoli di ortopedia. Puoi compare dalla sedia a rotelle a vari arti artificiali. Ci sono poi case che riproducono quelle di Real Life senza barriere architettoniche, ed anche posti con poseball che ti permettono di ballare con la sedia a rotelle, di sederti, di coccolarti e via dicendo, ed anche di fare sesso, aggiungo io, per la gioia dei devote.

 

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L’incontro con Aura solletica subito alcune considerazioni: innanzitutto, la eterna dicotomia, che ogni persona che frequenta Second Life ha provato, tra la scelta di usare Second Life come proiezione della vita reale, scegliendo di essere come si è nella realtà, oppure  vivere Second Life come vita alternativa e completamente diversa, dove si può essere quello che vorremo essere. Insomma il classico “essere se stessi” vs “essere diversi da se”, tra la proiezione del proprio Io e la proiezione di un Io Altro.

La scelta investe il livello dell’aspetto fisico, il livello emozionale e quello comportamentale, e del sistema di valori. La scelta più consueta, seguita dalla maggior parte degli avatar, è ibridare sugli ultimi tre aspetti. Si trasportano su Second Life buona parte del sistema di valori e buona parte del modo di vivere le emozioni, che spesso possono espandersi in modo più ampio e meno costretto da limiti sociali, e spesso grazie anche all’anonimato.

Ma per ciò che riguarda l’aspetto fisico dell’avatar, la omologazione è molto ampia e la sussidiarietà pressoché assoluta. E così Second Life pullula di commercialisti calvi e con pancetta, che indossanno scultoree skin unte al punto giusto, ed opportunamente crinite, e di pensionate ultrasessantenni che sculettano in minigonne, che lasciano poco alla immaginazione anche in un mondo di immaginazione.

La scelta di Aura è quella che lei definisce naturale, segue la scelta di essere se stessi, anche per come ci si presenta fisicamente. E in effetti, anche se la tendenza più recente sembra orientare verso avatar meno perfetti e più realistici,  la scelta di presentarsi anche in Second Life con la propria personale specialissima diversità, quale essa sia, è ancora abbastanza rara, tanto che Aura, che ha scelto con molta naturalezza di indossare un avatar che come lei sta seduto, suscita stupore ed incredulità.

Infine, poi Aura smentisce alcuni studi che ho spulciato sul rapporto tra Second Life e la disabilità. Stephanie Stewart e Terry Hansen, ricercatori, hanno dichiarato che: “Per i disabili la vita sul web può diventare un’opportunità, per superare i limiti imposti dalla propria condizione, e compiere azioni e gesti a loro abitualmente preclusi: camminare o danzare, esplorare, fare incontri e comunicare, realizzare progetti, viaggiare e teletrasportarsi. Uno degli aspetti di maggior valore è poi quello della socializzazione”. Insomma, usare l’ambiente virtuale come compensativo.

A mio parere questa è un’affermazione che contiene un errore di fondo. Quello che la maggior aspirazione per la diversità debba essere la normalizzazione e l’omologazione, quando invece credo che la strada debba essere quella della valorizzazione della diversità, qualunque essa sia.

E se è vero che il web e lo sviluppo dei sistemi informatici in genere offrono alla disabilità nuovi strumenti e ausili per una vita sempre più autonoma, ed una comunicazione sempre più agevole, questo non significa che la massima aspirazione per la disabilità sia omologarsi ad una canone di normalità dove con “normalità” si intende l’apice della curva gaussiana.

Nella mia vita reale mi succede spesso, per lavoro, di prendermi cura di famiglie con bambini piccolissimi con disabilità. La domanda che mi pongono invariabilmente i genitori è: “secondo te riuscirà mai a diventare normale?” la risposta che dò sempre è: “non chiederti se riuscirà a diventare normale, chiediti se riuscirà a diventare se stesso”.

Ed Aura è una risposta, Aura è riuscita a diventare se stessa.

The sound of silence.

