Il 17 dicembre 1999 l’Assemblea Generale dell’ONU istituiva la “Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne”, designando il 25 di novembre come data della ricorrenza (in ricordo di un episodio che portò al massacro di tre donne nella Repubblica Dominicana, ad opera della polizia del dittatore Trujillo.
In Italia è dal 2005 che celebriamo questa giornata e, nel Mondo Virtuale di Second Life, la si celebra dal 2010, ad opera di un piccolo gruppo, instancabile, di volontari, composto soprattutto da donne (https://secondlife2lei.blogspot.com/p/ed-2010.html).
Non ci si può sottrarre ad una riflessione su questa ricorrenza, a distanza ormai di alcuni anni dalla sua instituzione. E non possono sottrarsi a questo confronto soprattutto gli uomini, che raramente sono stati protagonisti di queste giornate. Occorre fare ancora molta strada perché la lotta a questo fenomeno, a questa manifestazione di barbarie della nostra società, possa diventare patrimonio comune.
Perché gli uomini sono poco coinvolti in questa ricorrenza? Perché la discussione con la maggior parte di loro non è mai realmente decollata? Credo che questa domanda dobbiamo porcela, tutti noi, uomini e donne, per cercare di fare un passo in avanti, e dare un senso concreto a questa giornata, che vada oltre le scontate dichiarazioni e gli eventi di facciata.
Naturalmente, un passo importante sarebbe quello di comprendere appieno questo fenomeno, perché è uno dei più pervasivi e drammatici della nostra società. Le donne, da secoli, sono la parte “debole” della società, e da questa debolezza derivano le disparità, le violenze, i limiti, che le nostre compagne devono sopportare nella vita di tutti i giorni. E’ sempre stato così nei secoli, d’accordo, ma oggi abbiamo strumenti di discussione, e di diffusione delle idee, che rendono ormai intollerabile sopportare questa inciviltà. Inoltre, al di là del problema etico, sicuramente prevalente, ci sono mille ragioni, civili, economiche, di progresso, di crescita, che rendono fortemente autolimitata una società in cui una metà dei suoi componenti non riesce a esprimere liberamente le proprie potenzialità.
Naturalmente il panorama è variegato, le donne hanno spesso conquistato posizioni davvero rilevanti in molti ambienti sociali, accademici, lavorativi, ecc.. Ma se guardiamo all’intero panorama sociale, le donne sono ancora discriminate, nei ruoli, negli stipendi, nella gestione del proprio tempo familiare, e nella propria autonomia economica.
Queste ragioni sociali di discriminazione sono effettivamente la chiave per un superamento della condizione di debolezza delle donne in famiglia. Infatti, nei rapporti familiari è spesso difficile contrastare la violenza che una donna subisce, perché una donna che non riesce a denunciare il proprio persecutore è una donna che si trova in condizioni di debolezza, psicologica ed economica. Spesso si trova in una condizione di subalternità, perché magari non ha un lavoro che possa renderla autonoma, o non ha la forza caratteriale per opporsi alla violenza, perché prostrata e vessata costantemente. Troppo spesso è portata a giustificare tutto, senza rendersi conto che la violenza è un piano inclinato, che può solo peggiorare, e che porta spesso agli eventi tragici di cui le cronache sono piene, specie negli ultimi tempi, in cui l’attenzione è sensibilmente aumentata. Ma che cosa succede nella nostra società?
Ci troviamo in un tempo in cui le persone sono piene di paure, di incertezza sul futuro, di insicurezze. Un tempo in cui, se non si ha nessuna speranza, ci si rinchiude nel proprio piccolo, alzando dei muri nei confronti degli altri. Un tempo in cui la società si incattivisce, dando cittadinanza a comportamenti che sembravano sepolti nelle fogne della storia. Ma è proprio questo il tempo, che tra paure e incertezze, la lotta delle donne, e con le donne, può contribuire alla costruzione di un mondo più civile, più giusto. E questo si potrà fare nella misura in cui anche gli uomini verranno coinvolti in questa battaglia di civiltà, partendo dai ragazzi, dalle scuole, dalla società civile, e soprattutto dall’educazione familiare, in cui le donne stesse hanno una grande responsabilità. Perché questi problemi, all’interno di una famiglia disagiata, possono per ora risolversi solo intervenendo a difendere la parte debole, aiutandola a ribellarsi e a denunciare, e proprio per questo le organizzazioni di volontariato, di supporto alle donne, stanno svolgendo un ruolo fondamentale.
