31 ottobre 2009: Intervista a Mario Gerosa
AquilaDellaNotte Kondor
Mario Gerosa è di sicuro il più noto scrittore e giornalista che si sia occupato in Italia di Mondi Virtuali. Giornalista e capo redattore della nota rivista Architectural Digest Italia, membro dell’Osservatorio dei Mondi Numerici nelle Scienze Umane (Omnsh) si occupa da molti anni dell’evoluzione dei mondi virtuali. Ha pubblicato nel 2006 Mondi Virtuali (Castelvecchi), nel 2007 Second Life (Meltemi), un best seller del settore, e poi, ancora nel 2008, Rinascimento Virtuale (Meltemi). Ha curato la mostra “Rinascimento Virtuale” nell’ambito della manifestazione Festival della Creatività, che nel 2008 a Firenze, ha attratto 170.000 visitatori. Il suo impegno nel campo dell’architettura digitale l’ha portato alla stesura della Convenzione per la salvaguardia del patrimonio architettonico virtuale. E’ un punto di riferimento di rilevanza internazionale nel settore, e con lui vogliamo andare a toccare, con quest’intervista, i temi riguardanti le “applicazioni” dei mondi virtuali, quei temi, cioè, di carattere non soltanto ludico o di intrattenimento, ma anche riguardanti aspetti pratici e con risvolti nella vita quotidiana.
AquilaDellaNotte Kondor: Mario Gerosa, innanzitutto grazie per aver accettato questa intervista, non era scontato, visto i tuoi molteplici impegni.
Mario Gerosa: di nulla, grazie a te.
ADN: è da molto che volevo conoscere il tuo parere sui temi dell’evoluzione dei Mondi Virtuali (VW), questa intervista, finalmente, ne è l’occasione. Cominciamo col dire che l’analisi di che cosa siano i VW è stata ormai ampiamente approfondita nei suoi diversi aspetti. Vorrei esaminare con te il tema delle applicazioni di questi VW e della loro evoluzione futura. Comincio quindi con una domanda in fondo banale: a parte incontrare gente, chattare con amici di tutto il mondo e passare ore a intrattenersi in attività di gioco, più o meno strutturato, a che cosa servono i VW?
MG: a molte cose, soprattutto in due grandi settori, quello artistico e quello riguardante la didattica, tanto per cominciare. Dal lato artistico, credo che presto ci sarà una grossa evoluzione nel campo del cinema, soprattutto, e una ripresa dell’arte intesa come ritratti, installazioni e altri tipi di opere. Per quanto concerne la didattica, mi pare stia già funzionando molto bene; cito solo qualche esempio: l’e-learning, ovvero l’insegnamento a distanza, e l’utilizzo che dei mondi virtuali fanno gli studenti di design o architettura.
ADN: sono i due aspetti in cui è molto evidente il vantaggio apportato dai VW. Cominciamo dalla didattica.
MG: in ogni caso, credo che siamo ancora agli inizi. C’è un discorso centrale, che è quello dell’identità dell’avatar e della sua reputazione, che deve essere ancora messo a fuoco in modo opportuno.
ADN: spiegami meglio, per favore, cosa intendi dire con questo? La necessità di una specie di codice fiscale per l’Avatar, ad esempio?
MG: intendo dire che gli Avatar diventeranno presto come i personaggi dei romanzi, dei fumetti o dei film. Hanno tutte le carte in regola per diventarlo. Però c’è ancora una certa diffidenza e un po’ di sufficienza da parte di chi dovrebbe legittimarne l’ingresso nel mondo della letteratura e dello spettacolo, anche se, negli ultimi anni, ci sono stati notevoli progressi. Basta vedere come si parla, in questi giorni, del film “Vola Vola” di Berardo Carboni. Non si parla più di queste cose come di fenomeni bizzarri ma come espressioni artistiche. Siamo quasi al punto dell’accettazione totale, manca ancora un piccolo sforzo.
ADN: sta per uscire il film di James Cameron, “Avatar”. Assisteremo ad un’esplosione di interesse per gli Avatare i VW? Che cosa ne verrà fuori? Possiamo aspettarci un cambiamento nell’attenzione delle masse?