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Negli ultimi giorni, seguendo un post del mio amico Sacha Bowie, alcuni commenti molto interessanti sono stati postati riguardo al tema: voice si, voice no nel mondo virtuale. Dibattito interessante, poiché si confrontavano due modi diversi di concepire la propria presenza in Second Life. Gli argomenti pro e contro sono stati espressi con grande convinzione e, come spesso succede quando si trattano queste tematiche, ognuno è rimasto con la propria convinzione. E’ interessante notare che è esattamente questa la conclusione a cui è naturale giungere, quando approcci e scopi diversi si confrontano, per esporre il modo in cui utilizziamo i diversi strumenti di comunicazione. E’ come se un chirurgo ed un insegnante, o un giornalista e un pompiere,  si confrontassero sui rispettivi “ferri del mestiere”.

A mio parere ci sono sostanzialmente due diverse modalità di “sfruttamento” del mondo virtuale di Second Life: da una parte quanti vedono questo strumento, questo ambiente, come estensione della propria attività quotidiana, e usano gli strumenti disponibili per lavoro, cultura, sperimentazione, o altre attività di tipo “pratico”. Dall’altra, quanti sfruttano le potenzialità del Metaverso in maniera esperienziale e partecipativa, vivendo rapporti, esperienze, storie, avventure, che siano immaginarie o meno.

Che cosa hanno in comune il docente impegnato in una lezione in world (ovviamente utilizzando la comunicazione in voice come elemento indispensabile) e chi fa gioco di ruolo interpretando un personaggio improbabile, come un drago, un mostro spaziale o un vampiro? Che differenza c’è tra chi partecipa ad un dibattito politico-sociale, o organizza concerti dal vivo (tutte cose in cui il voice è indispensabile), con chi fa la escort virtuale, il cacciatore di vampiri o il BDSM, per vivere in maniera “protetta” emozioni ed esperienze che mai si sognerebbe di fare nella vita di tutti i giorni?

Per tali esperienze, esporsi con la propria individualità reale, di cui la voce è componente essenziale, può essere addirittura di impedimento allo sviluppo della propria esperienza. Poiché la voce, a differenza di altre comunicazioni “impersonali” come la chat, è parte essenziale della nostra individualità, che non siamo disponibili a mettere allo scoperto nelle situazioni in cui la fantasia, e l’anonimato, giocano un ruolo essenziale. Il tono della nostra voce, l’accento, l’inflessione, le pause, l’incrinatura emotiva, raccontano moltissimo di noi stessi. Nessuno può chiederci di mettere in piazza la nostra componente reale, in certe situazioni. E’ parte essenziale dell’esperienza fantastica, o del gioco di ruolo, il diritto all’anonimato.

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Sono approcci diversi, non ha senso sostenere la giustezza dell’uno o dell’altro: dipende da quello che si vuole fare. Proprio per questo, io consiglio un approccio non fideistico verso tale questione, poiché la scelta è strettamente legata alla propria individualità e all’esperienza che si vuole vivere. Ed è tanto più vero questo, quanto è comprensibile anche il fenomeno degli alter.

E’ assolutamente legittimo, a mio parere, che il nostro “io” reale operi nel mondo virtuale come un tutt’uno con la nostra vita reale, trasportandovi la propria personalità, esperienza e approccio al lavoro. E spesso anche la propria identità e la propria storia professionale. Molti usano Second Life come estensione del proprio ambiente lavorativo, e molteplici sono le esperienze del genere, sviluppate anche da istituzioni e aziende del mondo reale. Tutti noi ricordiamo gli impiegati della provincia o del comune, o i manager delle multinazionali e delle grandi aziende, entrati in Second Life con tanto di sim istituzionale, con il proprio brand e con tanto di nome reale nel profilo. Tutto assolutamente comprensibile e condivisibile.

Tuttavia è altrettanto logico che, per motivi di svago o voglia di esperienze insolite, ci si possa costruire un’identità assolutamente anonima, per vivere ed interpretare quei personaggi che la fantasia ci spinge a creare. E’ nostro diritto pretendere rispetto, e riservatezza, per queste nostre scelte. Vogliamo essere liberi di vivere le nostre vite immaginarie, interpretando escort, draghi, principi medioevali, o grandi managers del virtuale.