Quindi continuiamo a celebrare questa giornata del 25 Novembre, ma con una consapevolezza profonda che questo problema della violenza sulle donne richiede tempo, costanza e chiarezza di obiettivi, e, soprattutto, richiede l’impegno e il coinvolgimento di tutti, uomini e donne.
ENGLISH VERSION
The international day for the elimination of violence against women
On December 17, 1999, the UN General Assembly established the “International Day for the Elimination of Violence against Women”, designating November 25 as the date of the anniversary (in memory of an episode that led to the massacre of three women in the Dominican Republic, by the police of the dictator Trujillo).
In Italy we have been celebrating this day since 2005 and, in the Second Life Virtual World, it has been celebrated since 2010, by a small, tireless group of volunteers, composed mainly of women (https://secondlife2lei.blogspot.com /p/ed-2010.html).
We cannot avoid a reflection on this anniversary, some years after its establishment. And, first of all the men, who have rarely been the protagonists of these days, cannot avoid this confrontation. There is still a long way to go before the fight against this phenomenon, this manifestation of barbarism in our society, can become a common heritage.
Why are men little involved in this anniversary? Why has the discussion with most of them never really taken off? I believe this question must be asked of us all, men and women, to try to take a step forward, and give a concrete meaning to this day, which goes beyond the obvious declarations and façade events.
Of course, an important step would be to fully understand this phenomenon, because it is one of the most pervasive and dramatic in our society. Women, for centuries, have been the “weak” part of society, and from this weakness derive the disparities, the violences, the limits, which our companions have to endure in everyday life. It has always been like this over the centuries, we agree, but today we have tools for discussion, and for spreading ideas, which make it intolerable to bear this incivility. Moreover, beyond the ethical problem, which is certainly prevalent, there are a thousand reasons, civil, economic, of progress, of growth, which make a society in which one half of its components fails to freely express their potential strongly make themselves self-limited.
Of course the casuistry is varied, women have often conquered really important positions in many social, academic, working environments, etc. But, if we look at the whole social situation, women are still discriminated against, in roles, salaries, in the management of family time, and in one’s own economic autonomy.
These social reasons of discrimination are actually the key to overcoming the weak condition of women in the family. In fact, in family relationships it is often difficult to counteract the violence that a woman suffers, because a woman who cannot report her persecutor is a woman who is in a state of weakness, psychological and economic. She often finds himself in a condition of subordination, because she may not have a job that can make her independent, or she does not have the character strength enough to oppose violence, because she is prostrated and constantly harassed. Too often she is inclined to justify everything, without realizing that violence is an inclined plane, which can only get worse, and that often leads to the tragic events of which the chronicles are full, especially in recent times, where attention is sensibly increased. But what happens in our society?
We are in a time when people are full of fears, uncertainty about the future, insecurities. A time when, if one has no hope, one closes oneself in one’s own small world, raising walls towards others. A time in which society becomes wicked, giving citizenship to behaviors that seemed to be buried in the sewers of history. But this is precisely the time, that between fears and uncertainties, the struggle of women, and with women, can contribute to the construction of a more civilized, more just, world. And this can be done if even men will be involved in this battle of civilization, starting with children, schools, civil society, and above all family education, in which women themselves have a great responsibility. Because these problems, within a disadvantaged family, can for now be resolved only by intervening to defend the weak side, helping it to rebel and denounce, and for this very reason voluntary organizations, supporting women, are playing a fundamental role.
So we continue to celebrate this day of November 25th, but with a profound awareness that this problem of violence against women requires time, constancy and clarity of objectives, and, above all, requires the commitment and involvement of everyone, men and women.
AquilaDellaNotte Kondor