Il mistero dei cognomi

All’inizio del 2018 la Linden Lab annunciò che stava lavorando sul ripristino dei cognomi in Second Life, una scelta attesa da molti di quegli utenti che hanno il cognome standard Resident. I tempi previsti erano dati per fine 2018, ma, ad oggi, ancora non si vede il termine di questo lavoro.

Non sembri una questione di inefficienza, o di mancanza di urgenza nell’affrontare questo tema, da parte della Linden Lab. La questione è, effettivamente, molto complessa, perchè il concetto di base su cui la piattaforma è stata sviluppata prevedeva la non modificabilità del nome, quindi l’intera architettura del codice, e dei dati, è stata sviluppata in questo modo. Cambiare i nomi è un lavoro molto, ma molto più complesso, di quello che costò centinaia di miliardi alle aziende di tutto il mondo, per cambiare il numero di caratteri rappresentanti l’anno, in tutti i database del mondo, passando da due a quattro caratteri, allo scoccare dell’anno 2000. Certo qui siamo all’interno di un’unica azienda, ma i costi e i tempi sono elevati comunque, e credo che la Linden Lab avesse parecchio sottovalutato il problema.

Potrebbe sembrare scontato usare il nome dell’avatar come chiave nei database, in modo da effettuare semplicemente un cambiamento di chiave in tutte le tabelle del Database SQL, nel momento in cui fosse richiesto (cosa non banale, ma non particolarmente complessa). Purtroppo i programmatori non sempre lavorano in modo “pulito”, e sicuramente all’interno del codice ci saranno molti punti in cui il nome (ritenuto da sempre inamovibile) è stato usato considerandolo come costante. Quindi, oltre alle chiavi dei database, ci saranno innumerevoli porzioni di codice da modificare. Se a questo aggiungiamo il fatto che i vecchi nomi (coi cognomi) ed i nuovi (senza cognome) sono stati classificati e archiviati con le stesse modalità, vi renderete conto della complessità del problema. Un lavoraccio insomma, con tempi e costi spesso non quantificabili con esattezza a priori, ma da monitorare step by step, gestendo anche eventuali extrabudget.

A completamento del quadro, va detto che una modifica di questo genere, che impatta una notevole parte di codice e dei database, va messa in esercizio con estrema attenzione, e con una rigida schedulazione, per evitare malfunzionamenti e recovery in produzione. E in tutto questo, ovviamente, Second Life deve continuare a funzionare senza interruzioni!

In bocca al lupo agli amici della Linden Lab. Lasciamoli lavorare tranquilli, sperando non arrivino a gettare la spugna. Stanno affrontando un’impresa notevole. Un saluto.

Dai Mondi Virtuali a Facebook

Sono passati due anni dall’ultima volta che ho scritto delle connessioni tra il mondo virtuale immersivo di Second Life e il social network per eccellenza, Facebook (https://www.virtualworldsmagazine.com/ribaltiamo-facebook/). Vedevo allora una possibile sinergia tra i due mondi che però non è avvenuta, anzi, per certi aspetti, per gli utenti di Second Life l’uno è diventato il complemento dell’altro, ma allargando sempre di più la sua sfera di influenza, e la sua durata in termini di permanenza. A questo naturalmente, ha contribuito il fatto che abbiamo Facebook sempre aperto, è sempre con noi sullo smartphone, ne vediamo le notifiche, ecc. ecc. Cose che sperimentiamo ogni giorno, passandovi circa sei ore, secondo diverse statistiche (https://www.studiosamo.it/social-media-marketing/global-digital-2019-statistiche-social/ ).

Gli effetti si sono sentiti sulla permanenza nel mondo virtuale, ma, soprattutto, se ne sono sentiti gli effetti in termini di riduzione dell’impegno, della creatività, e dell’inventiva, una volta più diffusamente e per periodi più lunghi coltivata. E’ stato un danno notevole, in termini di sviluppo ed evoluzione di queste piattaforme immersive. Oggi organizzare un meeting, un dibattito, un incontro culturale, in Second Life è diventato quasi impossibile, anche se pochi temerari ci provano, e devo dire con discreto successo, vista la situazione. Anche diversi artisti continuano a mantenere una presenza viva in Second Life, ma i numeri si sono ridotti, e i tempi di consumo di un evento anche. In Second Life vanno oggi per la maggiore i DJ e i gruppi sociali pseudofamiliari, musica e gossip.

Siamo caduti, anche noi, pionieri e spesso esperti della rete, nella trappola dei Social Networks. E questa trappola ci ha condotti all’assuefazione, ad uso e consumo delle società di marketing e di influencers. Sto esagerando? Non credo proprio, e non sono certo originale nel dire queste cose, molti studiosi, medici, psicologi sono intervenuti sul tema.

Prendiamo l’esempio più eclatante, e anche sottovalutato: il like. Questo strumento fu introdotto in FB nel 2009, inventato da un genio delle tecnologie, Justin Rosenstein. Oggi Justin ha lasciato FB da un pezzo, ed è diventato il punto di riferimento di una tendenza in crescita nella Sylicon Valley: il pentitismo dei net-fanatici. Ebbene, pensate a cosa voglia dire per noi mettere un like. Non costa nulla, dà all’amico che ha pubblicato un post il segno della nostra attenzione, ci fa anche contenti perchè abbiamo omaggiato pubblicamente qualcuno. Dietro questo semplice gesto, gratificante per noi e per chi lo riceve, si costruisce la nostra profilazione sulla rete, ad uso e consumo delle società di marketing e di manipolazione dei consensi. Seguendo questi like si riesce a profilarci perfettamente: gusti, desideri, abitudini, relazioni. Questi profili sulla rete sono merce di scambio, vengono venduti e manipolati, usati a fini commerciali, certo, ma anche per scopi politici e di manipolazione delle coscienze.

Io credo che dovremmo cominciare a fare un pò di cura disintossicante, prima che sia troppo tardi. Perchè oggi molte tesi sostengono, perfino, che il livello intellettivo dell’umanità, a causa della superficialità e del mancato approfondimento culturale causato dalla rete, stia portando ad una vera regressione genetica del nostro intelletto, oltre che della nostra cultura e della nostra creatività.

Per i residenti di Second Life, c’è sempre una piattaforma di riferimento, in cui incontrare amici, scambiarsi opinioni, tornare ad alimentare analisi e discussioni sui temi che ci interessano. E’ vero che siamo drogati da FB, ma forse siamo ancora in tempo per non diventarne completamente schiavi, o, se volete, fantocci manipolati da chi sa farlo, e ne ha gli strumenti.