Qual è allora il problema? Perché nascono tante accese discussioni su questo tema? Il fatto è che spesso si cerca di conciliare l’inconciliabile, per questioni di principio o di falsa moralità. Io credo che tali ipocrisie vadano superate. Per parlarci ancora più chiaramente, è diritto del manager o del giudice, dell’avvocato o del commissario di polizia, vivere una esperienza virtuale secondo la propria fantasia e le proprie voglie. Ma tutto ciò non inficia assolutamente l’uso che del Metaverso possiamo fare per attività pratiche, education o servizi di vario genere. Solo che dobbiamo tenere separate le due esperienze e vivere, di volta in volta, quella che più ci aggrada. E’ estremamente difficile cercare di unificare i due aspetti in un’unica identità, e quelli che lo fanno sono costantemente in bilico, su un filo sottile, inficiando il più delle volte la completezza della propria esperienza virtuale.

Una particolare situazione vivono quanti sviluppano in Second life una esperienza relazionale di carattere affettivo. Ma questo è un tema che occorre lasciare alla sensibilità e all’emotività individuale. Non ci sono ricette, ma solo le proprie personali esperienze e l’onestà nel rapportarsi l’uno all’altro.

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Superiamo quindi il moralismo, ed anche le stucchevoli critiche alla pratica degli alter. E’ ovvio che se si fa il magistrato in Real Life, e magari si è chiamati in world per un dibattito, oppure si è un politico di fama, che magari usa il Metaverso per diffondere le proprie idee, mai e poi mai si vorrà usare lo stesso avatar per identificarsi in un guerriero medioevale, o vivere esperienze bdsm, nelle ore di svago. L’anonimato è un nostro diritto, lo pretendiamo. Basta con i falsi moralismi, tanto sappiamo bene come stanno le cose.

Per concludere, nel vivere esperienze di realtà virtuale, nessuno si erga a giudice del comportamento degli altri. Viviamo liberamente la nostra avventura virtuale, per ogni scopo che riteniamo lecito. Sforziamoci di essere il più possibile obiettivi nel rifuggire la critica, o la sentenza facile. Unico filo conduttore, deve essere il rispetto degli altri e la propria dignità personale, ma anche una grande apertura e disponibilità al dialogo e alla comprensione delle ragioni altrui.

Art Expo dell’Asharaya Project

by Virginia Lupindo

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È stata inaugurata il 28 maggio l’Art Expo dell’Asharaya Project; non ero presente al taglio, il caso ha voluto che mio figlio si esibisse quella stessa sera in un saggio teatrale. Ma sono entrata non appena mi è stato possibile e la sensazione avuta nell’incontrare tutta quella gente è stata di accoglienza e condivisione. Anna Sapphire  mi ha comunicato subito con gioia della “folla” presente qualche ora prima, dell’ammontare delle donazioni, solo di quelle poche ore…io leggevo e intanto lo sguardo spaziava tra le opere. Quadri, fotografie(in alcune RL si mischiava a Second Life) istallazioni scultoree; difficile dire quale o quali i più “belli”; l’emozione forte è stata quella di ritrovare così tanti artisti, ben 34, che in questo mondo hanno offerto e si sono “industriati” a dar espressione al loro sentire per un’opera di beneficenza. So bene che Second Life non è nuova a questo tipo di coinvolgimento, e, per esperienza, posso anche dire che, da quando ho iniziato ad occuparmi della raccolta fondi per  Ashraya qui, la creatività nel trovare modi e luoghi in cui ospitare eventi, non è mancata da parte di amici “più stretti” o meno. La cosa che più piacevolmente mi ha stupito è stato il passaggio dal restare in ambito “italiano” a diventare evento internazionale, citato anche nella search della Linden. Io da sola non ce l’avrei fatta; il mio essere portavoce di quanto accade là e di come portare aiuto, non sarebbe stato così ampio senza l’aiuto e l’impegno costante di Anna e di tutto lo staff che gira intorno al progetto stesso.

