«Occorre cercare di non essere posseduti dal denaro, occorre fuggire dalla materialità. A me non mi interessa fare colpo sulla gente per quello che io ho, ma per quello che io sono. Quello che una persona puo essere è data dall’umiltà che una persona ha, dalle idee, dal farsi capire… alle volte l’umiltà delle persone va nelle fogne, come se non fosse importante» (“Fuga dalla materialità” e “Umiltà”).
A parlare è Paolo dei Rossi, in arte Agusto Aghi, durante l’inaugurazione della sua seconda mostra in Second Life, inaugurata lunedì 13 settembre presso la Galleria d’arte Tanalois.
Augusto è entrato nel “nostro” mondo virtuale agli inizi di agosto, incuriosito dalla particolarità dei racconti di un amico e collega di lavoro. Il suo secondo login (subì anche il suo primo crash!) fu per l’inaugurazione della prima mostra, alla CSW Island, che già raccolse molte critiche positive, tanto da allacciare i contatti con artisti e galleristi in Second Life.
Anche chi non conosce Augusto, già da subito si rende conto di quanto sia umano, di quanto l’arte gli scorra nelle vene, accompagnata da quella vena di espressionismo che scaturisce poi nei suoi lavori. Tele che raccontano una storia, che raccontano la vita di Augusto Aghi, gli amori, le amicizie, le delusioni, le paure, e proprio durante l’inaugurazione a Tanalois l’artista ha permesso ai presenti di entrare ancor di più nel suo mondo interiore, raccontando attraverso una carovana virtuale di avatar la storia di ogni quadro.
Abbiamo così potuto vedere “Il dimenticato”, che riflette sulla vita e sulla morte, così come spiega il pittore «In vacanza in sicilia ho visto un pesce morto e ho pensato a Dio. Noi siamo piccoli puntini in mezzo al deserto… e così ho realizzato che tutto si trasforma, tutto da una forma passa a un’altra in movimento».
Augusto ha un modo personale di vivere ogni esperienza, così come tutti noi, ma la particolarità sta nel rapportarla alla fisicità di un quadro, come nei dipinti dei piedi, che rappresentano l’anima e l’essenza stessa della persona, o il ritratto del fratello brasiliano acquisito, energico, o le “Dee bagnanti”, che racconta il virtuosismo che la donna ha, il suo modo di essere paragonabile a una dea attraverso gli elementi della vita, terra mare e fuoco e aria; così come la donna torna in “È vita”, che mostra «il lato oscuro della donna. È quadro ambiguo, la donna sta con una persona che puo’ fare altro con una altra persona, è un gioco a tre. La vita è così. Non che la donna sia di facile costume, ma questo del “gioco a tre” è un tassello importante nel gioco della vita».
Augusto ripercorre con i naviganti virtuali i momenti della sua vita, con “Lo specchio” ci dice che «quando ti svegli al mattino e ti vedi allo specchio non vedi quasi mai te stesso: alle volte ti senti qualcun altro, due identità dentro a un corpo, come “Fight club” (il film, n.d.r.), quello che vorresti e quello che sei» ed anche quelli più malinconici, donandosi a noi con le tele “Ricordo di mio padre” e “Figli perduti”.
Augusto è sempre stato attratto dai colori, ma solo verso i 18 anni, frequentando il Liceo artistico, inizia lo studio sulla figura umana, sempre presente nelle sue opere. Ha partecipato a moltissime personali e collettive e sperimentato diverse tecniche. «L’arte è una continua ricerca – spiega – utilizzo diversi materiali, e dipingo quello che sento. Sta ad ognuno interpretare i quadri, a modo suo. Perchè ognuno vede e può vedere cio che vuole».
La mostra a Tanalois resterà aperta fino a fine settembre.
In bocca al lupo per questa nuova esperienza.