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by Mascia Luminos
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E’ inequivocabile, noi in Second Life siamo pixel, Avatar. Trascorriamo ore ed ore, mesi ed anni, a rimanere “anonimi”, non siamo obbligati a fornire il nome e le generalità, perciò possiamo permetterci di godere della nostra vita spensierata restando dei perfetti sconosciuti, appellandoci alla legge per la quale Second Life è Second Life e RL è RL ergo: due mondi ben distinti dunque. In effetti, nessuno può dire niente, questa è la prima regola per chi entra nella “seconda vita” ma poi, quando in questo “Metaverso” ci viviamo a lungo, sarà poi sempre così facile mantenere la privacy? Per rispondere a questo bisogna tornare indietro, a quando eravamo “niubbi”. Innazitutto quando entrai io, per esempio, si “nasceva” in una land di accoglienza, ove erano spiegati a caratteri cubitali tutti i passaggi tecnici per muoversi, agire, volare e teletrasportarsi, così come usare l’inventario cose tecniche quindi ma… c’erano anche i Mentor. Ecco, proprio loro, “gli angeli” di Second Life, specie quando erano anche riconosciuti e approvati dalla Linden. Essere Mentor era una vera e propria missione, ed io mi imbattei proprio in un Mentor, che aveva modi un po’ sbrigativi, per quanto riguarda le informazioni tecniche, ma fu davvero unico nel darmi le informazioni “di vita”. Pensandoci bene fu un “insegnante di vita virtuale” perché mi fece tutte le raccomandazioni possibili su cosa può accadere in Second Life. Ecco alcune regole: non rivelare la tua identità o, ancor peggio, dove abiti; attenzione sempre a quello che scrivi in IM: ti si potrà ritorcere contro; non fidarti troppo, incontrerai persone che sono il peggio del peggio, mentiranno su tutto; e così via. Di tutte quelle raccomandazioni, che mi parvero esagerate, una mi restò impressa e decisi di ascoltarla, e mettere dei paletti, fra me e coloro che avrei incontrato. Li piantai bene, e nonostante fossi molto dubbiosa sul fatto che in Second Life vi siano ad ogni angolo persone contorte, bugiarde, eccetera, entrare in quel mondo fu subito affascinante… e lo è tuttora, voglio aggiungere.
Second Life mi piace, non c’è che dire, ma … le regole dell’uso, a distanza di tempo, hanno preso il loro valore e la loro giusta dimensione, ed io spesso mi sono ricordata di quel Mentor che fu fra l’altro il mio primo contatto ed, ahimè, ora entra anche pochissimo.
Mi informò anche delle land a luci rosse e di altre dove puoi essere fatta prigioniera o torturata, ed io… che domandavo e non capivo … ma torturata di cosa? Un Avatar? Certo, può accaderti di tutto, ma solo se accetti, però anche io appena entrata accettai un morso e da non so chi solo perché pensavo che mi stesse inviando un Landmark di negozi freebies. Comunque, sempre per la regola “non è vero ma ci credo” meglio stare lontani dai “pericoli”, fino a quando non si comprendono i meccanismi e certe dinamiche di Second Life. Accade poi che incontri persone che vivono qui da molto più tempo, che sono già state svezzate dalla vita tormentosa di questo ambiente pixellato. Gente già smaliziata, che racconta la propria vita o storia rivelando la propria identità e dove abita, con tanto di telefono cellulare e ti chiedi ”che sia vero che si chiama sig. Rossi ed è separato e vive a Canicattì e fa lo psicologo?” A quel punto non si sa che comportamento tenere, perché, di fronte a cotanta sincerità, il non rivelarsi fa diventare automaticamente te “un falso” ma come? Non dire come ti chiami in RL, o che lavoro fai, o il tuo stato civile, ti rende ‘falso’ in un mondo virtuale? I dubbi si accumulano, e i sensi di colpa ci assillano. I sensi di colpa, sul non volerti svelare più di tanto, in attesa di sviluppi migliori, o di acquisire maggior fiducia. Eppure, io sostengo che questo è un modo per difendersi, che non deve destabilizzare, meglio non dire niente che milioni di bugie… poi, inevitabilmente, entrano i sentimenti, si conosce l’amore. E, per favore, non venitemi a raccontare “ah sai io non mi faccio coinvolgere Second Life rimane la finzione”. Mai parole furono più false, perché anche i più accaniti sostenitori di quella tesi, prima o poi, tolgono i baluardi e si “innamorano”. Si, innamorarsi in Second Life, è questo l’argomento che voglio trattare ma dal punto di vista umano.