Ma torniamo all’expo. Troverete molta luce e colore, come in India; posso solo suggerirvi, da profana, con gli occhi di chi si è lasciata affascinare da quanto esposto, che la qualità e la cura degli “elaborati” (passatemi il termine, ma credo ci sia voluta davvero una forte elaborazione, non solo di tecniche, ma anche di pensiero ed emotività) sia davvero elevato. Alcuni nomi sono molto conosciuti, io ho osservato con gioia il disegno in bianco e nero dell’amica Magdalen Dragonash, le fotografie in wireframe di Katy60IT Cyberstar e un’istallazione particolare di Meilo Minotaur, in cui la vita (o speranza) è data dall’acqua che genera vita facendo germogliare erba sul dorso sabbioso di una forma umana piegata. Non me ne vogliano gli altri per non averli citati … li ho ammirati tutti, e sono tornata più volte a visitare quel luogo.

Il mio invito ora è al resto del mondo di Second Life; sono opere che racchiudono una forza enorme e soprattutto un “seme” di possibile futuro per altri…questo pensate nel momento in cui vi accingete a cliccare e a dare il comando “pay”… I bambini di Ashraya avranno un futuro grazie a quel gesto, come lo ha avuto mio figlio.

La mostra resterà aperta fino al 4 giugno, serata in cui verranno messe all’asta sia le opere del fashion Faire sia le opere artistiche dell’Art Expo… vi aspetto.

Ecco l’indirizzo del luogo:

http://maps.secondlife.com/secondlife/Skerry%20of%20Var/201/216/23

Il MaS

by Sacha Bowie

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Spieghiamo il MaS e il senso della sua esistenza e cosa organizziamo per i mesi di maggio/giugno 2012.

Premessa: come sapete, il MaS non ha mai perso la sua posizione in merito al BDSM.  Il MaS è  stato e sempre sarà precursore di un BDSM TPE e di “vissuto” del BDSM come un lifestyle  che esuli dal mero approccio di sessione o sessuale, e in questo senso ha portato per la prima volta un concetto di BDSM che prevedesse anche la comprensione di cosa sia il TPE, uno Shibari, di corsi per Dommes, responsabilità e corsi per sub.

Tra alti e bassi il primo MaS ha chiuso, per il costante tentativo di farlo diventare una land “normale” senza regole, questo alla fine stanca, ed ho deciso di chiuderlo, ma il BDSM è la mia vita, e sempre lo sarà finchè non saro’ un vecchio rincoglionito dall’Alzheimer J, ed il TPE è il BDSM che io voglio per me, e da portare agli altri che cercano questo tipo di strada, un BDSM “emozionale” di appartenenza, responsabilità, regole, codice comportamentale, SSC ma che non lascia scampo alle eccessive aperture dei ruoli. Slave, Dom sono ben definiti come tali.  Può piacere o non piacere, ma è questo che il MaS offre, il tentativo di portare un concetto di BDSM come esperienza, e che sia sicuro anche per chi, con famiglia o RL impegnativa, voglia permettersi di vivere, almeno qui, questa esperienza senza paura di interferenze RL, per la quale, come ho già specificato da anni, esistono anche dei canali in cui la gente sta li proprio per praticarlo in RL, e facilmente raggiungibili attraverso il web.

Non riesco a confondere il BDSM TPE e a conciliarlo con sesso in cam, mi spiace, e a questo fine, oltre che a quello di tutelare da pesanti guai in RL chi vuole praticare BDSM e non sesso alla famolo strano, qui è vietato l’uso di voice e cam. L’uso del no voice ha il suo perché (vedi nota sotto), che per molti è scomodo, ma per chi invece voglia vivere il BDSM senza dover a tutti costi frenare la paura “del chi c’è di la” dovendo per forza verificare in voice. Sinceramente, che dietro ad un avatar ci sia un uomo una donna o un alieno , per me è lo stesso se le sue intenzione di vivere questo tipo di BDSM sono serie, e non ho bisogno di conferme in merito. Come dominante non ho paura di chi ci possa essere “dentro” un avatar.