MG: sicuramente. Credo che il film di Cameron sarà un importantissimo fenomeno di confine, farà da cerniera. Sarà come una stele di Rosetta del XXI secolo. Quel film permetterà di decifrare vari linguaggi: i videogames, la poetica dei mondi virtuali e la realtà aumentata. Penso che in quel film ci sarà un po’ tutto, e, soprattutto, sarà un ottimo strumento per decodificare i linguaggi del presente e del futuro. E quando dico confine intendo dire trasversale, non certo di nicchia.
ADN: allora noi studiosi di questi mondi dovremo approfittare di questo evento per un suscitare un cambiamento, nell’attenzione dei media tradizionali e della società verso i VW. Riprendiamo però il discorso sulla didattica. Visti gli indubbi vantaggi, nell’utilizzo dei VW, come mai tali applicazioni non si diffondono maggiormente? Perchè non le usano tutte le aziende o le istituzioni culturali?
MG: credo che sia soprattutto una questione generazionale. Quante volte si sente ancora ripetere che il mondo virtuale è finto, che gli avatar sono finti, che è tutto un mondo fittizio? E come speri che questa gente affidi ai mondi virtuali la didattica? Bisogna puntare ancora molto sull’evangelizzazione, sulla spiegazione di questi mondi. La percezione non è ancora quella necessaria perché le applicazioni nella didattica prendano piede. Anzi, la comunicazione riguardante i mondi virtuali mi pare sia fortemente diminuita. Il discorso aziende credo sia un po’ di diverso. Lì si tratta di mettere a punto nuovi progetti concettuali che si discostino da quello che viene fatto finora nella realtà. Ma in quel caso bisogna osare, oltreché conoscere.
ADN: In molte aziende la didattica è stata sperimentata usando i mondi virtuali, ma lo scetticismo di fondo è purtroppo ancora pesante. Ma parlando anche di una cultura diffusa, nella società in genere, come mai l’uso dei VW è limitato ad una nicchia e non si allarga ulteriormente?
MG: andrebbe fatta una maggiore opera di divulgazione, perché, alla fine, la conoscenza dei mondi virtuali rimane comunque ridotta. Finché si parla tra di noi, ci sembra che tante cose siano assodate, ma non è così. C’è una notevole percentuale di persone cui non interessano i mondi virtuali, oppure non sanno cosa siano e fanno fatica ad avvicinarsi a questi ambiti. Ci vorrebbero progetti altamente spettacolari per sollecitare l’attenzione della gente. Ci vorrebbe un altro 2007, l’anno che ha fatto tanto parlare di SL. Quindi ci vorrebbe un altro fenomeno come SL.
ADN: il 2007 era l’anno della novità, quindi era scontata un grande attenzione per il nuovo, cosa possiamo fare oggi per allargare la conoscenza?
MG: credo che si debba lavorare sulla divulgazione. E’ sempre la solita storia, all’inizio i nuovi fenomeni fanno fatica ad attecchire e non ci si può aspettare che dall’oggi al domani facciano parte del main stream. In ogni caso, ci vorrebbero progetti forti, importanti.
ADN: questo vuol dire soldi, finanziamenti, ed il momento, purtroppo, non è favorevole.
MG: quindi dovremo aspettare.
ADN: riprendiamo allora il filo del nostro ragionamento. A tuo parere, quindi, è una questione di cultura e di divulgazione. E’ per questo che le avanguardie sono più avanti? Gli artisti, ad esempio.
MG: ora come ora, non so se siano gli artisti quelli più avanti. L’arte dei mondi virtuali ha avuto un momento di grande interesse, con forti energie, adesso però credo che il discorso si sia già spostato. Penso al tema della realtà aumentata, che è importantissimo. Credo che adesso arriverà qualche grosso progetto che mischia mondi virtuali e realtà aumentata. Ormai il mondo visto soltanto nel monitor mi pare una cosa superata. Nel giro di un paio d’anni mi aspetto qualcosa di veramente innovativo. E poi, vogliamo parlare del discorso del touch screen? E’ ora di pensare a progetti che lo integrino, anche nei mondi virtuali, dove tradizionalmente era assente il senso del tatto.
ADN: con questa tua osservazione spostiamo il tema dell’evoluzione dei VW sugli aspetti tecnologici, dobbiamo quindi aspettarci qualche grossa novità? E poi, cosa intendiamo per “realtà aumentata”?