All’inizio è sempre un gioco, uno scambio di frasi: inviti a vedere le land o eventi in genere poi inviti al gran ballo, e poi molto altro ancora. All’inizio c’è una stanza buia e un solo lumicino,, e il tempo da dedicare a lei/lui è contato, misurato, a volte sembra quasi un favore che fai a te stesso o alla tua lei. Poi… passano i giorni e, se la tua priorità non è usare le ball per le effusioni amorose, facendo a gara a chi ne usa di più, beh … se la tua priorità della tua vita Second Life non è solo il sesso, allora in quel caso il coivolgimento è sempre un crescendo. In Second Life si ama e si soffre per amore, spesso anche più o come in RL, e non lo dico io, lo dicono tutti quelli che si sono innamorati davvero, e poi lasciati per i motivi più disparati.
La differenza fra l’innamorarsi in Second Life e in RL è enorme. In Second Life ci si incontra, si inizia a parlare, a conoscersi sempre di più, il dialogo diviene il fondamento, si parla, si scherza, si piange, ci si confida senza pretese e senza voler sapere com’è l’altra persona, perché durante la fase della conoscenza si cerca di carpire ogni sfumatura nel modo di conversare, o nello scrivere, non importa l’età, non è importante l’aspetto, perché si guarda l’Avatar… e poi, attraverso gli occhi dell’Avatar, si arriva nel cuore. E’ una cosa lenta, molto lenta, e proprio perché tutto avviene lentamente, i sentimenti mettono radici profonde… ci si innamora della persona per come si pone, per come scherza o ride, per quello che dice, per i sogni, per i pensieri o per la voce.
E la voglia di stare insieme diviene forte… fortissima, l’aspetto esteriore reale passa in secondo, terzo, quarto piano, prevalgono le affinità elettive, il sentimento puro. Nella vita reale se due che non si conoscono si incontrano, se non si piacciono manco si mettono a parlare, e nemmeno si sorridono, e passano oltre, senza degnarsi di uno sguardo. Vedete, quelle persone lì che si sono sfiorate in RL, e non si sono guardate, e non hanno iniziato a parlare, se si fossero incontrate su Second Life forse si sarebbero anche potute innamorare … ecco la differenza. Mi è capitato qualche tempo fa di parlare con una persona, che mi raccontò di provare dei sentimenti talmente forti per una persona incontrata su questo mondo virtuale, che non era importante se fosse stata grassa, magra, alta, bassa o addirittura portatrice di qualche handicap, tale era la forza di quel sentimento. Beh, certo, dal dire al fare, sempre il mare è di mezzo… Ma finche si vive uno stato d’animo con quella potenza o forza, tutto pare più bello, anche questa vita. La maggior parte delle persone che muovono gli Avatar, in realtà, cercano una compagna o un compagno per farsi compagnia, per andare a ballare e ascoltare, o condividere la vita di questo mondo fatto di tanta fantasia. I sentimenti, le pulsazioni del cuore spesso vanno a mille, non appena vedi la scritta “online” accanto al nome dell’Avatar che in quel momento desideri. Quando si è innamorati non è l’avatar, ma è LEI… o LUI, è il tuo sogno che entra in linea con te.
Insomma, se fosse per me, che sono una romanticona, potrei evocare ormai la famosa frase “Va dove ti porta il cuore”, ma, responsabilmente, dico: “attenti al vostro cuore”. Second Life è tremendamente bella e, allo stesso modo, insidiosa, e spesso si esce distrutti. E’ risaputo che spesso le pene d’amore fanno allontanare dal PC, a volte in modo definitivo, a volte solo per un certo periodo di tempo, di “decontaminazione”, poi si ritorna o con un altro Avatar, o con lo stesso Avi, ma un po’ più corazzati.
Istruzioni per l’uso, non sono certo io la persona che può insegnare, non esiste un manuale d’uso… Ma posso però raccontare ciò che ho visto, e anche in parte vissuto e sentito, poi ognuno di voi faccia le proprie considerazioni. Come avrete notato, ho parlato poco da Avatar e più da persona, perché, in fondo, gli avatar li muoviamo sempre e comunque solo noi.
Ho letto su un profilo di un Avi francese “Se mi parli della tua RL ti muto immediatamente” anche questo avvertimento, in fondo, è una delle tante “corazze” che tentiamo di indossare, chissà se poi questa persona questo avvertimento lo applicherà… La frase mi è piaciuta, dice tutto, rimane un avviso, una “istruzione per l’uso”.
Imperdonabilmente vostra: Mascia.