A tutt’oggi il MaS riunisce le tre aree di interesse per le tre comunità da me fondate, non solo BDSM,  ma il centro ExtremeMind/EstremaMente e la piazza coi giochi per la comunità Underworld  per chi non pratichi BDSM. Ma, pur essendo sulla stessa land e congiunte, le tre comunità sono distanziate anni luci dal fine e, malgrado il tag sia sempre MaS, il tag generico NON fa rientrare automaticamente negli aventi diritto ad essere dominanti o schiavi MaS. I tag specifici per il BDSM verranno rilasciati solo a coloro aderiscano incondizionatamente alle regole MaS, quindi l’accettazione di dominanti al gruppo BDSM è determinato dalla sua conoscenza di BDSM , o volontà di conoscere il BDSM TPE, e dal suo fare proprie queste regole, altrimenti niente tag, niente diritti su Sub e Slaves MaS senza Padrona/e.

 

Con la fondazione della casa delle Geisha, il MaS vuole portare un’approfondita conoscenza di se e di una figura tradizionalmente definita in Giappone “l’unica donna libera”. In questa casa si impara l’arte tradizionale e si segue il cammino tradizionale per diventare Geisha e non si usa questa figura come ruolo sessuale e non la si prepara a diventare automaticamente Slave o Sub. Infatti le partecipanti appartengono al casa della Geisha come Sub, come dominanti e altre che non appartengono proprio a questo tipo di lifestyle. Al fine di poter offrire un approccio al bondage giapponese, la casa della Geisha offre la possibilità di corsi di Shibari e Kinbaku, al quale le partecipanti entrate come novizie possono o meno partecipare, a seconda del proprio ruolo nel BDSM o della propria assenza. Dato che qualcuno mi ha chiesto se fosse una specie di scuola di preparazione Sub, da “dare” poi ai dominanti, chiarisco che NO , non lo è, e che i Danna (Masters) presenti nella casa, NON hanno diritto alcuno sulle future Geisha se non quello di aiutarle nella formazione, che spazia dalla danza all’ikebana, a concetti culturali propri di questa figura.    Spero che questo possa chiarire ulteriormente le idee sulla land e sue iniziative.

Resta, come sempre, disponibile la tutela per tutti quei Sub o Slaves , Sissy e quant’altro faccia parte delle figure tradizionali del BDSM, da interferenze RL. I master MaS, al momento dell’accettazione di uno Slave, richiedono una Slave Paper e non forzano all’uso del voice, non chiedono cam, non chiedono dati RL, non tentano l’intromissione nella vita RL del Sub. Specialmente i nostri Sub non sono “puttani” da usare in cam , ma vivono la sessualità come una parte possibile, ma non essenziale, del proprio BDSM, dove il Padrone è il Padrone e il Sub lo sa. Ovviamente resta l’inalienabile diritto in altre land di fare questo senza doversi sentire giudicati, ognuno ha il suo personale percorso, ma qui si offre esclusivamente questo.   Ok, detta tutta stà pappardella, che spero abbiate avuto voglia di leggere J, eccovi cosa si farà al MaS in questo fine maggio e giugno 2012.

Casa della Geisha:  può essere richiesta l’entrata in qualsiasi momento. Le candidate dovranno possedere le seguenti caratteristiche per venire accettate come “Shikomi” ed iniziare il percorso per diventare geisha :  motivazione personale;  voglia di andare a fondo a se stessi (una geisha è la perfezione, e come tale è in grado di gestire lo stato emotivo degli altri e di anticiparlo, è in grado di donare tutta se stessa nella dignità della sua figura);  voglia di capire come funzionano le “cose”, dato che qualunque cosa faccia non dovrà essere automatica ma consapevole (se si lava, deve sapere come fare il sapone per esempio); costanza e tempo da dedicare al corso, dato che si richiede per i primi livelli , specialmente per quello di Shikomi, il ritiro all’interno dell’area stessa.  Ogni tanto la Casa verrà aperta per spettacoli ed eventi che aiuteranno le candidate a verificare l’apprendimento, e a metterlo in pratica, le visite alla casa sono autorizzate con accompagnamento di un Danna, e solo previa richiesta, altrimenti l’accesso alla stessa è severamente vietato.