MG: si, penso proprio di sì. Le novità adesso arriveranno dall’innovazione tecnologica, che in questi anni è andata molto avanti. Se metto a confronto un mondo virtuale e l’iphone, quest’ultimo mi sempra più avanti. Per cui sospetto che nel giro di poco ci sarà un forte update dei mondi virtuali.
Per realtà aumentata intendo un oggetto virtuale che posso plasmare al di fuori dello schermo del computer. Una cosa che ricorda un ologramma. I mondi virtuali presto usciranno dai monitor, e quella sarà la novità. Almeno, è quanto mi aspetto, e mi auguro che accada.
ADN: insomma, arriverà il “ponte ologrammi” della nave stellare Enterprise di Star Trek?
MG: penso di sì, e sarebbe anche ora di vedere un po’ di futuro. Quanti di noi, da ragazzi, pensavano che il 2000 sarebbe stato come “2001 Odissea nello Spazio”? Invece il futuro fatica ad arrivare, per quanto ci siano dei frammenti di futuro qua e là: SL, l’iphone, i touchscreen alla “Minority Report”. Adesso siamo pronti per calarci nel futuro vero. O no?
ADN: si, credo anch’io che siamo pronti da un pezzo, ma la realtà di oggi ce l’abbiamo sotto gli occhi, anche qui c’è un salto culturale da fare, non credi? Occorre partire, allora, dalla scuola e dalle Università? Ma come mai le università sono poco attente, ultimamente, ai mondi virtuali, dopo la fase di attenzione iniziale?
MG: credo che il discorso richiederebbe una tavola rotonda con 10 esperti, dall’economia alla tecnologia. Certo, è un salto culturale, ma è anche un discorso legato alla produzione. I mondi virtuali finora non sono percepiti come utili, o, addirittura, necessari. Pensa invece ai navigatori satellitari: ce l’hanno tutti. I telefonini, idem. Quando i mondi virtuali saranno percepiti come utili, come la televisione o la macchina, allora ci sarà la svolta. Adesso, sinceramente, qual è l’equazione per l’uomo della strada? Mondo virtuale = videogame, Mondo virtuale =chat, Mondo virtuale = perdita di tempo.
Le università sono attente, per quanto ne so. I ragazzi del mio corso di Multimedia al Politecnico, per esempio, sono molto interessati a questi concetti. Ma bisogna fare un’operazione più capillare, e massiccia, al contempo.
ADN:. torniamo per un momento ad una tua precedente risposta, e cioè che quando si faranno progetti di grande impatto, allora la società sarà coinvolta a livello di massa. Ma per questo occorrono investimenti ed idee chiare. Dobbiamo quindi rimandare questo allargamento di massa ad un futuro non proprio immediato? E’ così?
MG: bisogna aspettare che ci siano investimenti importanti. Se no si ricade sempre nell’”operazione concettuale” di pregio, che fa parlare i giornali, che stuzzica l’attenzione di intellettuali e futurologi, ma sostanzialmente non riesce ad attecchire. Il futuro, oltre che nelle università, si scrive nei Media World.
ADN: siamo usciti quindi dal mondo dei sogni e stiamo valutando il futuro da un punto di vista più pragmatico, questa mi sembra la conclusione di questa panoramica. Guardiamo al futuro, ma con i piedi per terra, e, per alcuni aspetti, il futuro è già arrivato. E’ così?
MG: non esattamente. Direi che bisogna continuare a sognare, ma puntando a realizzare concretamente i propri sogni, altrimenti rimangono “prototipi di un futuro possibile” destinati ad essere archiviati nel giro di qualche anno. Un conto è l’idea, un altro è la sua traduzione nella realtà. I mondi virtuali hanno avuto i loro visionari, hanno avuto dei buoni concetti, ma adesso bisogna passare alla fase dell’ingegnerizzazione dei sogni. Il futuro forse è già qui e non ce ne accorgiamo. Ma questa è un po’ una battuta a effetto.
ADN: quindi possiamo continuare a sognare, perchè il sogno ci spinge a spostare in avanti i nostri confini, ma dobbiamo realizzare concretamente almeno una parte di questi sogni, altrimenti si resta nel mondo della fantasia. Ho capito bene?
MG: si, è proprio così.
ADN: vorrei concludere questa intervista, Mario, ringraziandoti nuovamente per il tempo che hai voluto dedicare ai lettori di EEMM, ed anche per le interessanti considerazioni che sono emerse nel corso dell’intervista.
Grazie davvero, e buon lavoro.