Quindi, durante questo mese, alcune Shikomi avranno gli esami di danza da affrontare per poter diventare Minarai, e questo sarà mostrato pubblicamente, e la casa verrà per quell’occasione aperta.  Costo per la frequentazione del corso: nessuno, il MaS si fa carico di tempo ed eventuali spese; le geisha o i sostenitori possono sempre aiutare la land, versando nella tip jar generica della stessa. Le condizioni tradizionali del pagamento e versamento di una percentuale del servizio di geisha formata, malgrado scritte per seguire la tradizione, non verranno assolutamente applicate dalla land. L’offerta per la formazione è e resta libera.   Secondo evento: workshop di shibari aperto a tutti,  della durata di due ore. Costo: nessuno.   Terzo evento: Asta Dominanti, Sub e Sissy.  Perchè è interessante un’asta dominanti? Ovviamente per conoscersi, avere la possibilità di sperimentare la mano di un dominante che non si conosce, e magari di fare nascere un appartenenza difficilmente possibile senza avere l’opportunità di incontrarsi. Molto utile per i Sub e gli Slaves, che ancora non abbiano deciso la propria strada o non conoscano tutte le sfaccettature del BDSM, l’opportunità di “comperare” un Dom per qualche ora, gli permette, oltre che di conoscerlo, di parlare di BDSM, di provare una sessione di quello specifico Dom senza vincolo di collare definitivo.  L’asta per i Sub ha la stessa valenza: gli Slave che si mettono all’asta preparano una Slave paper, questo dà loro modo di poter trovare il Dom che, leggendola, sia interessato a questo tipo di Slave o Sub, e lo stesso vale per la condizione di Sissy, figura notoriamente particolare nel BDSM, che non ha comportamento uguale agli altri Slaves, e segue un percorso diverso da quello di un Sub normale.

Serate con diversi DJ verranno proposte in land, come già in passato, al fine di unire le tre comunità presenti al MaS per una sera, in disimpegno e buona musica.

Gli appuntamenti XtremeMind con in programma il vicino workshop tenuto da DeaMaat Resident, sui Neuroni Specchio, ed altri a seguire che vi verranno inviati mano a mano, sono parte importante della comunità MaS, intesa invece, come unione delle tre comunità, ma di questo parleremo in specifico nel gruppo ExtremeMind.  Ok, per il momento è tutto, verranno inviate note con le date qualche giorno prima degli eventi. Per ora buona vita a tutti, con sempre la speranza di vedere anche in SL un BDSM di qualità e di appartenenza e dominazione. Sarò strano, ma sono fatto cosi 🙂

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NOTA: Noi del NO VOICE   

Molti, e di nuovo, arrivano con l’incomprensione del perchè non usiamo il voice, ma ci permettiamo invece la fotografia RL in profilo. Allora vediamo da capo perchè noi abbiamo deciso no mix RL/SL, in che senso e perchè è utile al nostro fine.  Il MaS è un’esperienza mentale ed emotiva, fatta in full immersion in questo mondo, con la consapevolezza assoluta che chi la faccia abbia il diritto di farla con l’avatar che sceglie, e senza paure o interferenze nella propria RL.

Questo significa che RL non esiste più qui? No, esiste, esiste così tanto da portare chi vuole fare esperienza, qui dentro e al MaS. Ma non avete detto no mix RL/SL? Si ed è quello che facciamo, usando altri strumenti di comprensione dell’appartenenza e dominazione che non comprendono il voice o l’uso di cam e altri dettagli che ci proiettino in RL e che inquinino in qualche modo questa nostra esperienza qui. Ma allora perchè le foto RL? Perchè siamo noi comunque, e perchè un Sub ha diritto all’ascolto e all’aiuto da parte del suo Dom. L’aiuto sarà solo relativo a risolvere con il proprio Sub le paure, i dubbi, a trovare anche soluzioni concrete ma senza mai invadere lo spazio RL della vostra proprietà. Una foto RL non condiziona il sub o il Dom, essendo il senso di questa esperienza diverso, ma il voice si, perchè?  Perchè non permette l’attenzione e il completo uso di questo strumento che è SL. Innanzitutto, il timbro della voce ed accento indicano la regione d’appartenenza, ed in secondo luogo un timbro acuto o greve può incidere sull’immagine che il Dom ed il Sub hanno dell’altro ma, punto più importante ancora, è la forza di questo livello, che dà la possibilità di imparare ad esprimere, andando a fondo a se stessi, all’uso della parola, che viene annullata dall’uso della voce, che spesso distrae e non obbliga a mettersi li a comprendere le proprie emozioni, non c’e necessità di costante attenzione nell’ascolto, ma nella scrittura si.

Il doversi esprimere per scrittura obbliga a verificarsi, a spiegarsi, a dettagliare e smembrare un’emozione, a sviscerarla e all’attenzione. L’attenzione verso l’ambiente, la chat il suo Dom. Il rinchiudere qui dentro la scoperta di se stessi aiuta molto anche in RL a superare determinati limiti, e a noi piace l’idea di scoprirci, per scoprire RL.  Il perchè non mischiare RL/SL “fisicamente” è, alla luce di quanto sopra, molto chiaro. Possiamo parlare di noi, della nostra RL possiamo aiutarci a capire, a conoscerci tenendo pero ben separate le due esperienze. RL è RL e un comando dato da una cam ci porta via da qui. SL è SL e un comando in voice non ci serve per farci approfondire e scendere dentro noi stessi.  Inoltre, molti hanno il diritto di voler proteggere la propria RL da interferenze con l’esperienza che stanno vivendo qui. Devono poterla fare senza paura e, sinceramente, i giudizi sparati “at cazzum” “ma se sono il tuo padrone non devi avere paura” sappiamo che lasciano il tempo che trovano. Esattamente come in RL, chi conosciamo a primo acchitto è un avatar, ciò che c’è dietro è e ci resta sconosciuto. E questo, ce lo dimostriamo costantemente nel rapporto con gli altri. Non basta vedere qualcuno per conoscerlo, e sinceramente riteniamo SL alla stessa stregua di tutta la rete. Una grossa incognita per la nostra sicurezza.  Riteniamo inoltre diritto di tutti scegliere come fare la propria esperienza di BDSM qui. Chi la fa anche di là , la fa già attraverso altri canali, e qui sta cercando altro, una comprensione ed un approfondimento mentale che RL non permette. I discorsi del tipo “chi fa il Dom qui è perchè non lo fa di là”  o i discorsi del tipo “un sub che ha paura a conoscere un Dom qui non è un Sub” lasciano anch’essi il tempo che trovano, e sono attribuibili solo a menti poco aperte, o poco inclini al rispetto delle scelte altrui. Ognuno è qui per fare la SUA esperienza, e per decidere di farla come crede; chi non è contento di questo, si vede che è qui per fare l ‘esperienza degli altri, non la propria, ma è una scelta da rispettare anche questa. Con questo spero di avere di nuovo esaudito le domande sui vari perché, foto si il resto no, ricordandovi anche che SL offre di tutto, noi siamo qui per noi e facciamo come vogliamo noi, gli altri facciano come vogliono loro senza discutere le nostre scelte.

Libriamo tutti al Festival della Letteratura di Milano

by Maryhola McMillan

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Da due stagioni, all’isola Imparafacile si parla di libri, lettura, editoria tradizionale e digitale, nell’ambito di un progetto che costituisce ora una fra le attività  più rilevanti del gruppo, parlo di Libriamo Tutti. Le modalità con cui si svolgono le serate sono ormai note, un dopocena tra amici in cui parlare delle storie preferite, del confronto tra libri e eBook o presentare novità editoriali, talvolta in location create ad-hoc. Dalla sua nascita sono stati centinaia gli ascoltatori che hanno partecipato, diverse decine i lettori e moltissimi i titoli presentati in oltre 30 appuntamenti in cui sono intervenuti anche scrittori ed editori.

Libriamo Tutti ha anche ottenuto il patrocinio di biblioteche pubbliche, associazioni culturali, collabora con riviste online e con un programma televisivo, e partecipa all’Innovation Festival 2012, grazie alle caratteristiche che gli hanno permesso di crescere: la semplicità della formula, l’utilizzo della rete per la diffusione delle informazioni e quindi la possibilità di un facile accesso da parte di tutti gli interessati , appassionati e curiosi. Ma questa è storia, ora il progetto è pronto per lo sbarco in RL.

L’occasione è data dal Primo Festival della Letteratura che si terrà a Milano dal 6 al 10 giugno prossimi (http://festivaletteraturamilano.wordpress.com/ ). Nella fitta agenda di eventi e incontri che la manifestazione prevede, ci sono infatti spazi in cui Libriamo Tutti è protagonista. Oltre a una diretta di circa un’ora al giorno, sul canale streaming dedicato al progetto (), è in programma un evento speciale.

Giovedì 7 giugno, alle ore 21, all’Ostello Bello di via Medici e in contemporanea nell’isola Imparafacile in SL, ci sarà “Milano: cartoline dal metamondo”, una serata di Libriamo Tutti, immersiva e interattiva, che metterà in contatto SL e RL.

Tutto il gruppo sta lavorando intensamente per questa opportunità così importante di dimostrare che le nuove tecnologie possono avere un impatto rilevante nella diffusione della cultura, per questo ha pensato di chiedere il supporto degli appassionati, dei curiosi, degli amici con un’iniziativa di crowdfunding (http://it.wikipedia.org/wiki/Crowd_funding ), come già molti altri hanno fatto prima di noi, da Barack Obama a Bryn Oh (scusate se è poco…), per raccogliere risorse economiche che sostengano il nostro impegno. Il ricavato servirà a finanziare le spese necessarie per partecipare al Festival di Milano: sia la diretta quotidiana (che sarà poi a disposizione di tutti on-demand), che il Libriamo Tutti speciale del giovedì sera. Inoltre il 5% sarà devoluto a Informatici senza Frontiere (http://www.informaticisenzafrontiere.org/), associazione no-profit che seguiamo e sosteniamo da anni e nel cui operato crediamo profondamente.

Per partecipare è sufficiente andare al link , dove trovate un pulsante rosa (Contribute Now) che permette a chi è interessato di scegliere come aiutarci e quale tipo di  ritorno in termini di visibilità e pubblicità può ottenere a seconda delle opzioni che sceglie. Si può contribuire sia con conto PayPal che con carta di credito. Se poi siete curiosi e volete sapere cosa succederà a Milano, come sarà l’evento e volete sperimentare l’emozione della condivisione di immagini e parole tra SL e RL allora vi aspettiamo lì, in rete e al Festival, in pixel o carne e ossa, da soli o con gli amici. Sempre con lo stesso entusiasmo, nello stile Imparafacile.

Evento: Milano: cartoline dal metamondo

Quando: giovedì 7 giugno 2012, ore 21

Dove: Ostello Bello, via Mazzini 4, Milano e isola Imparafacile su SL

Per seguire la diretta streaming:

Per contribuire al crowdfunding:

Info: Imparafacile Runo e Maryhola McMillan

Libriamo Tutti in rete: il sito http://www.libriamotutti.it/ , il gruppo Imparafacile http://imparafacile.ning.com/ , su FaceBook  http://www.facebook.com/groups/205740259488091/ , in Twitter @libriamotutti

Sito ufficiale di Informatici Senza Frontiere: http://www.informaticisenzafrontiere.org/

Sito del Festival della Letteratura di Milano: http://festivaletteraturamilano.wordpress.com/